fpz DE’ FATTI VENETI. \Touti, nelle tardigrade tradirli, patendo anemici, e mancando à Dio, & al Secchino . mondo raadopiatamente di fede. Fù il primo tentatiuo terreilre contrailCailello>e le noilre,elegetiCaramane fecero tutto,per prenderlo 5 ma l’eminenza del fito, el’afprezzadelluogo combattendo più degli huomini virilmente in difefa, neceifitarono à ommettere da* quella parte lo sforzo. S’incoraggirono i Turchia quel buon principio per eifi, eparea, che horamai iì deiTero ad intendere, che più loro non iòurailaiTe pericolo 5 Ma il noftro Generale non volle molto lanciargli confidenti di fèmedefimi. Deliberò di iùperar’in ogni modo l’intento intrapreiòj Andò egli ileifo à riconoicer’ilfito, ipo- ili, e le mura in perfona, & oiTeruatele con l’occhio proprio, più, che negli altri, alla parte veriò Tramontana deboli, e cedenti, vi fé piantar due forti Cannoni, e tormentandole, ruinolle à gran breccia. Tremò all’hora il cuore di Muftafà, e combattuto più ancora dall’infedele conicienza, ilimò minor pericolo il dar a diferetione di vna difereta* pietà il fuo demerito, che iperar iàluezza nella coilante difeià di vii* merito traditore. Sfoderò bandiera bianca di pace ; offerì la Piazza à conditione di effer libefo lafciato vicire; e il Mocenigo accettatala, ne godè il Barbaro, fe ben’indegno; illefo fù lafciato andare con tutti i Za. prende. fuoi ; trouò nello ileiTo misfatto il perdono, ed hauuta il Mocenigo la. Città, non per iè la tenne, ma coniegnolla in potere d’Hiiùffo, Capitala à corico no delle militie Caramane, e fi dirizzò veriò Corico. In andando gli fi preièmò incontro la /quadra di Napoli del Rè Ferdinando, in nume-vuotivi fi r°di dieci Galee, iòtto vn Capitano, Don Sanchio di nome ; e vedutiti, vnì/ce. ed abbracciatiti tutti allegramente infieme, auuiiàrono al Generale^ Napolitano la iùperata Città di Secchino, e’1 penfiero contra Corico, veriò doue s’incaminarono di compagnia. Èra quella Città, come fi dille, bagnata in due lati dal mare 5 venia difefi la bocca del Porto alla parte Maeilrale da groiTa muraglia, & all’altra terreilre, doue fi ferma- li a l’eièrcito confederato, guardauanla due forti raddoppiati ricinti, & vna larga, e profonda foifa. Appreisatafi al Porto l’Armata, vollero i noilri, feoprendo dall’alto degli alberi, prima impoifeifarfi della qualità , e della forma del Porto, delle difefe, e del luogo, ed oiferuato trà l’altre cofe, che il muro alla bocca era di fommo impedimento all’in-greifo, preièr’anco fubito à tempeilarlo di Cannonate, & apertolo in po«o iur Part* » iè ne feron firada, e felicemente vi entrarono. Il General’aì-mta% r lora sbarcato, piantò à tré parti tré fortiifime batterie, e vn Turco di nome Ifmael, e gran numero di agguerriti Gianizzeri, che v’eran dentro, dimoilrarono al principio vn riiòluto coraggio ; Ma le artiglierie, che vehementemente fioccauano, e dalle quali neifuna colà è più colpita della collanza, hauendo rotte, e fracaiTate alla parte d’Oilro veriò l’Ifola Eleufina principalméte le mura, principiarono à intimorirli notabilmente . Apertefi poi con largo ipazio all’aisalto, ne pauentarono mag-