LIBRO TRENTESIMO. 711 Staua già Lodouico in procinto di ipingere Tarmi Tue in aiuto de F»o~ b*-rentini iotto il comando di Gio: Franceico Sanièuerino ; Intefa la lega, dutofi dàtu fu sforzato di rattenerle per lui, e le mandò verfo d’Afti, doue fubito bollirono i fofpetti, che faceife gente il Triuultio. Nel mentre, che negotiauaiì in Francia, e che non s’era per anco al- ^ ^ ^ cuna cofaconchiuià, iì portò il Conte di Pitigliano, con le militie già tuì’vÌìLo dette, ne confini dello Stato d’Vrbino, ma le neuoiè horridezze del la focf^odcJ’ fragione, e quelTaipre vie gli prohibirono di andar più à Bibiena in. quella fragione. Peggiorauanoperciò giornalmente Pemergenze diM>«.^>» Pifa j Tuttal'Italia guardauacon occhio liuido laRepublica5 ftaua eia- ih~ icuno geloio, eh ella s’impoiTeiTafe di quella Città 5 lerano flati graui li Tifa perciò tracolli da’ Prencipiriceuuti 5 grauiflìmi gli altri,che in quella crifi le ve- Zguflie^ niuan minacciati,& imminenti pendeanlejTatfligeano di vna immenfà crà dMiì, franchezza horamai li foftèriti aggrauij per quella guerra j trattaua la le-ga col Rè Luigi 5 la trattaua Lodouico, el Pontefice 5 non fifapea-per anco à chi toccale à conchiuderla ,* fi conchiudefle, ò con lei, òcongPaltri, douean certo venir per ogni modo in Italia Tarmi di Francia ; Quand’anco conchiufà con la Republica, vi andaua Tobligo di militie, pericoli, e difpendij infiniti 5 Tormentauala il Tureo dall’altra parte con gli armamenti. Tutti quelli vehementiifimi rifpetti co- Ter li quali ftriiTÌèro i Padri à non abborrir più Tabborrito innanti ; A non otturar j! più le orecchie a’Fiorentini de’trattamenti di pace. Violentauali à paceafìq tarlo la neceifità delle coiè; Ve li ipingea la conicienza di hauer’eglinorcìltini-già il tutto adempiuto per fc fte/Ii, e per la parte d’ogn’altro à fauor de’ Pifani; Ma neifuna cofà poi hebbe à periìiaderueli forza maggiore delle aiTertioni, che loro fece il Prencipe,che per mezzano vi s’interpo-fe. Fù Ercole dEfte Duca di Ferrara quellegli. Tentò, pregò, infìftè, Ercole du-tripplicatamente fi offerì,s’impegnò,e con Bernardo Bembo Viidomi- " d^rra~ noallhorainquellaCittà,equìà Venetia colmezzo de’fuoi Miniftri, ,a~ che, quando folle (lato rimeifo il tutto in lui, farebbe caminato il ilio Giudicio con Unterò defiderio, e fodisfatrione della Republica, e de’ Pifani medefimi,onde con quelle forme la viniè à eccedergli, in palefe indipendenteTauttorità, in fegretoconditionata. Hauutala dunque da’ Fiorentini etiandio, ei fe ne venne perfonalmente in quella Città 5 Viene à Ve-eflì vi mandarono Ambafciatori Gio: Battifta Ridolfi, e Paolo Antonionetul • Sederino 5 quiui fi deputaron ioggetti per ciò, che haueffe potuto oc- Ferma ,i correre; e fermò egli finalmente la fua fentenza. Fù veramente aderito, Giudicio. che prima di pronunciarla, eshibiffe a’Padri di farla loro vedere,per migliorarla , e correggerla, infognando, e che Georgio Cornaro fofte-neue con tutto il femore, di doueriene accettar Toflerta : ma che op-poftiii gli altri, ciò pretendendo non conueniente, la publicailè il Duca 1499 nel giorno degli otto d’Aprile in talguiià. Che rime [si, e [cordati e fu* /«,. tutti li danni, epregiudici, che haueano i Pifani cagionati àUn**• Ccccc 2 Fioren-