LIBRO VINTESIMOSESTO; 617 irrtpreffo nel disfacimento intero di tutte le coiè, vna memoria mite- * ri%P*n00 rabile, e pur troppo vera. Come non è flato poffibile à deicriuere, fo ¡atolliT*9 nonàpocoildifadro, così men puoffi rapprefentar’il dolore al viuo di Venetia, e de’Padri, tormentosamente attriilati di vn’eccidio, che, giàteguito, non v’era più rimedio à rimuouerlo, e che continuando, non teruiuano i momenti à impedirlo. Tuttauolta non apprefe la loro prudenza alcuna difficoltà, e nulla fùomeifo di ten tatiuo* fi armarono alcuni nauilij, che itauanoallhora qui forti ne’Porti, fi mandò à raccogliere su 1 Treuigiano, e luoghi vicini il maggior numero àemalte fr0m Caualli permeifo, e tutto fi ipiniè velocememte alla volta di quell’af- uigioni Afflitta , e difertata Patria. Fù nondimeno iòura il fatto tardo pur trop-cor^' po l’aiuto. Nulla giouò la celerità à ratenere, che non occorrere il già occoriò. L’occhio, chela iciagura ne vide, piante co’l pattato, Tim-poflìbiledi ritrattarlo5 e i Turchi, già partiti, e lontani, teco hauendo portato il modo di giungerli, iòlo hauean lafciato à dietro il timore del loro ritorno. Riuoltofsi perciò il Gouernoal potàbile delTauuenirej eleife quattro Senatori predanti, Domenico Georgio, ZaccaiiaBar-baro, Gioanni Emo, e Candian Bolani, e incaricò loro di trasferirfi iòl- Q¿iattro^e‘ .. -T. • 11 • i • r natori elet- lecitamente in Prouincia, e guardar bene su Je ruine i bilogni, e le pro- ti. uigioni richiedeui. Andatiui,riportaron’effi co predo ritorno da’ fiti of ièruati, che l’vnica forza,per affrontar con mano valida il nemico, riue-nendo in paete, douea confirter’in Campagna di vngrotto numero di B¿fer¡fcono Caualli contrapodigli ¡ e quanto a’ luoghi, per ben fortificarli, ch’ab- ¿¡jy*1 alu bandonar fi douette ogni altro podo, edirizzar, e raccoglier tutto il penfiero,e tutti ilauori d’intorno àGraditea. Cosìco’l lume diquedi (enfi maturi deliberoifi $ Fù condotto à gli dipendij Carlo dal Monto- ¿altrefri ne y difpenfaronfi patenti per molte leuate, e fi andò prouedendo tra uillonu ecceifiui difpendij, e dilatati trauagli à ciò, che difficilmente fi potea_ quafi giungere con la fperanza. Esìialò nel mezzo à torbidezze tali il Doge Vendramino il iùo puro ipirito, e vi entrò in vece quello non_> cio¿nim men candido, e purgato di Gioanni Mocenigo, fratello di Pietro. Fù ce«^o do-fplendido il merito del nuouo Prencipe, ma ofeuri nella fua iòrgen te se* Aurora gli aufpicij. Croya, dopo à tredici mefi di vn’attedio non mai rallentato, aggrauata di lame j alleggerita di Prefidio5 perduta di fpe- 1 anza di aiuto, da che occorte la rotta de’ Veneti, e la morte del Proue-ditor Contarmi j iòrpreia dal timore per voce corià, che poco lungi ioiTe à comparirai Meemet co etercito di edrema portata, fù forza, che cnyafiwr-iì arrendette à vn Comandante T ureo di nome Alì, e toccatte à trionfar HIC* codui di quella gloria, che non ne furon badanti in altri tempi trecento mila foldati. Grande l’acquidojma più grande l’animo di colui vitto- 147 7 iioiò,prefidiò Croya di guarnigione abbondate, e (cagliò Tarmi contra la Fortezza diScutari. Vi giunte appena in vifta, che^Soli mano iòprar- e vanno r-iuouui co fettata mila Cóbattcntijc Mudafà,Gouernatorc della Nato- Scu' Iiii lia,