LIBRO DECIMO TERZO. 2.87 male, clic con nuouo taglio fi fquarci. Si tornò à raccoglier milìtic: ma non potendoti hauerle, nètrafportarledilà, fènza qualche inter-uallo, iì ordinò in Candia à Nicolò Giuftiniano, Se. à gli altri Publici Troutgioni Rapprefentanti, che in tanto qui fé ne andauano ammaliando, ne prò-curafler eglino dalla Grecia, e Prouincie vicine à piedi, & à Cauallo, duìni. e con effe, & altre del Regno, formatone vn buon corpo, fitrahef-fero fiiori, e cercalfero di opprimerei nemici, ò fermarli almeno, fino à rinforzi più validi da quelle parti. Non attefe il Giuftiniano gliftimoli. Preuenne il comando. Adunò tutto il più di foldatefca,, che potè da Candia, e d'altre parti del Regno amiche. Balzò conef-fa alle radici de’monti diScittìa, pollo già prefo da gran numero de’ contumaci, ed inueftilli con tant’impeto, che, non perduti, che po- ragliati chi de fuoi, la maggior parte di coloro tagliò à pezzi ; ne fè prigioni 5 moiùnbei- 1*/Y~ v -1 *• • /" li! T Il ClSattia. edillipo tutto ìlgroflo rimanente in Campagna della proteina rattio-ne. lui à poco approdò in Regno Giacomo Bragadino, efpeditoui da Venetia con molta militia . Prefè lingua , sbarcatoui, che due^ mila, e cinquecento Greci, toltili da' luoghi verfoCannea, douelia-ueano inferiti gran danni, feorreuano, ed abbrugiauano tra i contorni nel mezzo delfliolaSi molTe contradefli fenza frametterui tempo, feguitato da mille cinquecento fanti, e quattrocento Caualli; Si affrontò loro; combattè qualc’hora; nelPvltimo gli vinfe;molti ne> vccifè; imprigiononne gran parte , e il rimanente coftretto con Isu fuga a faluariì tra i monti vicini, ei ftabilì fòura queft’altra parte del Re- filtra u. gno vittoriofè Tarmi. Mentre da tali, accidenti doueafi attender Fin- ncaU>: tera mina de3 perfidi, la fortuna, che fi diletta di fauorir ne glieftre- ifoia. mi, cangiò loro in rifo il rigore del volto . Quindici Ville , fino ~ allhora confèruateii fedeli, ribellarono tutte; fi vnirono a’nemici vaie fi ri-in fattione ; ritirarono i Paefani con le lor famiglie in Scictìa, e colà ^lrL^°nlmc fatto come vn’afilo ficuro, vfeiron fuori arditi à incendiar , à deuaftar, ro in scntu padroni generalmente, della Campagna. Viarriuòin quello tempo . Pietro Mocenigo, inuiatoui da Venetia con altra gente;; e {limato ù bene di ritirarfi in Candia, per ben munir la Città di prefidio,, e d’affetto, fincheiifoife vnito con gli altri àinfeguir gagliardamente^ gl’ingroflatinemici,, pocodapoi vi iopragiuniero Pantaleon Barbo, mm:ifoc-_ Giouanni, e Andrea Zeno, e Nicolò Triuigiano, accompagnati da, ¿ff 111 Ca' gran numero di foldatefca ; & altra, parimenti da Modon nel mede-111x10 tempo comparile. Vnitifi.tutti, epofto in confulta dicheri-loluere, deliberarono, che più non foffe da perder tempo. Fer ono empir due Vafcelli, e tré Galee di foldati,, ed effi medefimi entratiui le 11 andarono à MilopotamoColà sbarcati,, tutti di vn piede, e di Milopota- vn cuore marciarono verfo i nemici à gran fretta, e fu tanto ar- mo. dente il lor defìo di combattere, che, fé ben trouatigli in vn luogo aliai torte, nulla in ogni modo curarono qualunque fùantaggio. Fu