2,38 DE’FATTI VENETI. ichiata natura, e molto più del douuto a gran Capitano, coriè trà i primi pericoliefpoito, e combattè lungamente 5 quando trafitto da mor-•pietro dì tal colpo cadè à terra. Poterono i iùoiricuperarlo da5 nemici, non già fojottom. dalla morte. Condotto à Padoua, il giorno dietro ipirò, e ¿concertato célia» dall’accidente 1 efercito, ritornò anch’egli dentro in Città, tralafciando PImpfeià. Cercoisi di medicare la perdita, rimettendoiì, in vece del defonto, il fratello Marfilio ; ma ecco d’improuiiò à mancar’eiTo anco-di ra, e per maggior’afflittione > con inditio di veneno, portogli dalla per-rauorc. fidia nemica. Fù neceffario allhoradi chiamar dallaToicana,e dall’aise-dio di Lùcca,Orlando il terzo fratello 5 togliendoloda quello, per darlo iSTiGcncàqueft’altro comando5 evipreftaron’anco iFiorenrini volentieri] af-rad dettar fènio, ben qui conofcendo la iomma deirarmi. Fràriuolgimenri, e laUaTofcl ritardi tali Martinoriprefequalchanfia: Riiolutamente ordinò, cho na. doueifèro, il Marcheiè Spinetta, e Guido Foraneniè, volar con quattrocento Caualli foura la Terra di Montagnana, per tentar d’improui-iamente forprenderla 5 Ma iè fù follecito il pafTo, non fù iègreto il penile ro. Peruenne a’notòri in tempo d’oitargli. Andrea Dandolo vno de’ due Proueditori nel Campo, marciò con banda di gente ne’ contorni d’Efte, e quiui ordita, per doue già iàpea indirizzari! i due Capitani auueriarij, cauta imboicata, arriuatiui, gli affali 5 ne tagliò à pezzi il Tdgì ¡atadc neiuo maggiore 5 e fece il rimanente prigione. Giunie in tanto frà « queili accidenti Orlando dalla T oicana alleìercito, e impugnato il ba- Trode^e (ione Generali tio, tanto rauuiuò le prodezze del fratello, che fè crede-diRofsnf° re ^ defon to di mioLioinvita. Da così moltiplicate iciagure, veduta-1 v°sl' Martino diiperata ogni giorno più la fuaconaitione, rifoliè co’l mezzo d’Alberto ìlio fratello, prigione à Venetia, di promuouere alcun-Produci focco di pace. LaRepublica,nonmaidal iiiocoftume diuerià non, neggio di iidegnò di aicoltarlo, e per meglio incaminarile i trattati, chiamò qui Amtafciatori del Rè di Boemia, de’Fiorentini, de’Viiconti, degli Eftenfì,de’Gonzaghi, eTaddeoPepoliveneuiipedito da Bologne!!. Ma è tanto repugnante aU’humana cupidigia la diiceià volontaria dal Throno, quanto il darfi con le proprie mani la morte. Più naturalmente amendue fi patientano dalla forza degli altri, che dalla volontà di iè fteiTi. Vedea Mattino ineuitabile la iìia caduta ; pur nelle tratta-sidijciogUc doni di pace, non potè da iè medefìmo acconièntirla. Difcioliè il filo del maneggio, e trouandoiì con poche militie, fi riuoliè à pregarne di ntiouo da Lodouico Duca di Bauiera, eshibendogli,à fine d’indurue- lo, per pagamento,Pefchiera, e per hoftaggio vn fuo figlio. Ma in tanto , eh ei cerca, e difficilmente ritroua, trouò altroue Orlando la fortu-vbenim dina meglio. Mando parte deireièrcito iotto la condotta di Vberti-canara ' no di Carrara contra Monièlice, aifalito già in vano; Et al maneggio «lue6™3 dell’armi aggiungendo Vbertino ancora quel dell’ingegno,penetrouui dentro co’l mezzo d’intelligenza tramata ; fi mife ne’borghi » e con foli otto