LIBRO SESTO. 123 l’imprefà, e iene diede contezza al Pontefice, da cui pilr conofciuto lo trattenimento à Francefi di fomma neceffità, e di frutto altretanto, vi acconfènrì volentieri. Con tali benedittioni, e prouedimenti fi fiaccò Tarmata da’lidi. Henrico Dandolo Doge» le ben cieco qua- Tane d fi affatto degli occhi, lucido altretanto di mente, e di fènno, volle, Trencipe-.i guidar , e regger l’armata, e ne partì direttore iùpremo. Ad vna. torza battameli far tremarVn potente Impero, fi humiliò immediatamente Triefle, e mandò al Doge à prefèntarne le chiaui. Muggia., V^ndjli Humago, e tutti gli altri luoghi delf Iitria, praticarono à gara loflef Con altri 10 5 ed auanzofTì pofeia tutta rannata in Dalmatia fotto le mura di ddl' Zara. Lo fmantellamento più volte dette occorfò, per renderla, vàimo u quanto più indebolita di forze, tanto più falda di fede : anzi, c’hauea, riprodotto contrario effetto. Trottatala gli Vngheri {palancata, & efpofla, l’haueano, con l’aiuto de’paeiàni, meglio, e con gran diligenza rinfaiciatad alti, e ben muniti ricinti fortificatoti! il Porto 5 rrouallhl attrauerfàtoui vna grofTa catena,- ed al concetto precorfo di tanta, fortificata. motti, fattoui entrar perniimelo, e per conditione prefidio valido à refifler’, e à ioitener’ogni attalto / Sprezzò il Doge nondimeno qualunque preueduta difficoltà 5 fè volger Pannata di primo lancio alla bocca del Porto,- elairappofta catena, creduta dal nemicoin-iùperabile, battuta, e ribattuta infranie, Iafciando libero, ed aperto 11 patto . V’inondarono dentro i legni, come vn torcente, e sbar- nel cò fùbito l'efèrcito à inueflir la Circa. Idifenfòri fi oppofèrocon, Ujialifccj iòmmo coraggio, e tanto bene diportaronfi àcjuel primo cimento,la Cìtt*-che feron conofcere di poter contro ad vn animo rifòluto errar facilmente le troppo confidenti rifòlutioni. Fù egli duro, fùfàngui-nofòàglivni, &à gli altri 5 fepur vi fù alcundiuario, fi comprefo più tollo nel ributtar gli aggrelfori, che ndfincalzare gli aggreffi. Ma i noflri tra le prouate difficoltà maggiormente accefi d’ira, fi flrinfèro tutti d’vn volere à vn generale aflàlto. Il Doge, col parere de’Comandanti, difpoie gli ordini, e tutti obbedienti otter-uarigli, auuenne, che i nemici mvn’iflante atterrironfij pattarono da vna fomma arditezza advn’eflrema viltà, efènza più far’alcuna. efperienzai chi fi tratte dalle muraglie, chi nelle parti della Città più remote, i principali, e primati di Zara, e degli Vngheri, nafcofla-mente forarono j e i pochi rettati sfoderarono bandiera bianca. Applaudirono i noflri lietamente il fógno, gli corrifpofèro con egual’ inditio diacconfèntirui5 e da ciò afficurati coloro, ferono vfeire, dalla Città gli Ambafciatori, che pattarono allefèrcito, epreienta " Che s’arren tifi al Doge, con voci, e con lagrime di pentimento imploraronodc- il pei dono, e la grada di poter’humiliarfi di nuouo al Veneto Impero. Poco mento v’era in effi, poca iperanza poteua hauer il Doge, in gente tante volte ribelle 5 pur’ettendo troppo, che abiuratte la na- 2 tiua