LIBRO VINTESIMOSETTIMO. 637 conuenne in copia fpargerne, nè poteafi di meno àfuperar, per così ri„ dir,rimpoiTìbiIc. Siiìiperò,fifmontò,iivinièrogli argini, fivccife ■> ge in terra. fi fugò in terra il pieno delle militie à Cauallo, &à piedi * I Forti nell acque fi difeièro alla difperata * finalmente, non più potendo > fi eipu- E prcnde ^ gnarono anch’efli * dieronfi alle fiamme i due per li fianchi * s’incendiò tré forti nei ancor l’altro nel mezzo, nè vi fi preferirò, che il iòlo Nauilio immenio, fòura cui ftaua piantato, emandoifi àVenetia. Spuntateli quelle at-traueriàte difficoltà, fcorfero innanti di pari paiTo le Naui, e le Galee per Tacque, e le militie per terra, e brugiando per tutto, giunièroà Si auan^et-Figarolo, douegiàilSanièuerino fi era la feconda volta accampato, ¿0F'aiolo* Furono prime à comparimi le genti terreilri, e dubitatele i noftri di pii-a lgar° ° ' mo afpetto nemiche, meglio {copertele, altretanto fi rallegrarono. Sorgiuntaui pofeia iuià poco T Armata ancora, fé ne perfettionò Tal- fJJapnuf. legrezza, e fi perfettionò per ogni canto Talfedio. Batteuanolearti-/c gran parte sbandata, & il forte tirato innanti, ma non perfetto • Si vide allhora tra quella cófufione vittoriofòil nemico prima,che fi cominciai1 Tagnatadc' iè à girar il terrò * e benche il Marciano,e gli altri non mancaiTero di far- veneti. gli tefta, fuperchiò il numero ecceifiuo nondimeno l’inferiore 5 ne tagliò