LIBRO VINTESIMOOTTAVO. ¿73 nancfo troppo conoicendolo di fimulato genio, d’occulti fini, di ambi' tiofipenfieri, e tutto infiammato ad innalzar! figli, anco alla Monarchia della Prouincia, lè haueiie potuto. Non à Pietro de Medici, s’an-zi già Ferdinando vnitofi à lui, hauealo empito horamai di vno fdegno-fo, e diffidente lòfpetto. Gli reilaua Venetia fola, epoteafperarla* propitia, mentre s’era poco dianzi collegata col Papa, e con effo à vi-cendeuoldifefa; ma rimaneagli pur di lei vn giufto, e neceffario timore. Haueaii ilabilita la lega non col nome di Lodouico, ma di Gioan Galeazzo, Duca di Milano $ Vedeua il làgace, che, le haueffo douutolaRepublicaefequirla, farebbe Hata obligata di farlo àfauoro non contra il vero alleato, e più tofto contra lè fteiso. Egli però im-merfo trà tante fluttuationi, corlè qual mifero in horrida fortuna volontario à frangcrfi trà dure firti, Iperando in elTe trottar 'alcun terreno, che il falui. Ribelle à fe medefimo, al Nipote, à tutta l’Italia, fi riuoliè à ^coyrc ^ Carlo Ottauo Chriltianiilìmo Rè, e non con altri, che col fuo folo cuo- miniente à re configliato, mandò in Parigi à quella Maeilà Carlo da Barbiano, cuaf°^ndi' Conte diBelgioiofofottofpeciedifemplicepublicataofficioiìtà*. ma, Francia. con fegreto incarico di eccitarlo à venir’ in Italia con tutto il potere^ contra il Regno di Napoli. Gli lulcitò nell’animo gli antichi titoli,- le cartai antiche guerre foura lo Hello Regno della Calà d’Angiò, già da noi à Barbiano, proprij luoghi molt’altre volte difcorlè ; l’allettò con l’odio de Popoli \ contra il Rè Ferdinando 5 e fi gli eshibì confederato, e dipendente ìil Terecdtar aiuto. Gli vrti fanno effètto contrario negli animi, che nelle pieno, Piomban quelle fpinte dall’alto all’ingiù j tocchi quelli,maggiormente t^gno di s’innalzano. Talegl’inuitidi Lodouico eleuarono ad alto il defiderio VaPoh' di Carlo 5 Giouine d’anni, di elatipenfieri, di genio martiale, graiL Prencipe, nulla ilimò à paragone della lùa l’altezza dell’Alpi, per paf far’in Italia alla nobil preda. Furonui nondimeno de’più maturi del fuo Configlio, che molto affatticaronfi per difuaderlo con forti ragioni da vn tanto impegno, dicendogli. Eff'er fempre rinfetta dt fom-modifpendio, e pericolo al Potentato Frane e fe l’Italia. Nonpia- dei pcr no, non ageuole à calcar fi il lungo, e difajìrofo camino de’monti . dliti(lderl° • Gran prudenza ne’ Configli di Ferdinando di Napoli^grand’esperienza d’Alfonfo nell’ armi, non prometter tanto facile la lor caduta. Hauer’eglino digran nemici, ma molto più amici l’Italia . Ejferpiìt amanti tfuoi Prencipidi confermar fe me de fimi, che di rumar Per dm andò. Loro infegnar la natura, come a gli bruti animali etiandio, di abbandonar’ il contender/itra fe fi e/si per di-fenderfi contra l’ejlraneo. Anco dato/i vinto il Regno, e disfattigli Ar agonefi, ve derfi chiaro, che, lontana la Francia., hauerebbe à difenderlovn continuo dijlurbo, imminente ad ogni momento la perdita. Amfchiarfi troppo à lafctar il proprio Dominiovuoto d’armi, ed aperto,edefpofto dentro, e fuori ad ogni mal’intentio- Oqctq nato