744 DE’FATTI VENETI. uCt&Ì P.ot® più à quei mefchini attaccarla, volle con generoià Munificenza pietà. rifarcirlialmeno. Or’à inifuradelle profferita de’Fiorentini accre-stioendi(l, ^iute, aumentò la República le prouigioni militari ancor più. Sti-ia Bgpubiì- pendió i Baglioni da Perugia, accreditati iòggetti, e congiunti di fan-rtidaveru §Lle à gl’Orfini,nella Condotta obligolli à cento,e cinquanta groifi Ca-gia* cru ualli;e confidoili molto in Pietro de’Medici,che cupido di Signoria, e di caduto • vencktta,in quei giorni appunto s’incaminò verfo il Contado Fiorenti-dtfpoflo vie nojbenche poi doue concorre gran defiderio,nó effendo sì facile à fauo-me- rir la fortuna, cadette à commun disfauore grauemete indiipoilo.il General Vitelli altresì con più fermo, e felice piede tirando innanti, e do-n vitelli p0 vna Imprefa profpera Sperandone dellaltre, andò ad accamparfi Tifano lc.° f°tto Vico Pifáno, per efpugnarlo. Molti giorni difènderonfi quei di dentro; ributtarono più volte i nemici; ma non valendo il coraggio rende? contra il Cannone, fatta gran breccia ne5 muri, conuennero arrenderli. Seguì pure vna tagliata de’ Veneti in vn Cartello, che haueuan’ Aliati rfe’ el^ efpugnato, e che i Fiorentini poco difeofti loro il ritolièro, e ne fe-veneti. ronftrage. Così ogni giorno fuenturati accidenti anuenendo, fico-u^aSda- mandò in Perugia vn’altra leua di due mila Fanti; fi ordinò al Duca, ta dalia B£. di Vrbino, & à Pietro de Medici rifànato, che foiìèro in Romagna pel publica . ¿irtretto ¿I Faenza à fcortargli, già quella Città conceduto hauendone il paiso, & Heftore il Signore, ancorché giouinetto, fi fermò à gli fti-pendij. I Fiorentini eipediron nel mentre à Venetia Guid’Antonio Umba/cia- Vefpucci, e Bernardo Rucellai, per in trodurui maneggio. Non era tori Fioren. così facile in loro à credere fincerità : non effendo inftromento i fauo-tiaperCfin- ri della forte, per abbaffar Pelatezze degPhuomini, ma ben per mag-tapace. giormente innalzarle. Furono tuttauolta aicoltati, e vi fù deputato mezzano l’Ambafciatore del Rè Cattolico ; ma Fefforbitanti condi-tioni da loro preteiè, confirmarono il dubbio, già con la ragion concepito; e fi conobbe più chiaro ancora non tendente quella miffione, che à fparger fonniferi; così che fi rilaiciò alla guerra ogni prattica, &: ogni congretto. Ripigliateli l’armi, fi difpenfaron delPaltre patenti, no!eunò- Per ntlOLle leuate Italiane, e fi conduisero à gli ftipendij Carlo Orfino, lomeo d'M eBartolomeo d’Aluiano, Capitani brauiilimi di quei tempi. Ma nè dotti. con’ queftipubliciprouedimenti, nè le molte militie mandate più volto in Pifa, nè i ripari conftruitiui, nulla impedirono à Paolo Vitelli i progretti. Non curò punto vnaTorre, che nel Colle di Libralàtta fùeret-Trende n til> Andò à batterla; Pefcauò da’fondamenti il terreno; minatala in vitelli lì- parte, la prefe, e prefè à patti Librafatta tré giorni dapoi. Traffìggeua-Ordiniai no c3ue^:e m°lefte notine gli animi de’Senatori, e bramandone riiarci-Ducad'Vr- mento, commifèro al Duca d’Vrbino, & à Pietro de'Medici, che a£ hinodefilé- &hfleroMarata, e Criipino, Fortezze guardate più che dall’arte dalla_ Mi contri natura, perche frontiere in quella parte del Fiorentino aprittero Pen-Marilta>e-’ trami per quella itrada, & elettelo Giouan Paolo Gradenigo Camer- Crejpmo. r & lengo