fo6 DE FATTI VENETI. e ftimatoallhora tempo lo Sforza di andar’incontro alPoccafione, già Concertataco’lSuocero, ammaisòcon cautelato fauore vn efercito di vaglia 5 Affali quel Giouane ; Diegli vna taglìata gencrale; Lo fè pri-sfaxl alle gione co’l Cardinal infieme di Fermo 5 ed egli in tal guiià riforiè, e la mìutic dei- Chieià declinò dalPeleuate fperanze. Può concertaci fègretamento a chiefa. gran jyj^na. ma ¿0p0 ^oppiata non è più potàbile à tenerfi nafeofta . Dalle torme, e dalFeuento del caio ne tranfpirò l'intelligenza, eli, u ’Piccinino 4* °gn’altro il Piccinino, tolto ad arte dalla Marca,Pintefe, muore ac- e tanto panie inguailo l’ordimento all’animo ino, che accuoroffene, e cuorato. [n pochi giorni Spirò. Declinate le forze del Papa, nonne lafciò la Re-La nepubU- publica, iempre bramofà di pace, cader l’occafione. Tornò di nuouo " è mmi- à pregamelo, & egli ajlhoraguadagnato dall’officio, ò ammollito dal-appnffo^u le lue debolezze, inclinouui, e abbracciolla. Non però fi godè di que-vmtefice, f|o bene, che per momenti. Rifuicitò nel Pontefice lo fpirito pr imie-che romper0 vna difunione improujfa, quafi fubito accaduta nell’efercito di di mouo Francefco de’ Capi maggiori, e fpecialmente di Aleffandro Sforza, fuo sforma. l° fratello, che per pretefo difguflo alienouuifi 5 Non rifletté la Santità iua, che allo fporto vantaggio5 sfoderò di nuouo Parmi, iluzzicato-Vielo ancora dal Patriarca d’AquileiadibelJicofipenfierij Inueilì nel col-e di nuouo mode’preaccennati (concerti lo Sfòrza $ lo fòprafcces gliritolfè quafi, %ij prenda che tutta la Marca, e cacciolloin Peiàro. Di ciò fi affilile altamente il a Diiircn. fllocero Duca ; e pur gran marauiglia*che,volend egli vendicarfì di vna offeia riceuuta dal Papa, pretefè non fòlo farlo contro aìià Rcpubhca, che più che innocente hauea poco dianzi con tanto merito conchiufà la pace; ma fin trafeorfè, perappianarfeneilmodo, àpeniàr di tradii' 11 Duca,e io la - e marauiglia ancora più moflruofà, che concoreffe nella ileffa turpe Sforma con- • • r 0 r l\r ' r •, • 1 r ■ -r cenano di opinione Prancelco medelimo 5 tanto e olcuro il gemo degli animi ; e tuir la ^tanto difficile à folca/il mar politico, fèmpre tempeilofo, e ripieno di uct' firti. Era certo il Duca, che non haurebbe permeffo mai la Veneta-Patria pregiuditio alcuno allo Sforza nel Cremonefe in conformità del patto, e fede, infieme co’Fiorentini già datagli. Fondò il ilio tradi-£ muadt u mento foura la fede ileffa,che fàpea inalterabile. D’accordo co’l Gene-Sfte ifcre’’ ro^n^e a quella parte d’inuaderlo,con ficurezza,che farebbe fiibito cor-moncjc. n fa l’innocenza Publica ad arderli tra quelle fiamme 5 enontantofacilià congetturarfi gliecceffi, fpiccòanco iùbito con buona intentione il Se-UmbafciA- nato ? Filipp° ileffo in Oratore Luigi Foìcarini, pregandolo con ai dor’ tor veneto infinito di cóièruar la pace,di rimuouerfì da quell’inuafione. Ma Phuo-ihTdTfìftej. Uio cattiuo, ch’anzi hauea per quella via determinato di condurre ad fe. effetto il tramato difegno, diè alPAmbafciatore vn acre rifpofla, e fino jìcyc ri/po-ar- à comminargli, che fi toglieffe ben preito dalla prefenza iùa, e da fta.rc ' ' quella Città, Si ldegnò guittamente il Gouerno contro ad vn termine tra Prencipi non trattabile. Già morto il Melata, del cui merito ne vi-ue in Padoua tutt’hora foura gran Caualllo di bronzo, vicino al Tem- w / 1 • pio di