LIBRÒ DECIMO. io e fi contrai Publico Rapprefèntante, e fu più inefcufabile il lor delitto > in congiuntura, che i luoghi difola, e diPirano nella iìefsaProuincia» con fedel’efompio, s’eran poco dianzi volontariamente dedicati alta República. Si credè qui, e con ragione afsai conchiudente, non pro-uenuta da’ fòli Popolila ribellione. Si hebbe per certo, efserfi fluzzica-ta dalle altrui paffioni, e fpecialmente dal Patriarca d’Aquileia, non mai ^ ^ ¿ ben diipoilo ; II qual poi con ifcoperto fpalleggio ancor’accreditonne mento del il concetto. Vi fi fpinfero frettolofamente alcune Galee, e fi tentò di^iarca • t a , . 1 s r 1 • • \ r • • r >1 » Aquile la reprimere la temeraria r molta. Piuaf salti; piurattioni occorlero co l Armi Ve- rinfrefco di qua d’altre forze, fecondo il bifogno. Il Patriarca» non^»ete contra • > ■* . t r j \ ' r 11 i 11 Quella Cit- piu coperto nemico, andaualoccorrendoamilura del pencolo alla- ¡à. parte terreflre. S'infaflidirono i Senatori di tanta durezza ; Efpedi-ronui Andrea Bafèglio1 con grofso conuoglio, e quelli entratoui, & attaccato vn combattimento crudele; fanguinofala primafattione, la feconda ridufTe i difenfori à filo di perderfi in vn’altro affalto. Eifi non Io attefèro ; humiliaronfi à pregar la refà ; gli Ambafciatori, pattati alt” Armata, riefpofèro l’officio con il perpetuo lor vaffallaggio ; Furono per ciò riceuuti » ed accettatafi la Città, e la Prouincia, Tomafo Quiri- cJ^en^1 ni, Pietro Gradenigo, e Ruggier Morofini, mandatiui Proueditori, con u Tro-lariflabilirono tutta con ottime inflitutioni, & ordini à bene delmncuu Prencipe, &; à confòlation de’ foggetti. * Inflettigli gli Anconitani, perlaièntenzapronuntiata dall’Abbato diNeruefà in fauor della Patria del fuo fòurano dominio nel Golfo, e della ragioneuole importa Gabella, ricufàuano ancora di acconfèn- Mcmta-tirui, e furtiuamente faceano fcorrere con difprezzo, & oftefa i lor le- ZITìì'’ gni per l’acque d’Iftria,e per le bocche del Pò/enza riconofcerne il dirit- nuouo alla to. Benche appretto il Grande infultato, non così facilmente fitrouiGabclla' dolcezza,pur compiacciutafi laRepublica di efèrcitarla,mandò à coloro con indolenze amoreuoli à confiderar le ragioni del titolo, del pottef-fo, e del giudicio fèguito ; Ma l’vlcerat-e paifioni non hanno rimedio ; Trouoilì aflretta di nuouo à dar di mano alla forza ; Apprettò ven-tifei Galee con altre, feruenci al carico d’appreflamenti, e monitioni, trTdlflL e con ette andato Giacomo Molino verfò il Porto di quella Città, ten-touui animofamente l’ingretto . Vi fi oppofèro- valorofamente gli Anconitani, e tanto combatterono à lungo, che refpinfero, e sforza- %¿[\tinta dal rono i noitri à toglierli,, e di fuori allargarli in mare. Quiui forti à di-fcretione de' flutti, e de’ turbini, prorrupe in horrido diiàflro il peri- mare. AilalitaP Armatadaprocellofafortuna, fèiGalee, fènzaritegno ioipinie ne lididiSinigaglia, fracattarono tutte ; eFaltre, tolte dall ta da gr^ìi impeto del vento, e trafportate in Puglia, rifornirono a nch’cHe , tra f°vtum • gli viti di quelle marine, gran danni. Spiacque incredibilmente il 1 uccello ; lenza interpolinone d’indugio fi cercò modificarlo con adeguato rimedio ; fi rimifero alcun’altre Galee ; e pur’anco ad ette foura- Cc flette