LIBRO DECIMO TERZO. 279 men te batteua in vn tempo Modona, e Reggio, quafì tutto disfatto » &allhora {blamente feguinne la pace. In quella rtagione medefimaho/pitaronfi à Venetia duePrencipi 5 U vno il Duca d’A urtria,capita toui femplicemente à diporto 5 l'altro il Rè bucaiJtu di Cipro,Pietro Lufignano,ipintoui da più importante occafione.Ven-fim,e^di neui per andar commouendo egli rtettoiPrencipi Chriftiani contrae cn‘ef>tri^l/(" Turchi,implacabili perturbatori; e fù regalmente alloggiato nel Palagio Cornaro in San Luca. Di qui pafsò in Auignone, e la Republica, infinitamente agitata,pur gli fi ofièri à muouer’altri,e à preparar fé médefima. Ma tempeftofi accidenti, iniorti in Candia negli fteiliprocinti, di-rtraffero il potere, offufcarono la mente, e chiamarono tutti i pen-fieri à/gombrargli. Si era contenuto accorrerai molt altre volte; trafi ile quefto trauaglio, ibura tutti nondimeno il Gouerno ; poiché pro-uenne dalla perfidia di alcuni di quei Coloni Patritij, & altri, già iiielti ^¿e///on/ amorofamente da quella Città, e colà trapiantati, per difeccar’all’om- ìn candii bra loro le piante nociue dell’I/bla. Incorporatili d’vna ileifa femen- p te à quel clima, dieronfi à macchiar con turpità feditiola i chiari nata- 1364 li, e à tradir con la Patria le /tetti. Picciola fù la fcintilla, che innalzò le fiamme ad alte combuitioni. Parue l’origine, ò pur, che foife pretefto, prouenuta da fimil motiuo, ancor’accaduto, di poca grauezza importa in Candia da que’ Rettori, à ilipplimento d’alcuni lauori necettarij . nel Molo, e nel Porto. Vantarono i Coloni, per virtù de" lor Prillile- pocagrL ‘ gij, del tutto efèntarfène ; quafi che le gratie, che concede il Prencipe^, «ero*, potettero recidergli la mano iourana, con cui le di/pen/à. Si auuertiro-noi Padri d’alcun’incominciato futturro, e crederon bene d’applicarui la dolcezza di primo tratto ; Rimedio col fuddito, che può iànare : ma. le non fana, che maggiormente può nuocere. Non era bene di ritrattare il pagamento importo ; perche in tal guiià, le il Prencipe, dopo fatto il decreto, il disfacette à piacimento de5 fuoi Vattalli, in vece di con-uertirgli alla fède, rinegherebbe à le ftelso. Diminuillo in gran parte,e fù a/sai ancor quefto, benche l’oggetto fofse di abbafsar’il potere allho-ra, per poter’in altri tempi di più. Ma, ò perche il retrocedere, fia in_, tali cafi perniciofo ièmpre ; ò pur, che non il pefo della publica importa grauezza, ma quello del giogo prillato, di/piace/se a coloro, già pretendenti Dominio, armaronfi per ogni modo a1 rumori, e a’ tumulti ; R¡calcitrarono al pagamento, ò poco, ò molto, che foise ; Proteftaron-fi rifoluti à non voler obbedire, e apertamente poi fi manifeftarono infedeli alla Patria. I primi trattili fuori furono Marco Gradenigo,e Tiro Si traggono Y eniero, con l'appoggio, e Tvnione di Giouanni Calergi, /oggetto di gran ieguito, e di gran ri/petto. Domenico Michele, ch’era Capitano alla guardia di Candia, /pedi à Venetia Nicolò Faliero ibpracomito a remi battuti, co 1 ragguaglio di quelle continuate /celeraggini, noru citante la grauezza benignamente diminuita. Pur il Gouerno con^