LIBRO TRENTESIMO. 75'7 genzadi cinquecento Caualli , onde oiTeruatofì fmemoratosìtoflo cieli e Tue obligationi, gli fi rifpofè per lui, e per Lodouico, come conue- Et è amrno. niafi al merito delT vno, e dell’altro. Ardì poi Lodouico di mandarne nito dalla_» pur’egli vn ilio , non difperando ancoradi poter di nuouo acquiflarc Z‘ quella grada, che, fè ben tante volte ingiuriata, e perduta, ancor’ ha- Lodouico uea potuto altretante ritrouarla ne* Tuoi bifogni. Ma fi era già lanciata ¡¡¡¡¡¡£/e£ la pietra fuori della natiua pietà ; fi negò riceuerlo ad Ercole d’Eflo, torc. che qui à tal* effètto mandò vn fuo miniflro ; & à gl*Ambafciatori £ non è f. Francefi leggeronfi, à teilimonio di confidenza fincera, le fteffe let- ceuuto. tere fupplicheuoli di colui. Calò nel mentre il Rè Luigi à Lione, e fatto paffar d’intorno à mez- n ^ j Ll0. za la State Tefercito i Monti, calcolato di dieci mila fanti, e dodici mi-),c ■ la caualli , dichiari Generaliifimo di tutte Tarmi il Triuultio . Am- E re/ercito mafsò la Republica parimente il fuo di fette mila caualli, e di fei mila. /«« *»ltA-pedoni, più toilo più ; e deftinatiui Proueditori Marchione T reuigia- ‘¡e'frauu'i no, e Marc’Anton io Morofini, ordinò, che marciafle. Lodouico in no. flato tale coflituito, volendo ricorrere à qualche Prencipe per aiuto, mrcia nn_ fi gittòall’ Imperatore Maffimiliano , fèco d’intereffe congiunto , o cora il vc-per l’antica amicitia ,e per TImperiaT giurifdittione pretefa foura il mi-nct0' nacciato Dominio . Ma poco frutto potè ritrouarui , poiché il Rè Diuertito Luigi, preueduto il colpo , haueagià moffi contraCefàregliSuizze-^¡‘¡r0errd^J ri, obligatolo alla propria cura . Attonito colui per tanto , nè più Lodouico. fapendo, che fare, rinforzò gli officij, già paffati alTImperator’ Ot- CJ}fricone tornano, perche rompeffe con la Republica ; partecipogli trà defili, ¿or’ otZ* e la Francia la lega conchiufà ; proteflogli che l’oggetto d’ambi que-mano Per ili Prencipifoffe di ripartirfi infieme l’Italia ; impoffeffatifi, di pallar’ Contri 1^ il Mare, &: inuader la Morea con Armata potente ; e gli offerì, per più KePui>Hca. inuitarlo, diffonda, e ricouero ficuro il Regno di Napoli . Diuifè^ pofeia le fue proprie genti, già che dal Rè Federigo, da Fiorenza, e mparte le d’altroue gli andauan vuote, ò gli fi dilungauano le fperanze ; e pocheIuc ml,t,e' lafciatene alle frontiere di queflo flato ; tutte Taltre, confiflenti di dieci mila fanti Italiani , di cinquecento Tedefchi, dimille, e feicento huomini d armi, e di altretanti Cauai leggieri, fè che oltrepaffaffero il Pò fotto la direttione di Galeazzo Sanfèuerino, con oggetto però più di ripartirle nelle Fortezze, che di venir’ à giornata in Campagna. Ma non vai fero quelle fue diligenze à far negliger’ al Triuultio, già ingrof-fàtofi di moka gente, le offerite occafioni, e di entrar nel Milanefe, e incendiarlo. Vi entrò 5 vi corfe, fpiantando, minando per tutto, e. n Triuuiti0 vi occupo molte Terre, chi date di volontà, echi vinte per forza.. nei Milane. GiunieàNoui; trouòdifefàlaTerradafèttecento fanti; nondimeno piantateui Tartiglierie, laconduffe a* primi tiri ad arrenderfi; e la militia Tnn 'de 1^ ritiratati nella Rocca, benche moflraffèrifolution di refiflere , fù nel^™ di batterla sì grande Tcmpito, e la ferocia de Francefi, che in cinqu’ hore fole