LIBRO PRIMÓ. 2,1 ne fempre di nuoui accidcnti,dalle mani fuggirgli, ancorché afferrato. • Si fèntì poi chiamaro alla cura del proprio Impero in Parigi j e douen-do andariène, laido qui neiritalia fupremo Comandante il figlio Pipino, ilqual fù Tempre trattato daquertoPublico con dimoftrationi vi-ue,e continue di grande affètto. Rimaflo il Pontefice parimenti folle- fcu coma. uato dalla tirannide Longobarda, non fù tardo à conofcere il merito pieno concorfòui etiandio della Republica. Lo aggiunfè à tant altri verfò la Chiefa di fua gran pietà $ fi degnò ringratiarla; ne immortalò la memoria,fregiando l’Ifòla di Riuoalto della dignità Epifcopale,che poi ^„«o ,•*, al Patriarcato prefènte innalzotfi ; E quelli Padri, flimando giuflo an- poich’eglino di retribuire Gioanni Gaibaio, flato il direttore della grande Imprefà, adatarono all'infìgne fèruigio infigne la ricompenfà; Io coronarono Compagno del Padre nella fleifa Ducea, e confolarono in tal guifa il merito in lui, gli altri eccitando all’efèmpio. Così di flraniera in flraniera natione cadendo fèrua l’Italia, già Imperatrice di tutto il Mondo, chiaro diftinguefì nella varietà di tanti cMvo™'. accidenti, che non v’è fermezza quaggiù; e che il Dominio dellaTerra lettodefP*' non è altrimenti, che in Marc vn Nocchiero continuo, Soggetto fem- fe%Urc°‘ pre al Naufragio. Ciò fi comprefè nel Rè Defiderio, ma più ancor dopo in Adalgifòfùo figlio. Fuggì coflui,e per fàluarfi dalle ruine del proprio Regno Italiano non bailo, cheà ludibrio maggiore conuenitfo ricorrere in quella Grecia , à cui lo flipitefuo Longobardo già tolto hauealo. Colà fi trouò infìemeco’l Greco Imperatore, ambi prilli, & ambi egualmente bramoiì di ricuperarci perduto. Affittito di buono fòrze riuenne in Italia ; vi ritentò la Fortuna,- ma,fé ben volubile cortei, non ertendo facile à cangiarfì nel male, nè meno à lui fi cangiò ; Fello morir combattendo, per viuer Signore,-Con la fùa morte s’cftinfè l’vl-timo lume di quella Profapia, e Carlo per ciò ritornando più volte in Maigi[o Italia à raccoglier’ altri frutti delle glorie feminate, fù pofeia in Francia ritornato in dal Pontefice andatoui coronato di tutto l’impero. Or mentre la Bea-titudine Sua già liberata da’Longobardi, fperaua di goder pur’vrL. giorno della Celefte gratia,ecco à inforger nuoui accideti,empij ancor u Tìpa in più de’ partati, che porfèro alla fteffa Maertà nouella occafione di Trancia co* raddoppiarne il merito. Sacrileghi Cittadini di Roma,in vece di riue-rom carl°' rir più degli altri,come più vicini,le Apoftoliche benedittioni,incrudelirono con barbari ecceilì contro al Vicario di Chriflo, caricandolo di ferite, e imprigionandolo, e priuandolo della luce degli occhi. Allhora £. prhtdt0 puòbendirfì,che riuerifleil Mondo vn gran miracolo nel fuoPartorc. ¡noma de Da ie rteffe gli fi faldaron le piaghe,-Racquirtò la villa,Fuggì di Carcere,s 'occ n * pafsò i Monti, e Carlo intefà la crudel barbarie,fèco fi riconduffc in Ita- Fuggc,evi lia à deprimerà perfidi,nella qual’occafione,tenendoli la via del Friuli, Fcraar"c0,4d\ e regalmente incontrato,e trattatodal Doge,riproteuòdi nuouo il fuo nuouo »il» debito à quella Patria per le ailìftenze godute, & ad eiTc vna gran parte ¡¡;l‘a r,m' de’già