5-0 DE’ FATTI VENETI. in qualità di Compagna, hor comparii, ed inchinati a implorarla per protettrice Reina, farebbe flato il non riceuerli vn’abufàr la grafia miracoloni del Cielo ; v n’ingiuriar l’acconfèntimento già concorfòui de’ coit!!°ac' i°ro Sourani. Gli accolfe la Republica con zelo paterno, e perdonò alla colpa pentita degl’Iflri, e Dalmati, per correggere con più feuero ca-iligo la pertinacia imperuerfita de’Narentani. Armò in poco tempo groffo numero di Vaicelli, e Galee, & inuocato nella Chiefà di Caflel- lo con Meffaiòlenne l’aiuto Diuino, e dal Prelato confègnato al Doge Orfeolo, che volle adornarfì del baflone imperante, il Veffillo del Glo-Tarteìi do riofò San Marco, flaccoffida’ Lidii’Armata. Spuntaua PAlba in quel mata l'ar' temP° di Primauera 5 lieto annuntio di vn chiaro meriggio, e che foife con fiorito principio per maturar’i frutti d’vn fortunato Aicendente. Approdò in Aquiteia il Prencipe,&in pattando i Grado, l’incontrò con ièguito di tutto il Popolo, e di tutto il Clero il Patriarca, che riuerento diegli lo Stendardo di Santo Hermagora per vnirlo all’altre Infègne Ve-netiane.Scoriò nell’Iftria,fù la prima la Citta di Parenzo à dichiarargli il 'Parendo fuo vadali aggio.'V icì’l V efcouo con tutto il popolo,e raiTegnogli le chia-gii s'mcbi- n[ del luogo,& infìeme i cuori perpetuamente diuoti. Preione fòlenne-mente il poiTefTo pafsò à Pola, e fèguito pur quel Vefcouo l’efèmpio di Parenzo con rimoflranze d’hnmilta, e con acclamationi vniuerfàli noii To[a pari_ minori. Quiui flatoui il Doge qualche giorno, e fparfone il grido,cor-mcnti f & fèro ad inchinarglifi a’ piedi, per nome delle loro Citta, gli Ambafcia-ait n luoghi tori di Belgrado, Zara, Sebenico, Spalato, Timi, e molt’al tri luoghi, auidi tutti difàluarfi allombradiquefloCielo. Crefcendodi quefla. forma nel Capo fùpremo lefperanze d’ampliar maggiormente la Pu-blica grandezza 5 sì come paternamente accoglierla gli humili, così non potè contenerfi di volger l’occhio contra Curzola, Ragugi, eLefina, che vifTuti fèmpre vniti a’ Narentani, e d’animo, e d’intereue proteruo, nondifìfteuan’ancora d’vn pertinace talento. Trouoilì obligato d’vfàr-C“7nJcs U^a ^orza * Curzola alla prima comparii volontaria s’arrefè. Leiìna,, a.,en c. ^ tcnace nej mal’humore ? pagò il della flia oflinata perfìdia 5 prefa Lc/ìna pre- dopo molto contrailo con impeto d’armi 5 gran parte de’ Cittadini ta-fa pa fot70. g]iatane ? e defolata di mura. Reflaua Ragugi. Coloro più atterriti, che itapgi ren compunti,preuennerol'attacco,& efpedirono Ambafciatori conho-ilntà. V°~ ftaggi,e pegni di fede. Più magnanimo il Grande, più, che allmferior pentito è indulgente, fù facile il Doge à condefcendere, & altretanto à credere, che la neceifità, e il timor della pena poteffero diuenir Miniflri di fincera volontà. Sinceriffima flimolla ne’ Ragufei 5 humanamente abbracciogli, trattar gli volle in fomiglianza degl’altri, datili volontari]. Tubino Confèguitò à gli acquifli la Reggenza in ogni luogo di vn Publico Rap-Wprcfen- prefentante, per marca al Prencipe di comando, e per pegno a’iùdditi ogni Città di Patrocinio. Fù Ottone Orièolo deilinato à Ragugij à Spalato vn ilio e/pedito. 5a]io à T raù Domenico Polani j à Sebenico Giouanni Cornalo 5 à Bel- grado