440 DE FATTI VENETI. jnuentionc mamina. Lanciarono di foprauia da lor arbori ne’ noftri Vafcelli al-v!ncere?Cf cuni vafiripieni doglio, e di pece $ e doppiarono, e ibarfèr effi per tutte le coperte vnhumido di vnto {corrente, e fdrucciolofo, che prohibì ne’ piedi la fermezza di leggeri!, non che di aifrontariì, e refìftere. A tanti nocumenti aggregati fu forza di perdere. Si abbaisò la bilancia, ondeggiante gran pezzo, e fu lo fteiTo Treuigiano, che, più non eftèn-Tugge a do riparabile l'eccidio, diè l’vltimo cr olio. Seco apprettò teneua gran, Treuigiano fomrna d oro di publica ragione. Si toliè di mezzo, per laiciar’al ne-mlk!’10' inico menfaftofà, e ricca la gloria, e foura vno fchifo leggiero fil- lio al Prencipe il capitale, eàftefTo in tal maniera la vita. Fuggitoli Capitano, fuggì con lui dal cuore de’ fuoi Tanimofà virtù, e dieron tutti volta in vn tempo. Quiui dentro infuriaronfi i Milaneii all’inui-to, e alla ftrage. Ogn’vno di coloro,ancorché vile, potè batter’in quel gran vincete il più valoroiò de" noftri 5 e tanto annoueroifi quello tra i più lugubri accidenti, dianzi, e dopo à queft’armi publiche auuenuti mai, che non faluaronfi di tanto numero di Vafcelli, e di Galee, cho foli cinque legni 5 Caderon tutti gli altri nel potere del vittoriofo nemica« c° ’ e mille faldati, e tredici Gentilhuomini , de’ più predanti, ca-ria de'Milci ptiui reftaronui. Non fù in neifun tempo Filippo altretanto contento, vxfu e faft0foStimò infinitamente Tilluftre conièguita vittoria ; e dato attributo di tronfo alla preda di tante Naui, e Galee, traièle dal Pò nel Tefi no, e nella Rocca di Cremona depofitonne Tarmi, e le bandiere* ambitioiò. Tra vn acerbiflimo duolos’inuoliè ilGouerno alla nuoua infelice $ e iè più nauièa, e molefta il cibo, che, fuppoftofi dolce, ama-. ro fi aflaggia, può dirfi, che quefta gran perdita, hauutafi in Vece d'vna ficura fperata vittoria, folle riceuuta in qualità di mortai veneno.Non fù però baftante à variar la coftanza inuariabile di quefti Padri. Tré sfoghi iùaporarono immediate. LVno,iI più domeftico, fù contra il General Treuigiano, e il Proueditore Franceico Cocco, ambiobli-gatifi à render conto di lor condotta, nè fàputo, ò non voluto alcuno iiTrcuìgia- d’effiefcolparfi, rimaièro ièueramente banditi. Altro infòriè giufta-no j e Fvcw- mente contra ilCarmignola, principaliifima cagione pel negato foc-CeÌfti^iti.CO C0r^0 alTArmata delTinfortunio accaduto. Quefto però fi bramò di Deliberato lùpprimef alquanto. Egli tenea nelle mani tutte Tarmi, e la fallite in trìliclr- conseguenza della Republica. Conferia per allhora diffimularne ildi-mignoia^ , fguftoj tuttauoltada fé medefimo rimprouerato nella brutta finde-TorTinp11' rej^5 PromlPe i° vna difperata iracondia, e fi conuenne, per acquieto. H ' tarlo,eipedirgli in Campo Ambafciatori, quafi à difcolpa della fua col-M pa, pur troppo vera. Ilterzo,nonpriuato,mapublico,ftrepitofamente Genouef™ Scoppiò contro alfingiuriapretefafi da5 Genouefi. Haueuan eifi coni-inimicati à Filippo Vafcellijhuomini, e Iaperiòna dello fteffo Generale in Pò5 e iè poteano eicuiàrfi per eflèr dipendenti allhora da lui, era, ancor giufto che fi poteffero trattar da nemici. Si armarono ventidue .. Galee,