738 DE’ FATTI VENETI. ^Lodouìcodl c^e s cx2i S“ t0^t0 interamente da quella difefa, freneticando della Ve-per qudie neta leale coftaza, e ancor maligno,che poteiTe il merito impadronir’il &aKAm. Senato di quella Città, riaíTunfe Tatti fòli te pertecutrici, e mandò Anita/ datori à bateiatori di nuouo à Venetia con officio efortatiuo, e pregnante, per-suTmpro. che fi compiacele à far di felá República vna barbara metamorroiìj prio officio. e che di protettrice de’Pifàni, e manutentrice di parola, e di fede impegnata, loro mancaife,- li tradiffein vn punto 3 deponefle Tarmi à difenderli^ intraprendeife d’opprimerIi,e di fagrificarli à Fiorenza. Non raccordoifi Tiniouo, ch’era flat’egli, ch'era flato il Pontefice gTinfliga-tori della República alle PifaneaiTìilenze 3 e che s’cran eifi medefìmi vniti, ed obligatià farlo in vn corpo. Mancato da lui al debito, volea, che ancoragTaltri mancaifero 3 genio prauo, che cerca il fuo bene, variando tempre di male in male. Riccamaua Tinilanza co’ioliti finif fimi adornamenti della pace, e quiete Italiana 3 Dicea quella pendere e fuo: con- dalfolo pofàr dell’armi Fiorentine, ePifanejChe rimanendo Pifà fòg-cetti. getta à Fiorenza, fi haurebbe fiaccata Fiorenza dallamicitia Francete ,* Che il Rè, vedendo la Prouincia confolidata in vn corpo à difenderfi3fi haurebbe aftenuto dal penfar più à infaflidirla. Impegnò egli della., fua ftefla opinione, e femore il Papa, e il Rè di Spagna 3 e fù anco detto il Rè Federigo di Napoli, quafì che quefli, già poilo del tutto in ficu-roil fuo Regno, e caduto il bifogno, haueffe perduta la memoria infierne della redentrice República. Si rifpote qui, e fi fè riiponder’in Roma dalTAmbateiatore in Corte Marco Lippomano al Pontefice, &à officio del- gTaltriMiniilride’Prencipi,colà dimoranti. Che dalle operationi la rvepubii- della República, di tempo in tempo,e in tutte l’età cimentate, nòpo-ca tnrifpo- tea yeftafefitanza delfuo pur ijs imo defdeno alla quiete. Che fe fipretendea diff erente per l’armi fue sfoderate in difefa di Pifa, gliele haueanopofte nelle mani quei Prencipi fiefsi, che la follecita-uanoallhor’à depor le. Che fepur, deponendole, refi affé limpido appr effo tutti loprofejfato candor e della fua impegnata finceritày ella farebbe que Ila, che pregar ebbegtaltri à dargline licenza 3 ma la ricercata depofitione, douendo, per l’ob ligo ajfunt o