LIBRO DECIMOSESTO. 343 Vici da Chioggia con groisa teelta militia 5 e fè nel tempo itefso fortir di concerto dalla Fortezza di Brondolo, mille, e cinquecento foldati, Chioggia, e indirizzandoli tutti à coglier’i noftri nel mezzo per farne à man faina-gran ftrage. Haueuan anco già principiato à inoltrartene baldanzoiì, i noftri nel quando Carlo, inteiòne il pericolo, incontinente vi fpinfe gran neruo, mc^°-e felli ben prefto pentirtene. Gli vfeiti dalla Fortezza di Brondolo, o ^c/pinti, e che furono tagliati à pezzi, ò che nellacque, fuggendo, afiògaronfi ; e * quei da Chioggia, data precipitofamente la volta per rifaluaruifi den-F ‘ tro, pochi vi furono à tempo, e pochi non rettati sul terreno mitera-men te trafitti, edeftinti. Rimafta per quefta feiagura nuda di qualunque preiìdio la Fortezza di Brondolo, venne d’vn pattò occupataTre/a 1&* e la Torre parimenti s’arrefe con la prigionia di quattrocento foldati . Vfo folito di chi perde, di priuarfipiù totto date medeiìmo degli auanzi, che di terbarli al vincitore nemico, così appunto nel colmo di gran difperatione i Genoueiì otteruarono.Feron’ardere i corpi di quelle Genouefì vi Galee,che,dentro al Porto diBródolo,doueuan totto da noftri efler pre-tejeccettuate due però che non rimafte così prefto incendiate,furorietti ¡nquefpZ à tempo di giungerle, e di occuparle. Neftaua vrialtra fquadra di dieci fio enfienti. à cuftodir’i Molini, poco da Chioggia dittanti, & applicando il Pìiàni feue„eprcn-ad abbatter tutto il commodo, e à toglier tutto il tempo di fuifìttere, dono / vene a’ nemici, vi fi laiciò con gran furia andar contro. Vide la militia., che v era (òpra, lungi l'eccidio à venirle, nè volendo attenderlo, corie, per fuggirlo, dentro a' ricinti 5 laiciò in abbandono le dieci Galee, e non fù pigro il Generale à impottettarfi di quefte ancora. A tal’eftrema d altre ca~ conditione ridotta Chioggia di fuori, non però dentro dimoftraua, lo Spinola, e gli altri fecò di pauentarne. Dauan tutti à gara con la voce , e con Fopere à diuedere la loro coftanza, e di non volger la faccia., te non finiua la fortuna di volger’all’vltimo precipitio la ruota. Inge- coflan^ari gnaronfi per ciò di mitigar’in qualche parte la fame, che in più rigida- fritta di torma dello (letto nemico internamente rodeagli. Scacciaron fuori la toàdtfm-gente più inutile 5 II noftroDoge, con efemplar iòccorfo di carità, derfì. pietofamente l’accolte, e mandolla à Venetia 5 e molti pur’anco degli ‘¡Si itetti attediati vfeendo da fe medeiimi furtiuamente, ricoueraronfi in. Doge ver/o Padoua. Due voci giunterò in quel tempo à Venetia, di fommo n~fCaSiL fletto. Che ilCarrarete fotte applicato àgrandi ammaflamenti, per chioggia. condurli à {occorrer con ogni sforzo l’anguftiata Città$ e che à Geno-ua fi apprettatte vrialtra Armata Nauale, perifpediruela. Non era in. potetti de’nottri d’impedir’a’ nemici i loro apparati lontani 5 ma bcnil ^J0/} Zeno altresì a5 vicini volend’opporre, feceefcauar da quel canto della intorno. Città, riguardante San Franceico, gran fotta 5 egli fletto, per affrettarla, vi li condotte in perfòna, e fòllecitatine i lauori, con l’impiego etian-dio delle fue mihtie, ne vide ben prefto l’opera perfettionata, ed otta-touil’acceiso. Trà quefti chiarori,che pareano pronoftici di bene., forte