4*o DE’FATTI VENETI. dal ilio fallo, e dal fuO Dominio colpito, non concépiiTe nella rilènto altri folgori, per ifcagliarli contra chi ardito hauea di offenderlo ibura., l’Olimpo de* ilioi peniteri. Andò il Cardinal Santa Croce à Milano , e vi andò accompagnato ¿agli iteisi Ambaiciatcri, interuenutiqii! ne’ conchiuii maneggi. Egli a prima Vi ita moilrotine contento j No ringratiòil Cardinale5 Prontamente figlilo, e iottoicuiiTe gli accordati commi[fd. Capitoli, La Republica mandolini in fèguimento due CommeiTarij, rij veneti à NicolòCon tarini, Dottor’, e Paolo Trono, per iftabilir i confini,e per riceuer’il pattuito in coniègna5 Ma quand’egli fi trouò all’atto dell’ tione aliaj efequire, variò del tutto 5 Alterò gli appuntamenti con mendicati pre-luippo il te^1 di', paghe, e di altre inuentate difficoltà 5 Non pensò à rom-Duca alte- per di nuouo 5 ed incolpata di vn tanto mancamento principal cagio-rcagilne°i ' ne Nobiltà Milaneie, fu detto, che con ragion di Prencipe iftillato nòbili mì- gli haueife nel cuore. Gran vergogna, ch’eipoffeffore & Dominio, Lnefi. e jarZi€ tante, acconfentiffe advnapace ingiurio fa, vile, e pia della guerra abborribile. Èfaltar egli, efequendola, con le proprie in-Loro officio, chinate grandezze la Republica Veneta5 Quella fteffa, che gitele haueua vfhrpate ; e quella, che, non per altro, che per offenderlo,fiera collegata có Fiorentini nemici, in vece di congiunger fi ad ejfò, per l'antica profeffata amicitia. Più acerrimo perfecutore far fi conofcer chi amico, ed amico nulla offefo, entra in difefa del terzo, per far finemico. Non poter à ciò muouerfi la Republica, che, ò per odio intenfo, ò per oggetto di proprio vantaggio. Sia tvna, ò l’altra la cagione, effer ciaf che duna vgualmenteproterua 5 ambe vgual-mente indegne di ac carezzar fi con affetto di pace, edà co fio ai Città,e di D ominio. Ctì efsifinalment e,pin toflo, che lafciar’il lor S1-gnore in tal ludibrio, fi e s hi bi ano volontari] del proprio àgroffe contribuì ioni, edammaffar di lor borfavn numero import ante militare ,pur che nonfivedeffe à blandrr le ingiurie da vn Duca, e da vno Stato di Milano, terror fin’allhoraai tutta l’Italia. Se ogni picciola icintilla è ballante di accender gran fuoco in materia, bencho non tanto difpoila à riceuerlo, fi penfi quanto à tante fiamme ieno auampaffe Fauampatiifimo Duca . Le coniegrte de’ luoghi ,• lo preferittioni de’ confini, fu la licenza da Milano, ch’anco vsò indifere-jntima fì- ta} de’ CommeiTarij 5 e Tintimatione di vna guerra recidiua, perciò piti nuouagtier. dell’altra mortale. Se ne affilile il Pontefice, come Padre, e come auto ra' re della conchiufa pace, di vn pari fentimento con la Republica ofifeia, si amn di e tradita. Impugnarono sforzatamene di nuouo l’armi. Seguiti già nuouo /aj molti sbandamenti di militie sii la parola, e la fede, ficonuennepro-c7f“deratì CU rame da più luoghi deH’akre conrinouati maggiori diipendij,- Ri-nella nuo- chiamaronfi i Fiorentini à collegai fi5 Si riceuette nell’alleanza vn’altra m guerra * volta il Duca di Sauoia, benche nella prima poco, ò nulla per gli altri, ma tutto procurato per ieiteiTo haueife ; Vi entrarono al iolìto iduo Mar-