LIBRO TRENTESIMO. 7?i •vece fia i Frane e fi Padroni in Milano. Io nonfafrei per mia debolezza di[cernere, chi più fi haueffe à temere, o il Duca prefinte nemico : ma inferior di potere, òli Rè Luigi fuperiore, quand' anche amico. Conia ragione incontreßabile di quefio riflefio fi-qurifiper grafia nell' occafioni di alcun difiparere ( weuit abili fiem-pre tra Prencipt confinanti) da chi più facilmente fi potria difendere. La volontà, fie ben nemica, quand'è mancante di forze, offender non può. All'incontro, chi hà la forza può farlo: anzi che certo lo fa;poiche alla forza maggiore non manca mai la volontà difuPedit ar la minore. Lo farebbe certamente il Chri-fiianifsimo Rè. Cremona, e Giaradadda, membri dello Stato di Milano , non potrebbe comportar mai di vederli dtutfi dal reßo del corpo, pretefio her e ditario fino per fuccefsiua ragione , Non vorrebbe amico cht'lfirn gli occupafiè. Ecco, Senatori preß anti, laggiunto Dominio vnafiruitù preparai a, eccola pace, ò à noi vna fubita perdtia, ò a noflri pofieri vna perpetua guerra, ed ecco tale ¿liquefi a tragica ficena il fine5 an'zi tale il principio de' più fune fi 1 accidenti. Il farlo contra Lodouico, per rifareirfi de'torti hauuti, farebbe più da prmato , che precipita ogni fua fufsißenza per la dolce vendetta, che afsiomadi Prencipe, il qual non deuenudrir altro affetto, che di fiofienerfi nel Regno* Parrebbe, che quefio Senato non più fiadunafje, per difender Stati: ma per offender nemici. LTroppo pericolofio è il deliberar fi con ir a . Siodij Lodouico 3- ma più s'ami fi fiefisi, e in quefio augufioChiofiro, doue non è regnato mai altro fenfio, che di amore ver fio la Patria, s'ami ancora lo fieffo nemico , quando alla Patria conferifica di amarlo . Altri concetti, contenuti nell’ OrationedelTreuigiano, ecccderianotropp’oltre il biiògno, anco femplicementetoccandofi. DiiTe tanto, che ncceilitò à montar l'arringo Antonio Grimani di maturità non minore con argomento 0r4ff contrario, ed egli pur vien detto,che in quefta guiia parlaiTe. Varia diJZmio la ragione co'lvariar degl'accidenti, fapientifsimi Padri. Quel cnmani à che hoggi deuefi, diman non conu'tene, e bene he fia ragione la leg-jauorc' ge, e bene he in quefio Senato, e la ragion' ,e la legge par , che fòr-minoi fuoidecreti immutabili , pur'è forza , ch'eglino fpeffo , fenzaper der di lume,s'aggirino, e fi mutino con l'occafione. Fà così anco ilSoleiche, fi ben fempre fi muta di luogo, fempreri-fplendej e così quefi ampio Confieffo può ben cangiar le mifiu-re, non già il lume alle mafiime. Io non ne