LIBRO VINTESIMO. 4^ Rettori, cà Taddeo d’Ede, iopraintendente delTarmi, egli la feconda notte fi traile fuori più rifoluto, che mai , quali vn nuouo Anibaie à paííar l’Alpi, col numero medefimo di prima, e col lè-guito di molti Cittadini Breiciani volontarij, tra quali Pietro Auo-gadro , e due fratelli Leonardo , & Antonio Martinengo. Ne’pri-mi tentati pafli lòura i Monti di Val di Sabbia, lòggetti al Vefeouo di Trento fattionario del Duca, non poterono quegli habitanti, repentinamente lòuraprefì, opporlègli con Parmi. Cercaron farlo con 1 arto, e precorfero à romper, e à dirupar! fentieri, per doue prelùderò, con, fìtÌMÌ lalorcognitione, douer’i noíiri auanzarneil piede 5 onde fu forza di de Montana. ritardarli camino vn giorno di più. Giunti vicini alla lòmità sùl im- « • brunir della notte, fermò là il Melata 1 efercito, per adaggiarlo, e rido-rarlo j con fcarfo cibo però, in luoghi iterili, e trà Montanari nemici 5 e, fpuntata TAurora, ipiegò di nuouo le bandiere, e diedi alla marcia, • Venne di buon’incontro in quel punto deffo à predargli gran cuoro Paris, Conte di Lodrone, fattoli nella República amico. Eglihauea. poco dianzi ripullàti alcuni, che s eran modi per opporre alTelercitoj onde tutti allegri abbracciaronli, e infierne vniti auuiaronfi per quelle afprezze. Arriuati la lèra in luogo affai quieto, doueuan goder di qual- y¡ ^ vni^c cheripofo: ma dubitando il Melata, ch’ogni ritardo potelTe predar Taris di z» gran commodo di offenderlo al Vefcouo di Trento, già fuppodolo drone-auuertito del iuo viaggio, non dimò bene l’acconièntiruiluggerìa’ foldati,in vece di relpiro, codanza à prolèguir lènza indugio ; nè fù va-no il lòipetto Ilio, hauendo già il Velcouo inuiata molta gente à chiù- ea 0 ' derl padì più angudi ; tardo però, mentre i nodri, precorfi, s’erano trattihoramaidalpericolo. Trapaffato lefercito illelò, lì atterrirono Tcricolo maggiormente, ipuntato il terzo giorno, i lòldati, quando viclero al ¡cor/o. lume del Sole tâte addietro lafciatefi difficoltàjdinanti Thorridezze loro affacciate 5 iprecipitij profondi alllngiù > lelportegran pietre pendenti , e minacciofe al di fopra ; le angudidìme vie 5 i liti 5 le balze al-pedri, òun fomma più terribile il tutto dintorno, che fe àfronto lì foffero trouati di forti nemici in piana, ed aperta Campagna. Fini- Gran timo-ua poi à dilànimar’ogni petto, ch’oltre il terrore de’ nodri trà tan- '¿¿¡¡¿¡¡“¡f ti laberinti rinchiulì, daffero poco lungi ne’più ridretti accefsi nume- natiti.* * rofe mafnade di approntata gente, per combatterli, e disfarli, quand’ anche fuperafferò il figurato camino imponibile. Quedo lòura ogn’ altroodacolo apprelèil Melata, preuedendo tropp’arduo , ciivna_, benche grande virtù, ed vna tolleranza, bencheindefeffa, poteffe, dopo illanguiditali da’ ludati denti dlnaccelsibili vie , contender poi contro à ?ente,che attendeuala frefca,e trà ridretti,e forti vantaggi aliedita. Rifolie dunque, prima, che più inoltrarli, di appianarne quei grando odacolo. Comandò à tré gagliardi, ed eljierti guerrieri, Guido da-Faenza,ilRangone, evntal di nome Caualcabò, che con trecento Nnn Fanti,