^4 DE’FATTI VENETI. lo Treuigi, Città poileduta innanti da lei con legittimo titolo per grad’ anni, e fino ch’egli sforzolla con le continue periecutioni a priuariene, Primo Padre, e padre opulente il mare di queifa Patria, quafi gelofo, che, col fregio di quella ottenuta Città fcco gareggialíe in procacciarle grandezze la Terra, le accrebbe allhora 1! patrimonio con le Città Mgo, d’Argo, e Napoli di Romania nella Grecia. Haueale già poilèdute Pie-Kamlñiaai tro figlio di Federigo Cornaro, come fpofo di Maria d’Erigano Signo-u F[epubih ra d’eflè, Reftata vedoua, ritornò à dominarle 5 ma pertinacemente insidiata da molti Prencipi, e più di tutti, dàll’aiìido Baiazet Ottomano, incapace di refiiìer a tanta potenza, prefentolle alla República in dono. A quell efèmpio , e per gli fteifi continui perigli, i Popoli della Città Tarimenti d’Aleifio vicini riiolièro pure di iòggettaruifi volontari;. Efpedirono ■vififogget- anch’eifi Ambaiciatori al Gouerno ¡ lo inchinarono per ìlio Sourano, e lu Cittq 1 • •/“* n • *i * iti *1 d'Meffio, vennero accolti, e corriipoiti pari al mento del loro lpontaneo tributo . Dopo fei anni, icorfi à gran miracolo iènza trauagli, anco Geor-gioAufimero, Signor di Scutari, parimenti troppo debole àfaluarfi dalle incuríioni Turchefche, fi compiacque di far’il medefimo. Raife-Mco scu- qLlgj luogo alle Venete Infegne, e gli fi compensò col Cartello di Dreuafto, e con annua corr iiponfione di mille ducati. Già fi è narrato in più precedenti occafioni, quanto Lodouico Rè 1 3 94 Vngherìa foife alla República di genio inferto; e quanto ipettatoro otio/o altresì degli auanzamenti Ottomani terribili. Morì finalmente, e fuccedutoui Sigiimondo,aItretanto aprìFocchio quefto nuouo Pren-cipe contra gl’infedeli, quanto il Preceifore n’era ftato del tutto cieco. Baiazet, il Tureo Rè, da che il laiciaifimo, per attendere allearmi di Chioggia, & all’altre iùcceifiue, non haueua abuiàta quella gratia, che faceagh al iòlito il Chriftianefimo, contendendofi trà iè ileifo per la-fciarlo in pace, e perch’egli maggiormente profittaiTe in guerra. Sog-Sm*« ^ giocate, c’hebbe il Barbaro le più floride Città dell’Afia, partiifi da. 'lu7'et' quella regione 5 reftituiflì in Europa, e la quiete, che hauea fino allhora donata alla Macedonia, deliberò d’inquietare. La ico riè 5 la debellò da capo à piedi. Pattato nell’Albania, vi efpugnò pili Fortezze $ depredò le Prouincie degl’Illirij 5 s’inoltrò nella Teifaglia 5 prefeui le Città di Domaco, e di Farlaglia, e le due Piazze di Zetunis, e di Patraíío : e per quefte vie, come in aperta pianura d’herbe cedenti, premeua, ed occuparla col piede le pili alte muraglie, e le più forti Città. AppreloSigifmondoil furor del turbine, che auuicinando gli fi an-S$r™gh(!o dalia, come à volo, ricorfe ad eccitar! Cattolici Prencipi, e à fargli au-tccita ¡ebri ueduti vii giorno di quel male, che, iè ben’incaminauafi à inuadergl j jurchLtìa tutto il corpo, pur non fentiuanlo ancora- Altretanto ipenfierati fi tratteneuan’eifi degli auanzamenti Turcheíchi, quant eran emuli, c gelofi di ogni palmo di terreno,che trà di loro,e da mano à mano Cirri-ftiana, ed amica paifar vedeano. Pur’à tanta inftigatione fi moifero concor-