905 MCCCCCIV, fkbbrajo. 906 lo podestà.. Zercha alcune cosse che fa li svndici de lì contra li dacj etc. Or per il Colegio li fo scripto che immediate dovesseno venir di qui, perochè erano stati assa’ mexi fuori etc. Li synici sonò sier Vincenzo Barbo, sier Marin Bon, sier Pandolfo Morexini. Di Alexio, di sier Nadal Marcello proveditor, di 8 zener. Come, non hessendo zonto ancora il colateral, lui à fato la monstra di soldati soto Tomaso de Bossina contestabele, con 11 compagni, et do altri soto uno caporal di Domenego da Leze conteslabele. Item, do bombardieri et 5 altre maistranze, ut patet in poliza. Item, de lì non è forteza alcuna nè reparo si non di certi pali, e tuta fa notte bisogna far guardie. Li soldati sono senza danari, e li bisogna almeno 50 fanti con ordine de li soi pagamenti. Item, scrive lui non aver pasazo alcuno per levar l’artilarie. Item, se li mandi do miera di taole. Di novo, ogi è venuto un citadin fo da Durazo, el qual abita a Brandizo, da la Valona. Dice esser stà a Vajusa, e aver visto più di 500 homeni in quelli boschi tajar legnami da far fusti ; e a la Valona aver visto 10 fuste et do galie sotil in ordine per mandarle fuora ; et haveano dato voxe di 439 voler andar a la volta di la Marcha. E intendendo lui habitar a Brandizo, lo reteneno per zorni 26 dubitando lui non andasse in Puglia ; e avanti lo lassas-seno, convene dar piegaria di non andar in Puglia, dicendo voler andar in Dalmatia. E ritrovandose etiam lì uno gripo da Corfù, lo reteneno dubitan-dose che, andando a Corfù, el non se intendesse in quelle aque de Puglia ; el qual gripo ha lassalo cussi retenuto. Sichè dubita non siano per andar in Puja ; et infra la terra è stato et è morbo grandissimo ; ma li lochi de la marina esser tutti sani. Da poi disnar, fo Pregadi per l’avogaria, per expedir li oratori di Cividal con quelli dii destreto zercha lo extimo facto. Or reduto el Consejo, parlò sier Marin Morexini T avochato per quelli di Cividal in favor di l’avogador; li rispose domino Bigo Antonio per li destrituali ; parlò poi sier Zorzi Loredan avogador. Andò la parte : 24 non sinceri, 6 per l’avogador, 55 di no ; e fu preso di no. Et ogi, li savj di terra ferma tutli et nui a li ordeni andassemo a l’arsenal, a veder quelle cosse dove è molti desordeni. Fo parlato assai e dato molte polize, le qual sarano copiate qui avanti. Et poi partiti, venemo in Colegio (ad) aldir alcuni, et vene le infrascripte leltere ut patet. Dì Rimano, dii proveditor, di 22. Come quelli deputati voleano far li soi oficj, et non voleano I Diarii dì M. Sa.nuto. — Tutti. V. potesse esser che de li 100 del so’ Consejo ; et non hessendo quello fusse chavato idoneo, si ne mandasse uno altro. Unde lui non à voluto i fazi, perchè seguiria gran discontenteza di quelli non fosseno dii Consejo ; el voria poterli elezer lui’etc., ut in litteris. Item, per un’ altra, risponde di la custodia di la rocha dii Porto Cesenaticho come vi è Schiaveto dal Dedo contestabele, sichè non bisogna altro et è ben custodita. Et manda il conto de li ducali 1000 mandatoli, et scrive che non li resta solum circha ducati 50. Item, si confermi il scrivali fato per lui di la camera, o si fazi uno altro. Item, li dacj non fonno incantadi. Ancora, el ditto proveditor, di 23, scrive zercha quel Porto saria bon cavarlo ; et 1’ armirajo è zonto de lì, e volendo veder la spexa, per li mali tempi non ha potuto. Et è cossa de importantia per esser porto di fiumara et aqua dolze, e in molti lochi di esso porto per rispeto di alcune ruine è in quello, non se 439 * potrà fìchar pali. Però aricorda si mandi de lì o Alexio inzegner, o el coinito di Verona, o Zuan Lodovico da Ymola sta a Ravena, over qualche altro a consultar cossa, acciò si possi dar principio venendo i tempi boni. • Di Franza, di V orator, date a Lion a dì 19. Come il re si parte diman. Fo a veder le zoje di la raina dove era il re, et scrive coloquj zercha mantenir l’alianza. E la raina disse sarìa sempre prompta a far il re la perseverasse etc., e il re li piaque. Poi parlato con la regia majestà di oratori cesarei, disse do ritorneriauo e domino Philiberto seguiria la corte et quel di l’archiducha; nè altro volse dir di quello tractavano. Et à inteso tratano di la venuta dii re suo in Italia, e voleno scudi 120 mi-lia dal roy, videlicet la mità a mezo marzo e l’altra mità come el si parte di Eiemagna ; et che venendo, non entri in niuna terra dii stato di Milan se non con poche forze. Or, per saper la verità, andò dal gran canzelier et scrive coloquj abuti ; e che dicti oratori tramano che ’l reame di Napoli sia dato e cesso al primogenito di l’archiducha, al qual il roy à promesso,sua fìola ; e dii venir in Italia, nè a incoronarsi, nulla disse. Dii ditto, di 20. Come 1’ orator dii papa à lettere di 8 in 10 zorni di Roma, come la Signoria tien praticha secreta in Forlì ; et che missier Acursio à scrito de li, lui orator nostro aver scrito el roy è contento la Signoria toy le terre di Valentino. Or esso orator nostro andò dal re, qual era per partirsi, liutaio in leto; scrive coloquj abuli. Soa majestà li 58