MCCCCCIU, OTTOBRE. 224 diòxc moza di questo luogo, eli’ e (“imi uno. Item,• avisa in l’ixola si à trova più possessione e terre vacue di patroni legiptimi, di le qual la mazor parte sono possesso da 10 anni in qua da persone alienicene venute per il passato habitar in quella ixola. Poi lui rimase proveditor, acciò le terre fosseno lavorate e la camera havesse l’intrada, eh’ c la decima, ha fato far concessione a più persone che li dimandò, cussi quelli erano in possession come ad altri, acciò pagaseno la decima di tutti li frutti a la Signoria nostra, a beneplacitum tamen di la Signoria e dii zeneral absque. prejudicio alicujus persona meliora jura in dictas possessiones habéntis. Però non li à parso privar li ditti dii possesso ; ma 105 (à) fato far proclame che tutti chi hanno auto con-cession di chi si sia, in termine di mexi 6 debino venir a far quelle confirmar por el Consejo di Pregadi, UH ter le siano casse etc. Da poi disnar fo Pregadi, et vene a nona le in-frascrife lettere. Da Ravena, di 26, tre lettere. In una, come Zuan Paulo Manfron e Jacomazo da Veiiiexia erano ritornati, stati con li Naldi, Carvoli e Zironi principali di la Val di Lamon, e concluso sabato, sarà a di 28, ne risponderà e manderà li capitoli, perchè di-man voleno far consejo con quelli di la Valle. Item, che tutto eri essi Naldi fono atorno la roclui di Faenza por far il castelan stagi saldo, questo per l’in-trata fece in Faenza il signor Francescheto etc. Et parlato di la cossa di Rimano con esso Zuan Paulo e Ludricho zercha li capitoli, e tandem rimaseno d’ acordo, et cussi la notte doveano mandar uno messo a la ditta rocha per nome di Ludricho con scorta di balestrieri etc. Et quel Ludricho dice, si ben è sta preso quello fo manda, non s’incura etc. De li ditti, di 26. Dii zonzer di Ànthenor per nome di madama Catarina Sforza e di domino Octa-vìano de Riario, dicendo si la Signoria lo voi ajutar a intrar in stado, da mò voi far quella [iurte voi la Signoria, etiam mandarsi in una Ila di uno zenthi-lomo nostro etc..; e che havea auto partidi da’ fiorentini, e tamen si volea acostar a la Signoria. E che quel Antonio Maria Ordelafo era intrà in Forlì con ajuto di Ferara e bolognesi etc. Et essi rectori e proveditor nostro li dimandò, si ’l veniva etiam per nome dii Cardinal San Zorzi. Rispose no, et li rispo-sefìo verba generalia. De li ditti, di 25. Come domino Bernardo di Rossi era venuto con li capitoli di Bertonoro, tra li qual era alcuni che non li piaque. L’hanno rimandato por saper si se voleno dar,- et che chiarischano meglio uno capitolo, qual la copia manda a la Signoria nostra, eh’ è questo videlicet.......... De li ditti, di 27, hore 16. Come col nome di Dio la terra di Russi havea ozi levà San Marcilo, et mandano una lettera abuta di Pyron Guerin che li avisa di questo. Et mancha la rocha. Hanno mandato li el colateral et domino Filippo Albanese per veder di aver la ditta rocha. Di Pyron Guerin, data a Russi a dì 27, drizata a li rectori e proveditor di Ravena. Come in quella matina haveano levà San Marcho e datosi la terra a la Signoria nostra ; manchava la rocha, ne la qual era il castelan con dieci compagni che non vai 4; però se li mandi do canoni et 4 falconeti, et si, a tendi che non li entri socorso maxime (de) li Naxi (è) dentro, e che bisogna espugnarla da la parte da chiedo, dove non è riparo. . Dii ducha di Urbin a la Signoria nostra, data a Veruchio, a dì 25. Come à ’uto quella rocha et di Santo Archanzolo, ma a voler star lui in campo con lo exereito, eh’ è podio, non li è honor. Però richiede la Signoria sii contenta mandarli el capitanio nostro di le fantarie, over li provedi di qualche altro capo, oferendosi ad perpetuo servitor. Di Ravena, di Sebastian Pescador di Faenza, data a dì 24. Narra come lui à menà la prati-cha di Faenza. Fo qui a Venexia a dì 8 septembrio, e ’l principe li ordinò tornasse a Ravena incognito. È venuto e stato su la spexa con famiglii, e à ’uto solimi da li rectori ducati 10; però voria qualche dinar. Avisa come el fo a Faenza ; parlò a domino (ìuidon Paxolino e Cabriel Calderoni quali erano contenti darsi a la Signoria, poi le cosse fo sterilite ; et eri el proveditor Moro li disse dovesse ritornar a la p: aticha. E lui avisa che li bastardi sono intrati dentro, et che lo porte è murate, excepto quella di] ponte, dove è 100 homeni a la guarda. La rocha si tien ancora, et lui si parte per andar in Faenza a far qualche bon etfecto. Fo leto le opinion dii Colegio di scriver a li rectori di Ravena e proveditor in Romagna; e in quel mezo si disputava, vene lettere di Roma. Il sumario è questo qua soto anotado. Da Roma, di V orator, di 23. Come in exe-cution di nostre, parlò col Cardinal San Zorzi por voler intender tre cosse per l’impresa di ajutar so nepoti, videlicet, il modo, si ’l papa sarà contento, e si francesi ajuterà Valentino. Rispose prima, ringra-tiando la Signoria etc., ; che voleva prima ajutar il secondo nepole, perchè il primo, domino Octaviano,