LIBRO DECIMOOTTAVO. 397 che de5 Vafcelli Turchi portone vn buon nnmero al fondo > impadro* vnft°l'la Vc nironfi di ventuna iurta, di Tei Galee, di gran quantità di prigioni 5 Tue- ' narono poco meno di tré mila iòldati* toccò di reftarui al Capitano medefimoj e ben concatenandoii quefto gran fatto all’altro fimile accaduto ottant’anni prima, quando Pietro Zeno, Generale marittimo, diè la rotta nell’Arcipelago all’Armata di Orcan, Rè fecondo de’ Turchi, e figlio del grande Ottomano, additaron’ambi a’ Chriftiani conia mano di Dio, ch’eranquert’armiledeftinate à imbrigliar’in mare il più feroce Potentato, e il maggior nemico del mondo Cattolico. Armi, in quella occafìone etiandio, che, fé in vece di eftèr fèmpre hor da quefto, &hor da quello trauagliate, e indebolite, ne haueisero goduto altretanto il fauore, poteuan’allhora, poteuan dapoi, e potria-noancor’adeiso dar motiuo alla Veneta Patria di mantenerii frontiera , e propugnacolo all’indennità della fede, e alla fallite communi Chrirtiana. Dubitaua ogn’vno, che rotta la guerra, fracafsata l’Armata, e fiaccate le corna tremende del potentiiìimo Rè, più inferocito, chemaifiauuentafse contra chi ardito hauea di fermarlo, e di abbatterlo sùiproprijlidi. Tuttauolta, barbaro, e politico infieme, iègui-tò il precetto, che ogni grandezza, fe ben’offèia, cede al tempo, e il adatta al bifogno, non già per laiciar, ma per migliorar la vendetta^. Dichiarò Maometto ilfuodiigufto iòlamente riuolto contra i fuoi, Maometto perche al ben della pace offèritacornipondeiTerocon termini hoiti ^ d0jf^t”ori3 mganneuoli, efitraheiferoaddoifoleperdite. Saputolo dal General Loredanofeglieshibirnuouamente l’Ambafciatore. Il Turco affen-tiuui. Andouui il Veniero con paflaporto 5 Maneggiaronfi le forme 5 e in breui giorni accordatifi, e qui venuto à ftipularle vn Chiaus, furono di qualità, che fariano à preftarle credenza quefti tempi difficili, fé Fà ancor al dì dlioggielle no appariflèro ne’ più apprezzati regirtri di quefti Archiuij. Che fi rejtituijfero alTurco le robbe toltele i prigioni fermati in battaglia. Che gli fofie prohibito difar’rvfcire in alcun tempo da Gallipoli alcun le^no armato, e che ruficendoui, potejfero i Veneti , come nemici,combatter li. Nel giorno de’due Giugno fi otten- 1416 ne sì bella vittoria. Si portò di eifa, e poco dapoi della pace conchiufa ragguaglio allegro à Venetia, e di qui à tutte le Corti Chriftiane, e fo-lennizzoffi l’vna, e l'altra con le douutè gratie à Dio, e con feftofe leti-tìe de’ Popoli, ' ; Già che in mare patì Maometto procellosi fortuna, con altretanta, palperà cercò di rifarcirfène in terra, e contro a’ Prencipi, fpecialmen-tC Ini“ ’ SaS^arc^ail3ente intraprefè, Stauan’effi eipofti a’pericoJi, per debolezza, econlelorodiiunioni, perignoranza. Attaccò loro molti luoghi, e molti occuponne. La Vallona, non tanto facile ad eipugnarn, vendegli empiamente la moglie di Georgio Striifiniero à coi denaro contanti. Altre Città pur col denaro tentò * ma quattro luoghi di ma- z 1 ul ona' lina