LIBRO VNDECIMO. 2.37 pur iì ièntiffe vna voce, ò fi sfoderarti vna fpada,tutto l’eièrcito per ogni parte inondolla. Fù immediate con ièuera publicatione intimato, che nciTuno ardiiTe dì molertar’i Terrieri, comanco venne puntualmente ràrì/pet-obbedito, Ma, co’ Tedefchi, e con gl’altri fo rertieri iòldati, digerente-mentetrattoifi. Sifpogliaronod’armUeCauallij poilafciaronfianch’ e (fi vfcir liberi 5 & Alberto fratello di Mattino, Rifio Foranenfe, che reg-gea la Città, & altri principali loro adherenti, furon fermati prigioni, rejueri. e mandatià Venetia. Non tralafciarono iPadri, hauutone fauuifo, EtMhcrt0 di eièrcitar con Padoua ogni più affettuofa dimortratione.. Inuiaron- scaligero ui tré Ambafciatori, Marco Loredano, Giurtiniano Giurtiniano, Tcmia. * ArdeaccioMorofini, che infinitamente graditi, tutto il Popolo vfc ì Tré Amba. loro incontro con alti applaufi, Entrarono così abbracciati. Com-pliron prima con Marfilio di Carrara, e con altri Primari] ,• poi diicefi dona. dal Palagio, e montati iòura fede, nella publica Piazza eminente, firal- E [or m_. legrò il Loredano con la Città del giogo infelice trattofi, e vi fi diffuiè monie. contenere, ed abbondanti efpreflioni d’affetto. Parlò pofcia ioura. Paltra parte importante circa il Gouerno, e co’ iènfi, che precifamente gli furono importi da3 Padri, altamente dille. Che con la facoltà, che Dichiarano net enea laRepublic avella intende a transfufo ilDominio nelle qua- nmcTmi. lità riguardeuoh di Marfilio di Carrara, benche lo hauejj 'e dianzi eif eJclj£ rinunciatoàMaftìno. Chel’opere paffate di lui rendeuanlo de- filiod, r‘”.‘ gno di quel Prencipato. Che l’vltimafola, d’effere fato principal’ rara. inflromentoàtrar laCittàdacathene, hauealotrà tutti cosìpri-mlegiatodìpremioy come di fi ini 0 nel merito. Che diftwtofi da fe me de fimo 5 e difmto dalla Republica nelpreferirlo afe (leffa, fi ac-certaua in regger Padoua di quellabontà.che fruttuofa tanto allho-rainCittadmarvguaglianzaì moltopm fariafi ammirata nella fouranità de le ornando. Tutti acclamarono à vna voce quefti, e mol-t’altri concetti delFAmbafciator Loredano. Efaltarono il (oggetto, e benedirono la Republica per tante gratie. Il Carrarefe fi humiliò alla_ beneficenza diuoto. Confefsò di filir’al Prencipato Vailallo di quefta_ Efpreflioni Patria, e promiièquella fuifeeratarettitudine, acuì era obligato perdel Cana-fe, e douea maggiormente al rifpetto di chi faceale vn tanto dono. Affliggeuafi in querto mentre Martino à Verona delle già narrate filo perdite, quando capitogli querta per vltima diiperatione : Pur, corno nel mezzo all oicurità di gran nembo,, par, che tal’hora s’apra, e tran-fpiri a’ Nauiganti alcun barlume di confidente iperanza, venne ancor" allettato coftui da vna picciola apparente Infinga. Dopo le cerimonie già efprelTe di Padoua yc dopo ch’ella fù iòtto il gouerno del Carrarefe acquetata, Pietro de'Roisi, benguernitala, ve n’vfcì, es’auanzòall efpugnatione della Terra, e della Rocca di Monfelice. Non era nè paurolò, nè debole quel preiìdio per teneruiu rinchiuiò. Balzò fuori con arditezza, e venne brauamente alPaifalto. Troppo Pietro di arri- fchia-