330 DE’ FATTI VENETI. contenne, rifondendo, entro à quel tenore, che più, che con Ja voce, con tacita, e modeftahumiltà, fi fà intendere. Nulla toccogli il Doge degli accidenti pailati, per non inafprir’in quel tempo la piaga, che giàilPifanifihaueaperauanti faldata co’lbalfamo dell’innocenza; e nulla pur egli ne dille, fe non in quanto promife nelTauuenire ciò, che di tutto fe fteflò hauea per lo paiTato, fenza risparmio di vita, e di fortune, fatto conoicefin ogni occafione. Così licentiatofi, e di nuo-uo da tutto il Popolo ritolto ad alto, venne con lagrime, e gridi fe-ftoli portato dello iteifo modo, fempre in aria, dal publicoPalagio al priuato fuo. Versò il Senato dapoi con qualche fluttuatione in degnargli preciia la carica. Non così facilmente fentiua la depofi-tione lènza colpa delGiuiliniano, Senator di gran merito, dallaGe-neralitia marittima, che già lòltenea 5 e credè, che per allhora baltalfe sì deflim co ¿j dichiararlo Compagno, ed aggiunto à Giacomo Caualli nella difefa, iJdQTJO del * • | J y « *7 • *r •! | I y • ^ Generai ca niente meno importante,de Lidi • Ma il Popolo, che s era già prepara-mUi sul u to à qualunque fagrificio con la certezza di tarlo fotto i bramati aufpi-cij di Vittor Pifàni, icontentoffi di tal maniera, che raffreddato Tacce-No» conte- fo ardore, fè intendere, non più, come auanti con alte voci, che fària-to 1 Topo 0 no *n vna rccj£jjua tumultuaria, troppo finalmente contumaci, & ardite : ma con muti, mortificati, e rallentati andamenti, il iùo ap-sì de paffionatiifimoièntimento. Parue alla politica iàpienza allhora, cho Generai del quello vn cafò, in cui foffe miglior ordine il non fèruar’il buon’or-dine. Sorpaisòlepubliche regole per quella volta, e flimato lecito il urÌo°mpia' diipeniarle al bene della Patria, eleffe il Pifàni, con preuia fpontanea ri- \ I 1 • /I • • ! 1 • <* -p * « • • | • nuntia però del Giufliniano, al Generalato marittimo. Egli in tal gui-ià, come iòuraogn’altro prediletto, e iòura ogn'altro tenuto alla grada, Diligente, punto non degenerò dal concetto, e dal debito. Si applicò, e giorno, molte ’C(¡ci e notte à tutto quel più, che vn’huomo indefeffo in continue vigilie Tifoni, può produrre humanamente di fè medefimo. Era negli Arfenali, era. sùLidi 5 era ad ogni parte delle Lagune, e Canali, in vn tempo. Af-frettaua gli armamenti ; aififteua à perfettionar le Fortezze; à intrecciar' i paiTì, e le venute 5 e à preparar in fòmma per ogni via tutti i modi pof fibili, per rintuzzarci di fuori Tingiurie nemiche, e preièruaruifi al di dentro. Di gente d’opera, e di genti d’armi, nullainpoc’horenegli reitò dibifogno, tanta in ogni genere, e in abbondante numero vi concorfe. In fòli tré giorni armò fèi Galee apprelTò all altre armata prima . Empì di militie alcuni Vafcelli, & altri leggieri Nauilij, e mancarono più tolto gli arfili, che il Popolo, per apprettarne degli altri, Tan-todiipofto per PArmata di mare, fè infierne, con Tvnito configlio del Caualli, erigere siVl Porto del Lido nuoue Torri, e nuoui muri tirati à trauerfò. Volle conftruito vn Vallo fuori della Citta da quella parte fino alla Chieià di San Martino. Due grandi palificate ordinò 5 à Sarb Spirito Fvna ; l'altra à Santa Marta ; Incrociò con la Giudeca vna berb groffa