262, DE FATTI VENETI. rimedio per qualunquecafo. Effe, immediate applicata,follieua 5 continuata, rinfranca 5 e finalmente rincuora. V’hà gran dubbio, che, sì come fù degna Genoua nelle iiie iuenture di compafiione: così non. foile bcnaiiuertita à$rafcurarne il balfamo 5 e chi può difenderla mai T che, cercando follieuo alla fualibertà, fi rifolueffe gittarla, e fpogliarfe-nedafemedefima? Corfe àperderfi volontaria perfaluarfi; epertor-fi dal riichio di venir fòg£ettata,offerì la fua certa foggettione, col mez-cenoua fi zo d’Ambafciatori, à Giouanni Vifconti, Arciuefcouo, e Signor* di Mi-foggetta à Jano, già diccedutoal fratello Luchino mancatoSi era fatto coitili, %Znt!si. dopo 2già tolto dal defonto agli Scaligeri, e da lui pofteriormente alla gnor di mi- Chieià, & ad altri, benche ancorm figura di Vicario Imperiale, Pren-Grandc7^.i ctPc de’ più potenti in Italia .Tutta la Lombardia poteafi dir iùa. Eften-dei Domi, deua il Dominio in Romagna, e fino in Toicana j Formidabile in. fom-ir.o di hi. ^ Jof^orgeanocon malocchioilontani, efòlierianloivicini con-incatenata patienza. Portagli l’occafione in aggiunta d’impofleifarfi di Genoua, e di ilabilirfi, fenza fatica, e fenza iàngue, Vaifalla in Italia vna potente Republica in Mare, peniino anche i piccioli intelletti, io vi fi allettale. In quel filo-troppo interefiato configlio, egli punto à Venetia. non rifletté ,• nulla al mol to, che le douea > non alle Città di Breicia, e Bergomo, che tra l’altre, lo ileifo Luchino hauea tolte poc’ anni auanti àgli Scaligeri, collegato àqueit’armi. Chi vuol’accumu-Jare non penia à debiti 5 e chi è falito à grande altezza, troppo contami** na Tocchio, abballandolo. Contrapoièil Viiconti ad ogn altra partita, quella, che mol te voi te, fc ben’ingiuila, vien con nome di ragiono e ingrata- chiamata trà Prencipi. Accarezzò gli Ambafciatori di GenouajAd vna Z?u tiraPr°ftrati°ne diè attributi di generoià grandezza, e con poche capila Rcpubii- tolationi 5 à due fòli punti riflrette 5 infoftanza conchiuiè 5 Soggettìo-ca • ne per vna parte 5 protettione, e difefa in ogni tempo, (f occafa-Tiorcntini ne > e fiectalmente contraà Venetta ,per l'altra. Furono i Fiorenti-fconT^i n*’ c^c’ Per^e lunghe hoiìilità co’ Vifconti, oculati iempre à loro anda-Gouemo. menti,fecer palefe à queili Senatori nouità di tanta importanza. Benche lo fapeifer eglino da terza parte, non perciò ceniùraronfi di ipenfierati. La prudenza fteifa, doue non le cade fofpetto, facilmente s'inganna,. Era troppo à farfi dubbio, ne anche per fogno , che Giouanni Vifconti, tanto obligato ,tradiiTe 5 e fe pur tra Fintereife, che occupa il tutto, du- cbcnonpo- bitar poteafi, impoifibiPera l’imaginarfi inai, che Genoua, per vna mal’ %ìehm' anciatabatcag,ia> rinuntiaife al Dominio de’fecoli; Che la libertà con. eJC0'- alta fronte conieruata fempre illefa, advn’vrtofoloruinaiTej Cheper debolezza ,0pei odio »fòftocailè in vn punto gli ipinti generofi natiui5 deformailela bellezza, edeturpaifeleattiom. Stimò l’emergenzaàvn fommo grado la Patria. Quando credea, con l’ottenuta vittoria, la^ pace , lènti à intuonarfi, più che mai, potente la guerra5 formidabili i nemici diuenuti. Si vergognò l’Arciuefcouo del mancamento