184 DE’ FATTI VENETI. carne il progreffo, fù omelia ladecifìone d accordo nel Sommo Pontefice, iòfpendendofi in quel mentre Tarmi. Ne accettò il buonPa-flore la cura j bramò di iopire la differenza, ed eièrcitando Giuilitia,, • e guidato da zelo durino, delibero, che doueile la Chiefà, come caia, di Dio, continuarfi à goder’in commune. Hauuta fortuna i Genoue-v[ano -pio- (jj penetrarne il tenore, prima, che pronuntiato il giudicio,non con-Uri^om tenti, ne preuennero la publicatione, e fomentati nell ardita infolenza de Veneti da Filippo di Monforte Francefe, Prefetto allhora di quella Città , elo-mvn Tim- ^ acjjjcrcntc 9 dimprouiiò entrarono con armi violenti nel Tempio, il mutarono, e deformarono in più luoghi dalla facra fila conilruttura, e lo riduifero in forma di prefìdiato Cartello. Riputarono flrana quei Veneti, e fpecialmente Nicolò Michele, che vera Bailo, lanouità. Ricorfè al Prefetto, e ricercollo di rimediar alla violata ragione. Già colui d’affètto partiate nulla fìmofTeper eilingucre, erutto fece per maggiormente accender’il fuoco. Precipitò à commetter a5 Veneti lo sfratto da Tolemaide, e l’abbandono di quel diretto dominio,fino in quel tempo in virtù de’ legittimi antichi comparti goduto. Il Michele, ch’era già per finir’il termine prefcritto dalle leggi alla carica,iòllecitò la partenza, e qui toflo fi conduife à partecipar Taccidente ingiuriofò, e à con figliar del rimedio. Grauemente fé ne rifentirono i Padri. ?i vro Gin Marco Giufliniano, perche iiibito vi fi portaife, e fu l’incarico /limalo t datogli,di ricorrer per primo paffo al Patriarca d’Antiochia ,• di pregarlo T£mde ** ^nterPor^ >a far conofcer Tindifcreta infòlenza, & à dar con prudente autorità la quiete à gli animi,e l'indirizzo alle co fé fconuolte 5 Quando poi, òfofs egli renitente à in tereifarfène, ò perfìflentitgli altri nella temeraria vfata violenza, fugli eiprefTamente commeifo, che dò-ralle , fenza tempo, & ordine maggiore, efèrcitar anch’egli la forza,, e rintuzzar’, emortificar’in ogni modo l’orgoglio nemico. Giunto colà il Giufliniano, potè ben’egli perfiiadere il Patriarca : ma non già Gencttcft il Patriarca indurre co’fuoidifcreti, e ragioneuoli riffe ili i Genoueii Kfif Voliere. Non fù ballante à far loro intendere la ragione 5 ben effL feruì ad aumentar l’alterigia. Argomentaron coloro la bontà debolezza 5 poc animo alla guerra il defìderio di pace, e fènza punto rauuederfi, sefprellero sfacciatamente, di voler foflener’à tutto lor cofloil male operato. Troppo confidente di fé medefimo il temerario, perciò trouafi ancor da fé medefimo ben fpeiTo delufò. Supplito il Giufliniano alla deflerità prima commelTagli, conuenne darli alla, foiza ,xompreià nel punto fècondo delle file commilfioni. Scorreua_. 1 mari di Sona Lorenzo Thiepolo, figlio del Doge defonto, Comandante a i^uadra di tredici Galee, etenend’egli concerto di muouerfi da quegli auuifi, ilibito, eh inteie rotta ogni fperanza di pacifica com-pontione, li auuicinò à Tolemaide. Eran nel Porto alcuni Vafcelli, e Galee de nemici per fomentami Tingiurie. Si ipinfè alla bocca 5 trouò àim-