20 DE’ FATTI VENETI. mai } con fine ere alleante fiempre abbracciata 3 -più volte con efienfioni d'accordato Impero aggrandita, Etefsi maltrattati all'incontro , infranta loro lapace, forprefe le Città $ tagliatiàfieZr Zìi i Prefidq $ ve ci fi iprincipali Comandanti, efattofino prigione il Nipote prediletto di quel Rè. Ducenfanni, adduceanfi\ efier corfi> che horamai regnauanpermanenti nell’It alia,nationali, e non più fiore ¡Iteri. Finir d'efiirparli,per introdurui i Frane e fi, nuoui, e co-nofciuti appena,ejfer’vrìefporfi à certo male per vn ben'efit antere-rigliofie fempre le mutationi degli Stati vicini 5 ne maipoterfigran molemuouere dal luogo fino, che infieme nonmuoua, òche pur non crolli laprofsima, e concatenata. In vece fiero di difunirfida' Longobardi , e rumare , richieder fi più topo vn reciproco appoggio per confieruaruifivntti. Laneutralitàs'vfiialmeno, ficura di non perdere, vinca ciaficuno. Cadenti, non per anco caduti, poter coloro vn giorno con le vicende del mondo rifiorgere. Confiderarfiin fomma, quand’anche Defiderio tramonti in Pauia, trouarfiil figlio Adalgifom Oriente, guerriero d’ogni fatto capace $ e che non farà maiper dimenticar quell'ingiur ia, che, in vece d’vrìaufiIlari apietà, haurà crudelmente il P adre, e'l Regno fino precipitato. Quefte, cd altre molte ragioni ampiamente difeorfe, nulla poterono, benche di grauiilimo pefò, rattenere il genio religiofo Veneto di po-%pìaceYio Ì)or femPrc all’intereiTe miftoui del Pontefice,e della Chiefa, ogni pro-prioriguardo. Partì coniòlatodVnaprontadifpofitione inriipoftail FranceièMiniftro; portolla con eiTo lui al filo Rè, che niente meno tra-uagliauala Città con forme hoftili, che fé medefimocon dure fperan-ze, e dalla Republica in breui giorni ben’ infieme accoppiati venticin-. „ , que groifi Vafcelli, vi montò Comandante fupremo Gioanni Gaibaio, GlOCttììll Odi J t • 1 ■ r • • T’v TX 1* * • baio Gene, figlio di Mauritio Doge : ma Doge di auei tempi agitato per 1 infinite Ta,Jalyene fluttuai ioni dell'Ifole conuicine. InoltroiTì l’arditogiouineàdiritto mata c”e" camin0 Con rannata in Pò 5 penetrò d’indi nel Tefino 5 auuicinoifià và nelTeft pauia ,& à quel canto, doue bagnauala il fiume, piantouuipur’eifol-affedio. Tolto, che fù in tal modo alla Città l’vnico refpiro, per cui fi .Affcdia an nodtia de’ neceiTarij fouuegni, trouoffi ridotta in breue à gli vltimi an-u!a!gl1 Tl heliti. Conuenne à poco à poco il Rè Defiderio domar’ il coftante rigore con Io flringente bifogno; Finalmente s’inchinò alla fortuna;rila-Et è pre/iu all’arm*’e a^a diferettione del vincitore la Corona intera Lógobar-eo'i BéDe- da,e Carlo, fattolo prigione, quando andò in Francia fèco il conduffe, e fiderio. co]^ vinato poch’anni l’infelice, toccogli, terminato già il Regno, di terminar’anco i giorni. Così domatore , e Signore di tutta l’Italia il Franco Rè, fi pretefe dal merito di quefta Patria, egualmente domato. Ì^Mimftl'o Inuiò qui perfona eipreffa à renderle gratie copiofe $ à proiettarle il ¿ringraziar ¿cbito 5 eà dichiararfidi riconofcer da lei la padronanza d’vn Re-u ypubh- ^ ^ ^ pQtea ^ ^.nza • j £auore delibarmi fue, con la dilatione, cagione