61 MDXXXIf, APRILE. 62 riissimo suo fratello re di Romani, et in scambio et ricompensa ella si offerisse spendere 400 milia scudi ogni mese in aiuto di Sua Beatitudine et di la cristianità, a la qual strettamente ricomanda il Mus-setola per conto dii cardinalato, di sorte die se ne spera bene. Luchesi stanno in grandissimo suspetto, cagione per le gente imperiale che sono in Lunesana. Da MHan, di 7 aprii, al prefato duca di Mantoa. Il signor duca ha aviso che l’ambascia-tor del re Cristianissimo ha avuto a dir che adesso è venuto il tempo che la Maestà Cesarea e li altri principi cristiani sarano sforzali dare al suo re il stato di Milano se non lo vorano permetter. 11 me-demo 1’ ha dall’ ambassator suo da Roma ; il che quando anche sia vero, e che’l re prefato sia di questo animo, Sua Excellentia si fa molto gaiarda sperando con l’aiuto de l’imperator potersi difendere o resistere a chi vorà offenderla. Di 7, pur da Milano. Se intende che’l signor Ilerasmo Doria venuto da la Corte è passato di longo per la via di Genua. 11 signor Antonio da Leva partirà post dimane per andare a la corte dal signor duca, non ha potuto avere nè danari, né speranza di haverìi per conto di la sua provision et avanzi che li furno assegnati da la Maestà Cesarea. Il signor duca deve venire a Milano questa settimana, per quanto ho inteso da Sua Excellentia propria. 11 signor Gasparo dal Mayno è partito per il governo di Alexandria, et ha menato seco 8 o 10 homeni da pezo, per poter bisognando expe-dirli per fare le compagnie di fanti per Alexandria. Di 9, del medesimo La partita del signor Antonio da Leva non sarà tanto presta eome el designava per esserli rotto in un piede, che li ha dato gran fastidio, nondimeno dice voler partire quanto più presto sarà possibile. Penso che’l signor duca non verà inanzi elio così presto. Copia di una lettera di Padoa di sier Zuan Badoer, dottor et cavalier podestà, di 13 aprii 1532, scritta a la Signoria. Nana la morte del capitanio Michiel Gosmaier; ricevuta a dì 16 ditto. Serenissime Princeps, et domine domine colendissime. Mi par conveniente al debito mio revcrenter significarli lo atrocissimo excesso in questa matina seguito in questa città di vostra Serenità, aziò if tutto li sia nolo. Nella settimana santa proxima passata, per la iuslificatione si ha potuto haver, sono venuti in questa terra uno Zuan Antonio paduano qu. Francesco con uno chiamato Zuan Tomaso nea-politano et Ire servitori, facendo fama partirse dal campo del Marchese del Guasto, et havendo li prelati amicilia con uno certo Jacometo Cavalcatore et cuzom de cavalli de questo loco. In essa inslessa settimana santa lì predilli con esso Jacometo se partiteno de qui fingendo andar per danari per pagar cavalli comprati, et da poi ritornati in questa terra dove alti predilli sopragionse etiam uno altro Conseio con tre servitori, et praticando insieme con ditto Jacometo mollo familiar di domino Michiel Guaismer, cavalier de Strozi condutier di fanti et provisionato in questa Camera de Vostra Serenità, hebbeno trattato con esso Jacometo che intro-1 ducesse li preditti in caxa de esso domino Michiel per amazarlo, che a questo erano venuti in questa città. Et in questa matina lutti li preditti patroni et servitori et Jacometo, montati a cavallo, dicendo voler partirse, et reduli al Prà di la Valle, non mollo distante da la habitatione del prelato domino Michiel, smontati alcuni di loro con esso Jacometo, armali de spade et dage, venero a la casa del prefato domino Michiel, e in quella il prefato Jacometo familiar entrato, prima ascendese la scala, retrovato esso domino Michiel ancora non vestilo, li disse, come si iudica, haver portato li morsi pee provarli a soi cavalli, quali forsi di suo ordine havea comparati. Et venuto esso domino Michiel con ditto Jacometo el uno de li prefati delinquenti, con dei morsi novi in mano alla stala, dove era «no fameio* che havea parechiatì li cavalli, fingendo voler provar li morsi, disse esso Jacometo al ditto fameio eh© andasse a tuor uno poco di sai, aziò de lì se partisse per far lo effetto infrascritto. Qual fameio ri» tornato con il sai, perché ancora non li era tempo-di adempir il suo mal proposito, come si pensa, lo rimandò a pestar il sai, el in questo mezo forno adosso al prefato domino Michiel, et li deteno ferite 42 di daga et spada, talmente che subito morite, lassando la moglie con uno figliolo. Al qual rumor ritornato ditto fameio a la stalla, veduto il patrone in terra morto, volse fuzir per tuor arme, el per uno di quelli principali che era in la stalla eon Jacometo, incontrato esso fameio li dete eon la spada una ferita nel fianco destro, de pericolo de morte. Et essendo in essa caxa uno messer Jacomo inze-gner che in una camera lavorava di l’arte sua, vene in quella uno de li prefatli, et con la spada lo ferite di sorte che già, come mi è referto, è morto,