173 nostre da queli corsari, da li quali, uscendo loro con 1’ armala dii Signor ¡ureo, polrà esser falò qualche danno a li nostri, quando fussamo sprovisli, come per darli ad intender che se hora che siamo in pace et senza suspeto d’esser offesi, armamo et grossamente, che siamo per fare molto più quando li venisse in animo de venir a nostri danni. Entrò poi su la gente d’arme, di la qual disse che si dovea haver cura, et esser tenuta cara da quei signori, si perchè se poiria haver bisogno de loro fra poco tempo in Italia, come per mostrarse grati verso queli da li quali erano stati in questa ultima guerra fedelmente serviti. El qui disse che ancora che la fanteria sia la più forte et più potente parte di 1’ exercilo, egli non crede però che la genie d’arme sia così poco utile come da molti è tenuto, et che a creder così el se induce per la espe-rienlia la qual li ha fato conoscere in queste ultime guerre la utilità di le zento d’arme. Dicendo in questo proposito, che se ben le mani de tulli i membri de P homo operano solamente et il capo solo intende et discorre, se però tutto el corpo fosse o mani sole o capo solo non saria quel belo e quel perfelo che nasce da la varietà e da l’uso de diversi membri, così ancora che la fanlaria faccia maggior operatimi che altra parte alcuna di Pexercilo se però tutto P exercilo non fusse altro che fanteria saria quel deforme et mostruoso corpo nel qual non fusse altro che mani o capo, el che perciò egli laudava et la fanlaria ordenaria et la gente d’arme et la cavalaria leziern, et in somma quele parte da le qdal ne poteva venir un lulo perfeto. Soggionse poi, che quela tanta archibusaria che hora se usa quasi da tutti pò esser causa de la perdita de li exerciti, imperochè ne P affrontarsi questi tali sono el più de loro disarmati, et le vitorie tulle se aqui-stano più con le piche che con li archibusi, impero-chè quele rompeno gli ordini, da che ne nasce la vittoria, questi inanzi P affrontar si vogliono qual cosa ; et però egli ha sempre ordinalo talmente li soi exerciti, che ha voluto haver tutte le cose che hanno fato al'bisogno et di lulto quanto ha bisognato, di più nulla. El questo promise di far ancora peri’a venir. A la fine oferse sé in ogni bisogno nostro, affirrnando che in ogni nostro comodo era prompto a farli andare luto quel che li poteva andare, zoè la facullà, il stalo et la vita. 174 Di Roma, di domino Evangelista Brevio secretar io dii Papa, dii mexe di mazo 1532, al duca di Urbin (i). In camera non si possono comprendere li bisogni et oceurentie de li exerciti per vincere, ma bisogna haver la mililia et experienlia in core, et secondo la natura et volere de lo inimico el numero de lo exercilo a piedi et a cavalo, artegliarie, vic-luaglie, arme, guastatori el mililia de lo inimico, coso di grandissimo momento et consideralione. Considerata la natura de li siti dove dipende ogni victoria, bisogna governarse et pigliare el parlilo a vincere. Et fra le allre cose bisogna advcrlire de andar /col piede de piombo et non lassarsi movere al troppo animo, il che conduce li principi el capela-nei in mina, come acadete al re di Francia a Pavia, il qual credendosi con P animo suo el il suo cavalo et spada amazar ogni homo, fu rotto el presone. II simile acadele al re di Hongaria morto, il qual fuor di tempo andò a combatere. El medesimo acadete sempre si signor Bartolomio Dalviano, il quale per P animo suo excessivo fu rollo sempre, nè mai lui ruppe P exercilo inimico. El contrario si vide del signor Prospero Collimila, il quale andava col discorso et col piede di piombo, con lo avantagio dii tempo el de li sili, et però sempre vinse in fatti d’arme. El duca di Urbino, el signor Antonio Leyva, vano simel-mente col piede di piombo et vincono. Così lece il marchese di Pescara et Consalvo Ferrante. Nondimeno per il combattere dii Turco col Sofi et col Soldano, li quali tutti due ruppe, si può mollo ben considerare per la figura scrila dii modo dii Turco ad assettare il suo exercilo per combatere, che’1 bisogna guardarsi, andar a coni-balere con lui a fronte a fronte per la mirabile forteza si .vede in la sua bataglia per fronte, quando lui si è assetato a bataglia, et se pur la necessità o grandissima opportunità stringesse cristiani a combatere col Turco assetalo a largo in baia-glia, bisogna andar a trovare uno de li dui corni de cavali a le pinete ove è il debile, et se’1 sito servisse andare al corno de la Natòlia, il qual non è bono come il corno di Romania, li quali sono greci, overo contenersi nel combatere. Ma MDXXXII, MAGGIO. (1) L» carta 65* è bianca. (2) Questa indicazione pare fuori di posto perchè il testo eh« segue è continuazione del precedente.