123 MDXXXIt, APRILE. 124 Adì 6 ditto. Zorzi di Otranto partì del Zante n dì 3 de l’instante, referisse che il giorno avanti al suo partir gionse de lì uno schirazo di fermenti per Venetia, veniva da li castelli già zorni 9, et hebbe lengua col patron et scrivali del ditto', el nome di quali non se ricorda, quali ge narorno che il Gran Signor in persona et Imbrain attendeauo a far buttar galìe in acqua con gran solicitudine. Et che fino a quel giorno erano sta varate fino ga-lie 70. Et che hanno veduto passar da ditti castelli galie 20, capitatilo di 10 il fratello di Curtogoli, che era stà expedito pel Signor a la guardia di Rodi, e capilanio di le altre 10 il flol del Moro, che andava a la custodia di Soria, et che tutti li turchi eridavano : « In Puia, in Puia ». A dì 6 ditto. Todaro Eliopeto da Corfù, patron di navilio, referisse parlirse da Uva apresso Negroponle adì 18 del passato, et esser venuto a Lepanlo a li 24, unde venero 4 ulachi per Irovar il flamburaro de la Morea, con comandamento del Gran Signor che l’andasse a Costantinopoli ; ma i non lo trovorono, che’l non era ancora venuto ne la Morea, et andorono a la volta di l’Aria per Irò-vario. Et ha inteso da ditti ulachi che’l Signor avea fatto butar iti aqua galìe 200, quali erano a Gali-poli. Interrogato se 1’ ha inteso che volta dovea piar ditta armada, rispose che niente si sapea, che alcun, sia chi se voglia, non sapea dove debbi andar tal armala ; ma haver inteso da quelli spachi di la Morea, come il Signor vole andar a la volta di Vienna. Item, referisse che appresso il loco dove l’era di Negroponle si trovava il corsaro Lucifer con 8 fusle grosse, et che li era venuto ordine del Signor che dovesse andar dentro, ma costui non volse andar, che si dubita esser il dillo corsaro ruina quelli mari di l’arzipielago; et si trovavano a Setine do nave ragusee, a la qual i deteno la battaglia do, o tre volte, ma non li poleno far niente, pur fecero imboscala, et preseno li homini del schifo che era venuti in terra, el hebbeno ducati 400 per il loro rescatto. A dì 9 ditto. Marco Forner da Chioza patron di marziliana, partì da Brandizo l’ultima festa di Pasqua a dì 2 de l’instante, referisse che a Brau-dizo si fortificavano quelli castelli con gran sollici-47* Indine, che è slà fatto una muraia grossa al castello da terra che signoriza quella forteza, et che lavoravano zerca 1000 persone, et che’l capilanio Arcon in persona sollecitava tal fortification. Et che ha-veano grandissima paura del Turco, che se dicea dovea andar de lì. A dì 10 ditto. Jaaonao Marino da Sanla Maura, parli luni 8 de l’instante, referisse che era venuto una spachi a levar quel flamburaro et che venere passato esso flamburaro se levò de lì con tutta la gente e con li albanesi; ma non sapea per che loco cavalchino. Dice certo aver inteso da alcuni ianizari ventili da la Porla che vele 200 erano ussite da Constanlinopoli, ma non ha inteso a che volta debbano andar. Bel ditto Proveditor di Varmada da Corfù a dì 14 aprii, ricevute a dì 29 ditto. Come hozi era levato con tre galìe Contarina, Sanuda et Duoda per andar al Sasno, sperando che’l capilanio del Golfo vengi etiam lui. Scrive di danari di 1’ Arziepiseopalo ha auto solum ducali 90 d’ oro. Avisa, per un navilio parli eri dal Sasno, referisse a la Valona esser ussite fuori fuste 3 et una galeola. Et per uno da Chioza parli da Taranto già 9 giorni dice che a Taranto erano do fusle et una galeola che palmavano, et dubito non vengano in Golfo. Et manda la relation di uno, manca da Costantinopoli za 36 giorni, la qual dice cusì : A dì 12 aprii 1532, in Corfù, Iseppo nevodo del Piegano habifante a Corfù, partì da Constanti-nopoli a dì 5 di marzo, refesisse che a quel tempo non erano buttate in aqua alcuna gali», ma si lavorava con gran forza di maislri, et che la galìa capitania era ad ordine; et si ragionava che tutte le galìe seriano in aqua per tutto il mexe di aprii, zoè galie sodi! 150, il resto saria fuste fino al numero di 200 vele, fra le fusle del Signor e quelle de li corsari ; el che 5 o 6 de li quali erano in-(rati, non sa il nome. Che a Costantinopoli et Ga-lata era fatto grandissima quantità di biscotti. Zerca il progresso di tal armada referisse che si ragionava quella dover andar in Puia et cussi esserli stà confirmato da uno suo amico, homo grande, qual li hebbe a dir, caso che l’armada non facesse bota in Puia, che al suo ritorno si dovessamo guardar da quella. Da Sibinico, di sier Bernardo Balbi, conte e capitanio, di 22 aprii, ricevute a dì ultimo ditto. Come a dì 18 ave lettere dal Defterdar di Scardona, che si duol che cerli tristi con una barca la notte andono sotto il castello di Velim et de-predono tutto uno casal de soi morlachi, prese do fradelli, uno nepote e una dona, un’altra amazono, et mandò uno di quelli che fo presi el scapolalo, pregandomi fazi bona provision; unde per vicinar ben con dilli turchi quello tnorlaco esaminai, disse il sabato Santo esser venuti do morlachi fuzili da