31 MDXXXtl, APRILE. 32 ciato da doi giorni in qua ad uscirò di palazzo cl andar a spasso sopra certe ¡solette che sono qui contigue a la terra nel Danubio, lochi amenissimi di grandissime recreation. Tien pur ancora Soa Maestà voluntieri la gamba a riposo, però, gratia di nostro Signor Dio, se ne sente assai ben. Di la dieta non ho che dir altro, nè penso che, sin questi passali dì santi, se ne senta altro. Il duca Giorgio di Saxonia è venuto già 5, o, 6 giorni, et fra che quesle cose di la dieta si vano differendo, et fra che l’impresa dii Turco si tien mo per certissima et indubitata, si comincia a dubitar che si starà qui più che non si voria, et che non bisogneria certissimamenle, perchè questa è la più povera cità che si possa veder et già vi è grandissima penuria di ogni cosa. Dii ditto, da Ralisbona, di 26 marno. Fui l’altro giorno a basar le mani al serenissimo re di Romani, qual mi vide molto volunlieri, et mi fece granosissima aeoglienza, dimandandomi mollo amorevolmente dii ben essere di Vostra Ex-cellentia. Io gli risposi quanto mi parve conveniente al debito che si ha a l’amor et benignità di Soa Maestà verso Vostra Excellenlia, et agli cortesi offici usati per lei quando è stalo il bisogno. Universal fama per tutla la Corte è che l’illustrissimo signor Ferando verrà presto in Italia, ma però Sua Signoria non ne sa cosa alcuna. Soa Maestà persevera bene, et non solo persevera, ma si augu-menta in fargli careze cl favore, et avanti heri che Soa Maestà andò a spasso gli fece onor di parlare sempre apertamente con Sua Signoria lutto il tempo che stelle a cavallo, che furono di le bore presso che Ire. Il qual favor raro et inconsueto a Soa Maestà di usar con alcuno, ha confirmato questa opinion in la Corte, però, come dico a Vostra Excellenlia, Sua Signoria per ancora non ne sa altro. Fu posto, per li Savi tulli, che per pagar alcuni legnami tolti per Famagosta et dar page a li fanti vanno ut in parte, siano tolti ducali G00 di danari di le presente occorenze, ut in parte. Fu presa. Ave : . . . . Di Anglia, vene lettere di sier Carlo Capello orator, di 25 fevrer, da Londra, di 13 et 20 marzo, et dii capitanio di le galle di Fiandra, di Antona, di 22 fevrer. Qual fo lette, et il sumano è qui avanti. Da poi, a bore 24, licenliato il Pregadi, restò il Serenissimo con la Signoria, il Collegio el i Cai di X, a lezer uua lettera dii dillo orator di Ingilterra, scritta a li Cai di X ; et lela, veneno subito zoso. A di 7, domenega di Apostoli. Jusla el solito il Serenissimo vestito di sotto d’ oro et manto di raso paonazo et barela di raso cremexin, con li oratori : loiperalor, Franza, Anglia el Ferara, mancò Milan, il prirnocerio et lo episcopo di Baffo, et niun Procurator, con le cerimonie ducal ; portò la spada sier Zorzi Venier capilanio a Bergamo, iu veludo cremexin, fo suo compagno so zerman sier Ilironimo Malipiero qu. sier Perazo, in veludo cremexin allo basso, et olirà li ordenari, zerca 20 all ri tra li qual sier Vetor Morexlni in paonazo, qual mai non manca. Fu fatto la mostra de li 100 fanti vanno a Famagosta, per la piaza di San Marco, soto il Perduzl. Fu posto banco per sier Hironimo da Canal, va proveditor in armada, in veludo cremexin. Era con lui sier Vicenzo Capello electo capitanio zeneral da mar, in scartato, et cussi li soracomiti elecli, et altri. In questo zorno, per parte, a Lio si dovea Ira-zer il palio dii balestro, ma questi Cai di X volseno remelerlo a trarlo hozi 15 zorni. Da poi disnar, fo Gran Conseio, non vene il Serenissimo. Inlravene un caso, che sier Antonio Venier qu. sier Zuane dai do Ponti, fiaslro di sier Bernardo Pixani qu. sier Francesco, intròiti eletion, poi mirò dillo sier Bernardo, et visto le leze, i fiastri se ca-zano con li paregni et li paregni con li fiastri, fo mandalo zoso di eletion, et publicato la causa ; et poi letto quelli se cazano da capello, fu fatto capitanio a Zara et altre 10 voxe, et principia a far li XL nuovi, et tutti passono. Fu posto, per li Consieri, dar licentia a sier Lorenzo Sanudo podestà di Cittadella, di venir in questa terra per zorni 15, lassando in suo loco sier Francesco Justo suo cugnado. Fu presa. 573, 52, 3. A dì 8. La matina. Vene in Collegio l’orator cesareo, per il qual fo mandato. El da poi le parole zeneral ditoli per il Serenissimo, li fo fatto lezer la risposta fatta col Senato a li danari richiesti per far conlribulion a la Cesarea Maestà per l’impresa conira il Turco, come fa il Pontefice, scusando il Stato per li rispeti ben noli a la 'Cesarea Maestà, unde esso oralor restò satisfatto, dicendo scriveria. Vene 1’ orator dii re di Franza insieme con il capilanio Rigon di nalion spagnol, voi andar per nome dii re Christianissimo al re Zuane, richieden*