32 L MDXXXU, GIUGNO. 322 o per legge statuito, o con longa el laudata consuetudine iutroduto et osservato, che ciascuno che ritorni da qualche legatone venga a questo sapientissimo et prestantissimo Senato, non a renderli ragione de le aclione sue che da le medesime lettere di tempo in tempo scrile da lui si ponno ha-ver chiaramente comprese, ma a referire si alcuna cosa de le sopradite hanno in questa o negociando o altramente investigando cognosciuta degna da essere da prudenti senatori udita et ponderala in beneficio de la patria loro. Tale officio hanno innanzi a me con sua non mediocre laude usalo molti di questi senatori el passati el presenti, tra quali vi sono stati alcuni che havendo negoliato npresso quel medesimo Principe da cui bora io vengo, hanno de lui et de li soi et di le cose sue copiose et distintamente referito quanto è sta per loro veduto, che poco per avenlura a me do-vria restare che dirne di più. Nondimeno non perdi’ io mi pensi di poler a questi pur agiungere non che superarli, ma perchè le cose dei Principi et. Stati de giorno in giorno si vanno in diversi modi dimutando, et io non con Cesare solo ma col Serenissimo suo fratello nel concorso de tutti quasi li Principi et stati di Germania ho avuto a negoliare, da che pur posso haver compresa alcuna cosa nova degna di relatione, hozi son venuto ad eseguire questo officio per dechiarire quanto più potrò breve et distintamente a le Signorie Vostre Esculentissime, quello che io ho potuto intendere, in 28 rnexi che son stato al servito loro, de le conditone de uno imperator che da Carlo Magno in qua non ha la christianità havuto, considerata bene ogni qualità sua, il maggiore, et di uno re di Romani suo (rateilo a lui non meno di volere et di observantia che di sangue congiunto et di stalo et di forze a niuno de li maiori soi inferiore, el di una provinlia che fu sempre sì per la largeza dei confini, come per la moltitudine et ferocità di populi non solo a li proximi, ma a li lontani de slima el di terrore, la quale a questo Stato nostro è si vicina, che quanto esso si exlende in Italia da li ultimi termini soi, tanto mediante li Stati de J26* questi doi fratelli confina con lui. in che se esse mi preslerano un poco de la solila loro benigna audientia, spero di essere ne la mia naralione tale che io li sarò non solamente non tedioso, ma forse ancora non ingrato. j27 L’imperator presente, che ora è di anni 32, ha nella Spagna li regni soi, excepto quella parte del regno di Portogallo, in Italia ha li regni di Napoli I Viarii di M. Sanuto, — Tom. IVI. el di Sicilia et in Germania olirà quelli ehe’l lassa in dominio del fratello, li stati di la Fiandra et prò-vinto congiunte. Et degli regni di Sicilia, Napoli et Ptiia. De questi regni, detratte le spese che si fanno necessarie per il governo et custodia de li popoli niuna o poca entrada ordinaria ha, perchè de le intrade de la Sicilia per li soi re predecessori fo impegna una gran parte, ma di le tratte di for-menli et altro che non si dice cosa certa ne cava alle fiale assà summa de denari et. extraordinariamente de sussidi dimandali secondo li bisogni di tempo in tempo. Et 1’ anno passalo questo regno li promise pagar in tre anni unze 100 milia, che fanno de ducali d’ oro .... ducati 250.000 Fra le spese olirà li provisionali è quella di le 6 galìe, lien per custodia di le marine di quella isola e del regno di Napoli et securtà di navilii loro, di le qnal do si paga a provision, come le galee di mes* ser Andrea Doria a ducali 6000 1’ una, e sono quelle del signor di Monaco, le altre 4 si paga al modo di quelle di Spagna a ducati 3500 1’ una, e de l’isola si tuo li sforzati a remo, et per questo vien a spender a P anno.......ducali 26.000 Dii regno di Napoli per li soi antecessori el per Soa Maestà è sta impegnale et parte vendute molle cose, e detrale le spese ordinarie, non solum non li resta entrada ordinaria alcuna, ma più presto li convien aggionger di novo dii suo ; ma ben estraordinarie de sussidi secondo li bisogni ne cava assai, come nella guerra passata, et questo anno ha tratto un servito da esser pagato in tre anni . . ducati 600.000 In le spexe et li danari ogni anno Soa Maestà paga al fratello per il testamento dii re cattolico che li lassò questi stadi, con dar pensión al fratello Ferdinando, ozi re di romani. Di le qual avendo pagato da pò che andò in Alemagna ducali 100 milia, li resta a pagar ancora altra-tanti, che è annua pensión de ducati d’oro 60.000 Oltra di questo è la spexa di le gente a cavallo ordinarie: soleano esser 12001anze, hora sono solum 600 lanze et 800 cavalli ligieri,che venirà, reducendo li legieri a ho-meni d’arme di 1000 lanze e pagando ducali 80 per lanza et a li legieri 40, con le provision di capetanei monta ogni anno due. 100.000 81