333 MDXXXIt, GIUGNO. 334 mania e di lidie le altre si hanno a vedere di giustizia e di ragion in tulli li siali, e bisogna sollo-scrivi di sua mano, prima che vengino a la signatura dell’imperator. Il comendador di Calatrava magior et I’ arzivescovo di Bari non hanno carico di canzelier come questi doi se non sono conseieri ordinarli et si reducono con questi a consultar, poi entrano nel Conscio dell’imperador, de li altri niuno è si reduca a consultar con questi le malerie, ma ben entrano tulli nel Conseglio dove sia P imperalor. De li quali il conte di Nansao ha più gratia et aulorilade con l’imperalor cho niun altro, et saria etiam di magior autoritade se volesse pigliar carico di governo e usar il potere che ha con Sua Maestà, perchè lo ama molto et li ha gran rispello, ma esso non pare che si curi prender alcun carico di le cose del governo, se non va ne li Consigli dove sia P imperator, et dice liberamente il parer suo. Monsignor di Prato dipende mollo da lui et è slimato valere assai. II qual è sialo adoperalo da Cesare in molli manegi e ultimamente in quelli di Pranza, nè mai ha voluto accettare dal ro Cristianissimo pensione né dono alcuno. È dall’im-perator molto amalo, et in Tornai li io dato Po -dine del Toson, qual non hessendo homo di stalo, ma semplice zenlilomo, si reputò che fusse molto honoralo. Monsignor de Enicarme non é adoperalo molto, nè se impegna in negolii. Il marchese di Arascot et monsignor di Beuren sono capitani di gente d’arme, entrano ne li Consegli de P imperator, in quelli che tratano cose di guerra. 11 primo di questi doi fu nepote di monsignor di Chievers però è sialo con li fratelli favorito mollo da P imperator e a P ultimo de li fratelli li diede P arzivescoado di Toledo, il quale é morto. A doi altri ha fallo aver li episcopati di Cambrai et di Tornai et a esso marchese donò il ducalo di Sora nel regno di Napoli, che fu lolto al duca di Urbino. Et perchè è molto reputato, gentil, cortese e prudente signor, è sta dillo che lo havia a far viceré di Napoli. Il secondo fu figlio di monsignor di Rus over di la Rosa, chiamato in Italia, che fu preson in questa terra, il qual ha molta gratia con Pimpe-ralor, ma non se interpone mai in alcun negolio. Di- questi consieri niuno è di lanla autorità che non parli con l’imperador con rispetto grande nelle cose sue, perchè Sua Maestà non si remetle ad altri se non in quelle che vanno per l’ordinario corso, ma tulle le altre vuole ella ¡stessa ben cogno-scere e in tulio vi mette pensiero, nè voi alcuna cosa passi senza lo intervento o saputa sua. E quando li par cosa de importantia liene apresso di sè, in memorialelli di mano sua propria, tutte le opinione et Consegli di soi, et voi non P autorità di alcun, ma la ragion vagli con seco el fa le deli-beralione poi a modo suo; e per il passalo fo ditto era governato da monsignor di Chievers e da poi dal Gran Canzelier; bora in tulle le sue actione è mollo prudente et si lien de li soi niuno sia più saldo conseglio del suo. Cerca iustificamenle procedere in tutte le cose sue e rende la ragion, che 130* ciascun convien restar satisfallo. Parla el risponde con parole breve, ma prudente el grave et de gran suco. Nelle deliberalioni sue mollo considerata-mente procede, ma è lardo, et questa è la causa, et poi vieti laudalo da ciascheduno, et olirà dimonslra una gran prudentia, molla religione et summa bonlade. Ha la Sede Apostolica in summa observanlia, parla del Pontefice e della chiesa Romana con molla reverenda, e di ogni ordine di religiosi che siano di vita esemplar e stimali di dottrina, mollo li honora et li dà fede in le cose appartengono a la religion. El in Germania per honor di questo ha posto exlrema cura et fatica con lutti li Principi et Stali per componor lo differentie de la fede et redure le opinion de molli al vero riio cattolico. Come imperator christianissimo è ardentissimo di P honor de la fede e di la chiesa di Cristo, ma non ha voluto in queslo operar le arme. Tene la dieia in Augusta per tal cagione et volse si desse in scrittura quello si credeva, el cussi li calholici farli risposta aziò si vedesse in quello discordavano. Et volse poi fallo questo, che tra pochi di una parie e l’altra fusse conferito insieme, et che non di cerimonie et abstinenlie de cibi soli, ma de altro più importante parlassero, et li oferso il Concilio, et vivessero a loro modo ma si abstinessero a lore li beni et entrade de le chiese e cessasseno far predicare queste nove opinion loro, e astringere i monachi e monache a vivere ne la religione, nè ussire de li monasteri el maritarsi. Et per indurli usò il mezo de molti principi conjonli di parentella con loro, e Soa Maestà Cesarea prima li exorlò, poi usò parole minatorie come ad imperator christianissimo si conveniva, ma furo più duri et obslinati ; fece contra di loro !a pena del bando imperiale, ma nulla ha iovato con alcuno di questi ; ben hanno dimostrato far qualche stima di la pena imperiale, et più volle hanno supplicalo Sua Maestà fusse contenta suspendere fino a la celebrationc del Conci-