429 MDXXV, GENNAIO. 430 co Grimani procurator fradollo dii patriarca do Aquilegia, et sier Marin Coniarmi qu. sicr Borto-lomio barba di sicr Marco Grimani qu. sier Nicolò podestà di Aquilegia, dicendo che dillo sier Marco è slà menalo a Gradiscila, et che si provedi che ’1 sia lassato perché sia gita le iurisdition di la Signoria nostra et non di quel Patriarca ; però che lo Archiduca pretende che Aquileia sia sollo de lui, la qual havendo dominarla la Patria, eie. Unde lutto il Collegio fo di opinion di parlar a li oratori cesarei sono qui altamente, et fo mandato per loro. Veneno li ditti oratori cesarei, zoè il protho-notario Carazolo et domino Alfonso Sanzes e li oratori di Milan domino Francesco Taverna dolor e il cavalier Bilia, ai qual, da poi usatoli alcune parole per il Serenissimo, li fo fato lezer la risposta presa nel Senato a la richiesta per loro facta in far unir le nostre gente con le soe, la qual in con-clusion fo negativa per non esser tempo di meler il nostro Slado a pericolo, si per esser il Chrislia-nissimo re potente in persona, come per la paxe ha facla il Ponlifìce intervenendo Fiorentini et il ducha di Ferrara con il Chrislianissimo re; et il brieve mandatone, e tanto più che ne par esser qualche abochamento di tratar acordo fra il signor Vicerèe francesi; con altre parole ben poste, come apar in la ditta risposta. Et il Carazolo disse . . Da poi, il Serenissimo li parloe de la retention dii Podestà di Aquileia, et leta la letera di tal aviso, il Doxe li parlò altamente, che quel capitanio di Gradisca domino Nicolò di la Torre si liavia porlà malissimo etc. Unde loro oratori cesarei mónslrono dolersi molto, dicendo scriveriano per la sua liber.t-tion. Etiam, aviseriano l’Archiduca serenissimo di questo tal atto fato; e cussi la Signoria in conformità scrivesse a l’ Oralor nostro in Austria si dolesse di questo, e al Capitanio che subilo lo dovesse relassar. Et l’oralor Sanzes disse è cosse di subditi eie., et che etiam lui ha hauto molle querelle et esser slà brusà feni etc. su quel di l’Archiduca ; ma che lui non si ha curato di dolersi di questo. E1 Doxe li disse che questo alto è di gran importantia; con altre parole, sì che romaseno di farlo retassar immediate. 258 * È da saper. Ozi zonse il sopranominato sier Marco Grimani podestà di Aquileia in questa terra, el qual era slà da quel Capitanio di Gradisca liberato, e tenuto do zorni in una hostaria e poi fato ogni expe- rientia che ’1 volesse zurar di obedir li soi mandati, e lui non volendo,dicendo è messo lì per il Patriar-cha e lui non voi ; unde lo lassono andar quasi dicendo esser grami di quello hnvia falto. Hora la causa fo, che per certo vilan retenuto per il dillo Podestà di Aquileia de ordine dii Patriarca ! et havendo quel Capitanio di Gradisca mandatoli do co-mandamenti che ’1 venisse a parlarli, e lui non havendo voluto andar, a dì .... a bore 10 vene in persona con .... cavalli et ... . fanti e lo levò di leto e di caxa e lo menò via. Di Crema, fo ìetere di 9, fiore 4 di nocte. Come heri non scrisse per non haver cosa alcuna di relalione. Hozi li è ritornali doi exploratori, uno dii campo francese l’altro di Milano, et manda li reporti. Et per uno suo venuto da Lodi, li è slà reffe-rito che de lì se diceva clic quelli di Pavia si havia reso al Chrislianissimo re. El da alcuni altri pur di Lodi venuti li a Crema, il medesimo li è slà ditto ; tamen tal nova non risona se non da Milano et da Lodi, et hessendo vera resoneria da ogni banda ; et diman si certificherà dii lutto e aviserà. Li cavalli jizieri francesi heri sera et questa mtlina sono corsi fino apresso Lodi da due bande, dove hanno amazalo alcuni homini et menato via certi cavalli. Scrive esser stà condule lì a Crema sopra li carri alcune barche e tavoladi per far ponti quali vanno a Lodi ; et li lanzinechi sonode lì, dicono voler questa setimana una paga integra, la quale g’ è stala promessa, per quanto ha inteso. Nicolò da Crederà mandato per il magnifico Podestà di Crema al campo francese sotto Pavia, dico de fi esser partito Sábalo a mezo zorno fo a dì 7, et il Mercore, Zobia et Venere avanti haveano batulo Pavia el fato cascare una torre verso Tesino, et etiam de le mure ; ma quelli de Pavia lavoravano a far li repari; et ha inteso che sopra il cavalier che hanno fallo li hanno tiralo pezi 12 de arlelaria per batter ne la terra. El lavoravano per cavar l’acqua del Tecino la quale è bassa ; ma ad ogni voler de francesi la puono trazer lutla perchè cussi P hanno aconciata. Item, dice che quelli di Pavia Venere di notle a di 6 ussirono tre volte fuori, et fecero dar alarme al campo, et se retirorno. Ha etiam inteso 259 che la Maestà dii He é d’opinion de far dar a ogni modo lo assalto a Pavia. Stefano da Mozanega mandalo per il magnifico Podestà di Crema a Milano, dice de lì esser parlilo heri sera a dì 8 a hore 20 ; dove lì sono zercha 10 milia fallii el buon numero de cavalli legieri et assai buon numero di gente d’arme, per quanto li