1U7 ìUDXXIV, Piero Landò, una gratia a Zuan Antonio Taienle, ciladin di Venelia, qual za anni 32 insegna a scriver a li zoveni di Cauzellaria, di poter far stampar per anni 10, nè altri che lui. possi far stampar, sotto pena di ducato uno per opera, le infrascripte opere composte per lui. Una nuova invention di metter in stampa ogni qualità di lettere. Item-, uno libro maistrale insegna a lezer e scriver. Item, luminano di aritmetica, insegna a far raxon di mercadantia. Ave 133, 7, 3. Fu presa. 118 Advisi di le cose dii campo de inimici, et de Milano, per lettere di Lodi, di 12 Novembrio, aule per lettere di Sonxin, dii Venier ora-tor nostro, date a dì 13 ditto, a hore 4 dì notte. Che una spia, partita de Milano a li 11, retlerisse che molti homini d’arme et due bandiere de fanti aventurieri francesi sono andati dal campo a Melzo, passando per Milano. Che a porla Ticinese e non all’ intorno del castello allogiano li 2000 svizari, et li hanno seco dui pezi de artellaria. Che stanno permanente in Milano alcune compagnie di genie d’arme. Che di notte si lavora all’intorno del castello a far bastioni e trinzee, et di giorno li medemi gua-stadori perseverano in minare li bastioni a li re-fossi. Che molla viclualia si manda da Milano al campo. Che dal campo de inimici sono venule due spie et uno trombela de li nostri, concordano tulli che francesi stanno intenti a divertire Ticino in Gravarne et ad fare alcune trinzee et ad obsidiare Pavia, con dir che dentro non gli è victualia el che per fame la vogliono pigliare. Che molle genie d’arme sono parlile et alongale dal campo per andare ad allogiare nelle ville cir-cumslante. Che hanno carestia di polvere et ballote, ma dicono expectarne assai. Che comunamente sono fora de speranza de pigliare Pavia, et affirmano tra loro esser morii più de 300 homini d’arme el più de 4000 fanti. NOVEMBRE. 198 Riporto de fanti 3 ussiti di Pavia Mercore di notte venendo il Giovedì, fo a dì 9 de Novembre, mandati fora dal signor Antonio da Leva al signor Viceré et signor duca de Milano. Che Pavia stà bene reparala al contorno con una tagliala de dentro, con li fianchi che balleno dove è il bisogno. Che li fanti alemani, spagnoli el italiani et quelli de la cità apli a portare arnie se deportano bene, facendo le guarde cum sutnma vigilantia, et stando dì et nocle presso li repari. Che hanno abondalia di formenlo, vino, carne et ogni altra cosa a sufficientia, salvo che de strami per li cavalli. Che de dentro stanno senza timore alcuno, ancora che ’1 re di Franza havesse altre lanlo exercilo di quello ha. Che francesi incominzorno batere Pavia Domenica, che fu alti 6, et continuò lutto quello dì et il dì seguente, ma non troppo gagliardamente ; ma che ’1 Martedì, da due bore avanti giorno sino alle 1 18 baterno gagliardemente da due canti, zoè verso Borgo Ratto et verso porta Santa Juslina. Poi ad dieta hora incominzorno ad dare lo assalto prima da porla Sanla Justina, dove forno rebatuli da li nostri con morie de molti de loro, e in quello me-demo istante detero lo assalto verso Borgo Ratio mollo gagliardo, et li nostri lassorno venire sino presso il muro Ire bandiere di fanli, poi con 1’ artellaria grossa, fochi artificiali, archibusi et schioppi gli dettero dentro et de quelli pochi ne scamporno, et lutti li altri che volseno seguire forno morti o feriti da schioppi, come di sopra, tanto che francesi con gran furia e disordine se retirorno allontanandosi da le mura, come se volesseno partire in tutto. Che de li nostri non sono morii 6 et allralanti feriti. Che francesi da quello di in qua mai hanno bap-tuto, nè templato cosa’alcuna. Che li nostri, la Domenica et Lunedì ne amazor-no molti et molli ne ferirno. Che a l’assalto venero molte gente d’arme in bianco, de quali ne fumo morti, ma poi vedendo reculare li fanti, non osorono venire avanti. Che li nostri de dentro hanno deliberato prima morire tulli che perdere quella città.