055 MDXXV, FEBBRAJO. G5G insino al forte de li francesi, stimasi per riconoscere il paese, et afrontosi in doi milia fanti francesi con li quali apizoron grossa scaramuza, et amazonovi 500 liomini et li altri messe in fuga, et tanto oltra spinse i soi, che passò l’artigliaria francese, et per mancamento de chiodi non la poterono inchiodare; de li quali non andorono provisti, che non si pensarono di potere mai passare tanto avanti. Eravi presso uno grosso bataglione de’ sguizari, il quale non si volse muovere un passo per socorerli. De li cesarei ne sono morti 15, et allretanti feriti. Stimasi questa cosa di non poco momento, la quale scrivo a vostra excellentia per cosa certa. Certi ho-meni d’arme francesi havevano per spia, chedovea-no venire al signor Viceré 3000 ducali : se missero alla strada presso Lodi per torli, et aziò che li lodigiani non potessero dare soccorso a li prefati apor-tatori dei dicti danari, se misero a bruciare el ponte et gittare le guardie in Ada ; ma non li riuscì a pieno il disegno, perchè vi corsero li lodigiani et li fecero retirare, non arsero se non due barche, le quali vi sono state rimesse, et pasasi come prima, le guardie si misero a nutar, et scamparono tutte, et li danari venero a salvamento. Li medesimi bollimi d’arme ritornandosene si scontrarono in certi cavalli legieri de li cesarei, et di essi ne furono presi 34, i (Juali de hora in bora si espectano qui nel campo. Scripsi come il signor Joanino de Medici, scara-muzando con li pavesi, era stalo ferito ne la coscia presso a la pancia o lì circumcirea. Questa malina e venuto adviso certo, per le spie cesaree, che la ferita è nel ginochio, et mollo pericolosa ; altro non c’è di novo, degno di vostra excellentia. A le bore 20 in circa, il signor Joanino de’ Medici mandò lettere al signor marchexe di Pescara supplicandoli che volesse farli fare una scoria per insino a Piasencia, dove voleva andare ad medicarsi * di la sua ferita. La qual cosa obtene graziosamente e andò via. Stimasi comunemente che di la prefata ferita il caso suo sia periculoso. Questa sera, ad hore 2 circa di notte, si fece una poca di scaramucia per li pavesi et questi di qui con li francesi, et la causa fu per metter dentro spie. Questa nolte è venuto adviso dì la presura dii signor Joani Ludovico Palavicino, el altri gentilho-mini cremonesi, benché di questo vostra excellen-lia ne sarà meglio informata di me. Questa mallina de li 21 non c’ è altro di novo. Racomandomi a vostra excellentia, che Dio la contenti. Data nel campo cesareo, in una grota di Trili-vre, a li 21 Febraro 1524, ad hore 1G. Sottoscritta : Di V. E. servilor Fortunatus Vechius oraior Senarum A tergo: Al clarissimo et excellentissimo signore il signor Oratore veneliano apresso la excel-lenlia dii signor Duca. Questa è l’altra lettera. Excellenlissioeo mio signore. Siamo a li 22 de l’instante, et ancora che poco sia innovato tra questi exercili cesareo et francese, nondimeno, perchè giorno per giorno vostra excel-lenlia sapia quello che sucede, non ho voluto mancare di scriverlo. Ileri matina questi signori cesarei fecero intendere a tulle le genie d’arme, che si dovessero provedere de victualie per tre giorni, et non si sa per ancora a che eilecto. Questa mattina sono usciti di Pavia 3G cavalli da artigliarla con uno capilanio el uno pagio dii signor Viceré che vi era rimasto amalato et altri cavalli el sacomani, li quali ho veduti. Ileri sera certi cavalli legieri francesi ne fecero dare a l’arme, che venivano per far preda de li cavalli che andavano ad beverarsi; ma si risolvete in niente. Altro non ho di novo a scrivere a vostra excellentia, Dio la contenti, et racomandandomele. Data in campo, a li 22 di Febraro. Sottoscritta come in l’altra. A tergo ut supra. A dì 26 Fevrer Domenega di carlevar. Re-dulo il Collegio, fo ballotà la vendeda di le posses-sion di foraussiti a Cotogna fo di Antonio da Tiene ai Suriani, acciò se babbi presto li danari, che sono ducati. .. Vene l’orator di Ferara molto dì mala voia, dicendo la nova venula molto de impof'antia, el per saper qual cossa, et che nulla liavia dal suo signor. Veneno li cinque oratori, videlicet il Carazolo protonotario, et il Sanzes vestito di sollo di uno saio d’oro con una cadena al collo, oratori cesarei, el Pazeo oraior anglico, li do oratori dii duca di Milano Taberna et il cavalier Bilia mollo aliegri et di bona volia, con una grandissima comitiva di milanesi sono in questa terra, zenoesi di la sua fatione Adorna, et spagnoli; erano zerza 100. Et mirali in