33 MDXXIV, OTTOBRE. che benché el duca de Burbono dica che se debe andar ad cercare il re di Francia o aspeelarlo qui, che non gli è forma de fare nè l’uno né l’altro, perchè andando imi el Re se fermerà; el come sia bene combattere un esercito più grosso del noslro e una terra quala el sia, et tanto più che non have-mo tanta genie da cavallo per poterli cavare da donde saranno,el li minici con li soi cavalli ella mila de li paesani ne (orano tutte le viclualie a Pin-torno, come fanno al presente li paesani soli. El mare polemo melere per perso, perché non havemo se non le galere, el quelle sono di sorte che don Ugo dice, che se qui fusse la persona dell’ Imperatore, che non staria con esse. El se amiamo ad ritrovare ditto exercilo, quelli de Marsilia saltarano di fora subito e ne sarano a le spalle el al costato, el piglierano (ulte le terre che lassatilo drielo per non esser chi le defen la, nè nui tenerne gente per dividere dal campo nostro, et ancora che le lenessemo non si può fare, aspellando che più succedesse il medemo. Lasso da parie, che ancora avessemo lutle le viclualie del mondo el tulle le gente del mondo, non havemo pur uno qualrino e queste cose ne sforzano a retirarse, et queste medeme credo ne slorzerano a non fermarsi in Provenza, perché le terre che lassanio sono mollo pegiore che quelle denante, et il danaro quanto più amiamo, tanto più necessario. F.t queste cose io le vedeva anti che me parlesse de Italia, et le cognobbi sino da Ais, perché vidi che il re de Anglilerra non passava et che lo Imperatore facea quello che poteva el non più, el che li nostri denari veneano de sorle che ancora la volunlà de li principi fosse bona, non potevamo essere servili in Italia. In Italia lo aricordai et supli-cai, el da Ais lo scrissi e proposi il remedio, perchè, in posanza mia non era altro, et quello che sarà adesso è de relirarme con molto bono ordine. Else li inimici ne agiongerano latito apresso che si possiamo toccare, ne reusciremo con vieloria o staremo al paro con loro. Supplico ad vostra signoria proveda ad lutto quello ho scriplo di sopra, et di più facia assicurare il camino de la montagna quanto sia possibile; et mi pare che la persona di vostra signoria con la gente che è ivi se possa reccogliere et arrivare sino al piede de li monti e con quelle provedere a due cose, vidclicet viclualie el spianarle per la via di Genoa sino a Niza. Queste sono cose che non patiscono dilazione. Suplico ad vostra signoria che si aricordi di quello mi disse avanti el partir mio de Italia, che per un caso tale non mi saria mancata de denari e genie, I Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXXVII. et le voria più presto perchè mi acompngnasseno ad morire bene, che ad rclirarmi da qui, però io non vi ho colpa. Credo che In Imperatore et li altri co-gnoscerano la verità, el se piacerà a Dio che francesi ne seguitano tanto apresso con una de le due cose sopradicle, io darò conto di me ancora. Che se 10 l’avessi ad fare senza respeclo, io el pigliarla con più tempo, perchè lo interesse de 1’ honore mio non è ragione che ’I deslrua in servilù de l’Imperatore. Se Dio volesse che navessemo denari et alcuna gente più, o per via de vostra signoria, o per via di Sua Maestà in tempo, credo che saria pia servilio de Sua Alteza et putria essere clic se recupereria più di quello se perderà. Li francesi tengo per cerio bave-ratio il complimento de li svizan, et de più de le allre dece bandiere de avenlureri francesi. Monsi-signor di Beureus resla in Ais per sapere nova de 11 nimici. Ante Iteri pigliò 40 cavalli con uno capitarne, et tene ordine de uscire in quella medema ora che se partiremo de qui. Ex Castris apud Marsiliam, die 26 Sep-tembris 1524. Copia di lettere dii doxe di Zenoa al signor Hironimo Morone. Mollo magnifico signor, quanto fratello hono-rando ! Ho la posta dii campo; le lei (ere sono de 26, dale sopra Marsiglia, per le quale sono advisalo, che essendosi baluto lutto el giorno de 24 lino a notte, el riconosciutosi li ripari el forlificalioni di la cilà de la parte de dentro esser tali che poco se sperava de ottenere, parse non templare la battaglia ma relirarse. El così dettero principio, el comprendo se relirerano a la vollade Niza. L’artigliaria grossa, la quale era selle cannoni, mandorno a Tolone* de li quali essendosi rollo le rote ad uno in cammino, fu rollo el in pezzi mandato; li altri sei se caricorno con le galere insieme cum l’altra arle-gliaria tutta che stava in la forleza de Tolone. El a l'ultimo del passalo, alle 6 hore de nolte arivorno a Monaco, dove el signor Marchese havea falla inslancia al signor don Ugo se fermasse qualche giorno. Expedisco volando la posta acciò che la excel-lenlia del signor Duca sia advertila dii lutto. A vostra signoria ine ricomando’ In Genoa a lo secondo de Oclubrio 1524. La solloscrizione : Quanto fratello Antoniotto Adorno 3 ■