657 MDXXV, Collegio, il Sanzes diceva : « Vui seie timidi, have-mo pur vinto ». Ilor sentali, il Carazolo parloe savia et acomodatamenle, che si alegrava di la vitoria aula et caplura dii Cristianissimo re, qual sarà la quiete et paxe de Italia, et cussi come la Cesarea e Catolica Maestà naque nel zorno di San Mathia, qual à anni 24 adesso, et tal zorno in Spagna e nei soi regni è molto cerimoniado, cusì lo eterno Idio in tal di li ha donato tanta vitoria. Ben hariano voluto che le zente di questo excellentissimo Stado l'usseno state unite con le cesaree; con allre parole mollo savie. A le qual il Serenissimo li rispose, che subito intesa la nova, ge la mandono a dir a tulli loro oratori con i qual questo Stado si alegrava, e quanto« le nostre zente, non è stà unite per bon rispetto: perchè essendo andate le zente si apresso, de francesi, poteva de facili haver qualche fortuna contraria, et quelle fosseno restate con le nostre zente se haria potuto rinforzar a defension di comuni Stadi; l’altra per conservatali dii nostro Stado, che questa Signoria ha solo il so’ Stado, et non essendo slà custodito, de facili franzesi hariano potuto far qualche pensier sul nostro; ma ringraliavemo Dio ch’è seguito bon exito, qual semo certi sarà la paxe de Italia ; et di l’observantia nostra a la Cesarea Maestà e al serenissimo re d’Ingalterra, et a l’illustrissimo duca di Milan ; con altre parole che fo laudate dal Collegio. Et ha vendo richiesto ne l’andar fuora certa polvere per trar arlelleria et pegola per far lumiere, perchè voleno per tre sere far gran feste a le loro caxe dove i habitano, videlicet li cesarei a San Se- * vero in ca’ Zorzi, lo anglico a San Zorzi mazor, et quelli di Milano a Santa Justina in ca’ Pasqualigo, et cussi fo balotà in Colegio servirli di l’Arsenal di quanto richiedevano per tal cffecto. Et cussi questa sera fono feste, trar artellarie, luminarie etc. Vene poi domino Ambruoso da Fiorenza oraior dii re Christianissimo molto afflitto e di mala voglia, ancora che ’1 non mostrasse, et intrato in Collegio disse . . . '........... Vene in questo mezo lettere di le poste: il su-mario è questo : Di Bergamo, di 24, liore 7. Ancora che siano certi che la sinistra nova sarà tarda, non di meno avisano come hanno bauto avisi per lettere et a boca dii romper dii campo francese. A bora a hora era zonto uno suo tenuto di continuo in Milano, che riporla, come questa malina gionsero più slaphele al 1Dtarii di M. Sanuto. — Tom. XXXYU. C58 signor Theodoro Triultio eh’ era li in Milano, che li diceva, primo il fato d’arme era atacato per una ora e più avanti giorno, el ultimamente li vene uno che li parlò in la orechia, di sorte che subito el fece re-ussire tulle le genie d’arme et fantarie per la porla Romana ; a lai che visto ussire, subilo il refferente parlile venendo verso Trezo. Et tamen, quando el fo lonzi da Milano, el se incontrò con zerca cavalli 200 de francesi di l’exercito senza elmi et spalazi, e dimandali da lui, li dissero lo exercilo esser roto et fracassato, el che la persona di la Maestà dii Re se diceva esser o moria, o presa. Scrivono aspectare i soi messi, quali zonzendo il loro riporlo aviserano. Di Cremona, di Voraior Venier, di 24, hore 403 .. . di notte. Come hozi havea scritto de la felice giornata. Da poi è venuto l’ambasador di Mantoa, ch’era residente apresso il siguor Viceré, qual va in posta al signor suo. Dice il re Cristianissimo haversi fato pregion di monsignor di la Mota gentilhomo di monsignor di Barbon; el qual Christianissimo è alquanto ferito, non però da conto. Scrive, qui si dico che il fallo d’arme fo principiato a hore 9, e tulli li spagnoli per conoscersi haveano una camisa bianca, et asaltorono il forte dii Re, et conquistorono alcuni bastioni. Li Ianzinechi si hanno diporlà mollo bene. Et quelli de Pavia ussirono a quel tempo secondo l’ordine loro, el se hanno deporlà gaiardamente, come lo efleclo ha dimostrà. Dice lo ambasador di Manloa, che andavano ancor li cesarci dissipando quelle gente. Questa è grande giornata, per quello si dize per questi. Et il secrelario di Zenoa ha lettere dii Duca suo, li scrive ivi sono gionle lelcre di Spagna di cambii per ducali 150 milia. Scrive, questa lettera expedisse per via di Brcxa, et l’altra di hore 24 expedì di lì da Cremona adrelura per uno co-riere. ltem, scrive come esso oraior andò in castello a congratularsi di la vittoria con il signor Duca, et alegratosi, soa cxcelentia li disse : « Signor ambas-sator, questa è stala una grande victoria, el quanla allegreza haria quella Signoria Illustrissima se la fusse stata con nui in compagnia. Tamen vi prego che vogliale scriverli, che quella osservante ho verso lei, la qual più volle vi ho dillo essere in me, et che sempre sarà gratissima, et di quella son sempre per farne grandissimo capitale; et benché questa vitoria agrandisca assai la Maestà di Io Imperator, per questo ne sia certa la Illustrissima Signoria, che la Cesarea Maestà habbia ad haver quella cara et di essa farne quella demostralion et existimalion, et di questo loria a farla sicura con la propria persona, che 43 FEBBRAIO.