487 MDXXV, GENNAJO. 488 sono o zoglie. Quelli di Syo si lainentono di uno cadi e uno subasi dii pasazo. Esso Imbraìn mandò a tuor el subasi et el cadì ; ma el subazi fuzite, e il cadì li fo menato, el qual Imbrain ordinò fosse apiebato, et quelli di la terra li dimandò di grati» volesse perdonarli la vita. Lui non volse; ma lo mandò al ditto pasazo per mezo Syo e lì lo fece apicbar. Et essendo andato a uno bel zardin di fora di la terra con alcuni soi,e non volse niun di la terra andasse con lui ' dove disnò sotto un bel zotroner, e nel suo partir gettò uno pugno di ducati là soto. Et essendo in * ditto porto una nave grossa, ditto Imbrain volse andar a la improvisa a vederla, e quel patron di la nave lo bonorò molto con arzenti, e nel partir la barca di la nave cìie ’1 conduse a galla, el buttò un pugno deducati in la barca preditta. Et il patron visto Imbraim il suo bazil d’arzento li piaque, undc gè lo mandò a donar insieme con il ramin pur d’arzento. Esso bassa lo acciò, c donò a quello li portò do pugni di ducati, che fo più di la valuta. E ditto bazil e ramin ha mandato a donar al Signor. E nel partir disse a quelli di Syo : « Pregò Dio io torni a salvamento; voio esser vostro pro-tetor, e dite a le vostre done, che le vadino a li sui zardini senza homini, e si fusle vi darano im-pazo, io voio patir la pena.» E inteso che erano do fuste poco luntan.le mandò a prenderle e apicò li homini, che non ne scapolò pur uno, el brusò le fuste. Et poi zonto a Rodi, el Consolo nostro, haven-do auto comandamento da quel governador se levi de lì, andò a dolersi a esso bassà, e dir le soe raxon. El qual per lettere di 8 Novembrio scrive averlo confirmato. Et che era gran discordia fra el signor di la terra e il chadì, et il bassà aldile le ragion di uno e l’altro, terminò el dhadì mai più potesse haver officio, e feceli forar il naso da una banda a l’altra e metter uno anello e taiarli la barba. El qual bassà partito de lì, andò fino a vista de li Fa-rioni de Alexandria, e per una gran fortuna con- • vene tornar, e zonto al Fisco con 3 galie, roto Pai-boro di la sua e mal conditionata, nè sa dove sia scorso il resto di l’armata, ha spazato uno olaclio di qui al Signor, dicendo aver fato voto a Dio non andar più per mar. El Signor li ha scritto e co-messo vadi per terra. Scrive esso Baylo, averli scritto una lettera che le sue operation è davanti di Dio, e la sua fama va per tulio il mondo, e che questa terra è rimasta orfana di padre et di madre essendo parlilo el Signor e la sua magni-ficencia, che Dio presto Io ritorni cum sanità el honor come spera el sarà. Dii ditto Baylo, date a dì 13 Decembrio 293 152i, in zifra. Come el Signor ha mandato co-mandamento a Mustaffà bassà restato de qui, che’l fazi che tutti li ianizari et sanzachi, sì di la Grecia come di la Natòlia si niellino ad ordine; el qual è stato mo terzo dì al loco dì le bombarde, el ha ordinato si fazi schiopetti 20 milia, et solicila il compir di falconeli 600, di quali pochi ne manca a compir; fa romper alcune bombarde grosse. Da poi, el dì sequenle andò a l’Arsenal a solicitar le galie nove, e cussi ha mandato a solicitar quelle si fa a Galipoli e in Mar mazor, et ordinò che compite ne fazino de le altre di solil et bastarde. Scrive, l’armata vechia è malissimo condilionala per convenir far lungo viazo, e non se va a proposito. De qui non è molta inaistranza, et è da creder che per questo anno non possi far armata grossa. Ha comesso che ’1 ditto bassà revedi li magazeni di le munition, et mandarle tulle in noia. Si dice farà questo anno la impresa di Hongaria, e poi l’altro anno haverà in ordine l’armata, tulli dicono per passar in Puia e andar a Roma, obleuula però prima 1’ babbi l’Ongaria. A dì 28. La matina vene in Colegio sier Nicolò 2D41) Trivixan venuto capitanio di le galie di Barulo, et referite iusta il solito. Di Crema, fo lettere di 25, fiore 22. Come in quella hora era ritornato uno di soi nontii che mandò a Malignano, et manda il suo riporto. Et ha dimandalo se nel campo cesareo si parlava di la re-tentione dii signor Zanino. Dice non haver inteso cosa alcuna, per il che tien tal nova uon sia vera. Alexandro da Crema mandato per il magnifico Podestà di Crema a Malignano, dice de lì esser partito questa matiiia a dì 25 a bore due de giorno, et che heri sera gionse in quel loco la fanlaria spagnola insieme con li italiani, et da poi li lanzinechi, et etiam li illustrissimi signori Viceré, marchese de Pescara, et altri signori cesarei, et li cavalli legieri se allogiorno da Malignano fino a San Martino Imitano da Milano milia 5, et le gente d’arme driedo Ada verso Cassano. Et dice che questa matina tutte le dille gente da piedi, che erano in Malignano, nel far dii giorno se sono levale el parlile in ordinanza, et andati verso la Chiarella, che è Imitano dai Barco di Pavia miglia zerca 4, et se diceva che volevano andar a la volta de Pavia, el seco haveano 7 pezi de artellaria menuda, dicendo non saper se le gente d’arme et cavalli legieri habino seguito ditta fantaria. (1) La carta 293 * è bianca