405 MDXXV, GENNAIO. 406 per esser alcuni vaselli in quella che facean aqua, lardava alquanto li per acunzarli. Et ivi in Parma se dicea che più il dillo duella di Albania non andaria alla impresa de Luca et Siena, per essere quelle cit„i ben munite di gente et forlifi-chate ; ma che el se ne andaria a drellura nel regno di Napoli. Da lirexa, dii Surian podestà, di 2, vidi Ictere con questi avisi. Come, per letere di missier Nnrno fratello dii suoiudice dii Maleficio,qual è con l’orator Prioli in Parma, di 29 dii passalo, si ha che el ducila di Albania con Te zente si alrova incontro di Rezo verso la montagna et vanno costezando da 242* drio la montagna non fazando più de mia 5 in G al giorno, et non si puoi saper ad quid, e si pensa varie cosse; et sopra le altre la impresa di Lucha. E la parte con certi pochi francesi hanno preso Pontre-molo qual era dii signor Sforzino Sforza qnal habita in Parma. Et da poi scrilo, azonze haversi nova francesi passavano l’Apenino a Castelnovo, qual passo va verso Lucha. Quelli che vieneno- dii dito exercito, dicono esser lanze 500 et fanti 5000 ; non hanno cum sì arlellarie, ma si dice che passalo che habino li monti, haverano artellarie et etiam se ingrosseranno ; et che ’1 ducila di Albania loro capo ha retenuto con sé de ducati 25 milia di quelli 50 milia haveno da Ferrara, insieme con la polvere che quel Ducha mandò al Re. Questa notte è sta condutlo via la polvere eh’ era rimasta li a Parma in castello a la volta dii campo sotto Pavia; gli era rimasti C3ra 23. Et dice esser gionto a Trento solum homini de arme 160 armati a la borgognona, per calar a la volta di Cremona. Item, per uno partito di campo soto Pavia Sabato a bore 20, fo a dì 30, dice non si fa altro che lavorar al serar dii Tecino, et haveano tollo bona mente 1’ aqua da l’alveo ma ancora non si guazava ; ma in molti lochi spargea nel Gravabile. Etiam lavoravano a li cavalieri, el se dicea che hanno facto più mine, quale ancora lavoravano; ma non le ha vedute. Che pur stanno in speranza che per mancamento dii vivere quelli di dentro Pavia habbiano ad f.ire dediliono di la terra al Re ; et che ha inteso in campo che il ducha di Albania havea a continuar la impresa dii reame ; ma prima dovea far la impresa di Siena per meter in casa il signor Fabio Petruzio. Item, dice che ’I signor Federico di Bozolo era in campo. Dimandato se quelli di Pavia haveano facto «puntamento cum il Re di darli la terra in termine «li qualche giorno, risponde non haver sentito nè ¡illeso ragionar cosa alcuna da nissuno. Veneno in Collegio il prothonotario Carazolo et don Alfonxo Sauzes oratori cesarei, et l’orator di Milan domino Francesco Taverna dolor, et il cava-lier Bilia, solicilando la risposta zerca far la union di le zente etc., dicendo molle parole et parlando altamente che semo ubligali per capitoli a darle, et volendo o non volendo loro ussir in campagna. El Serenissimo li disse si consulleria et se li risponderà, e ancora non erano zonli il resto di lanzinech, et li venuti è sta pochissimi. Da poi disnar, fo Collegio di Savii, et il Doxe fo in chiexiola al balcon ad aldir 1’ oficio dii batizar la Croce in chiexia di San Marco; qual fo compita a bore 23 »/,. A dì 6, fo la Epifania. Vene per tempo le- 243 tere di le poste di Verona, Brexa, Crema et Cremona, qual fo lede incamera dii Principe avanti si venisse zoso ; et inteso dal Principe come era zonto eri sera uno novo orator dii Christianissimo re di Franza venuto di Ferara per acqua, chiamato monsignor di Rochafort bali dii Degiun, qual fo fiol dii Gran Canzelier di Franza, homo che era di grandissima auclorità, el qual è alozalo a San Moisè in caxa dove sta l’orator di Franza exislente in questa terra in cha’ Dandolo. Fu parlato zerca tal venuta, et che li Savii, domenle si stesse a la messa in chiexia, consultasseno et udisseno le letere. Adunca il Serenissimo, iusta il solito, vene in chiexia a la messa vestito di veludo rosado con la barda di quel inslesso color, insieme con il Legato dii Papa, orator cesareo, Milan, Ferara et Mantoa. Non era quel di Franza, nè etiam vene il prolhono-lario Carazolo orator cesareo noviter venuto, et solum do procuratori, sier Alvixe Pixani et sier Ili-ronimo Juslinian ; poi li altri patricii deputati ad acompagnar la Signoria. Di Cremona, di l’orator Venier, di 4. Come, quel illustrissimo signor Ducha pochi advisi li veugono, et dice per non vi esser hauto letere di Lodi di heri. Contiene cosse sue particular per i bisogni di la guerra et impresa; che venuti i Tanzinech possino tender ad altro. Di Milano si ha, esser ne li terineni che scrisse. Da Pavia nulla hanno. 11 secretano di Genoa scrive haverli dito, che ancora li fanli 1500 che sono qui a Cremona non sono parliti per aspetarsi uno aviso dii marchexe di Peschara che ha s -rillo al Duce suo, che possendosi far algun bon fruito con li 1000 fanli trazeno di Alexandria et 2000 di Genoa melandoli su l’armata, la qual exce-dequella di Franza, non si aspetti questi fanti; et cussi tiene sequirà, perchè se don Hugo de Moncada