167 MDXX1V, NOVEMBRE. 168 parie de diclo exercilo esser di là da Ticino al gu-berno de monsignor de la Palissa, el pono esser da persone 20 milia fra a piedi el a cavallo, el dicono che questi volevano luor Tecin del suo glebo et voltarlo in una certa roza,et haveano già comenzato a lavorar el tagliar una riva del terren. Dice che da la banda del castello sono le fantarie italiane sotto il guberno dii signor Federico da Bozolo, et haveano P!) * pianta, Venere, fo a dì 4 di note, pezi 6 de artigliaria grossa, aspeelandone de l’altra che doveva per ora gionger, dicendo che per fin al suo partir haveano tiralo alla'terra de l’artigliaria. Ben quelli dentro hanno lirato de fuori, et tarnen li haveano lolle le difese. Dice etiam, che dicevano in campo che le fantarie haveano fatto la mostra Zobia, a di 3 passala, dicendo volerli dar danari. Et dice che uno nominalo el Lanza, che era banderaro dii capitanio Borgese el adesso di la compagnia dii signor Federico di Bozolo, gli ha ditto che ne l’exercilo francese erano 27 milia fanti pagali el lanze 2200, de le quale ne sono 700 italiane, et che olirà la persona dii re Cristianissimo gli era il re di Scozia el il re di Na-vara, et che aspettavano 60 boche de artigliaria grossa, et gionta la volevano piantar da tre bande et batterla, et che non aspectano altro. Et che pnrlen-dose esso referente dal campo, incontrò il re Christia-nissimo che veniva da la Certosa ad alogiar a Santa Sophia, che è manco de und miglio sotto Pavia, et dice aver inteso che, sugato Ticino, volcno far una fas-sinata et batter la terra da quella banda et darle lo assalto, et falla la impresa de Pavia voleano atìdar a Lodi ad far quella impresa, per quanto li ha diclo dillo banderaro. Item, dice esso referente, che Zuoba da sera, fo a di 3, e Venere malina a dì 4 ha sentito in campo francese far cride da parte dii re Cristianissimo, che alcuno non vada a danni de li subditi de Milano, nè della Sanctità del Pontefice, nè della Illustrissima Signoria di Venelia sullo pena della vita, et dice nel ritorno suo esser venuto-dal Mari-gnan dove sono 200 stradioti. 1li Brexa, dìi provediior Pexaro, di 7, hore 3 di notte. Come hozi hanno auto uno novo aviso da uno gentilomo nostro subdilo, venuto dii campo francese, partì Zobia a dì 4. Befferisse, quasi in conformità di quanto ha scritto: dice costui di più le lanze francese esser 2250, al la corte di genlilomeni fin 250, che sono in tutto lanze 2500, fanti in tulio 34 milia, et che haveano già batulo et tolte le de-fese alla rocheta de Pavia, e che la speravano haver prestissimo. Che ’1 Re era lì sano et alegrissimo, et non si molestavano subditi nè di Lodi, nè Milano ; che Milano parea come morto, senza mercadauli, nè erano aperte le botege. Sublatus est a filia Syon omnis decor eius. Che ’1 signor Federico era capo di colonnello di 3000 e che ’I non havea voluto esser capitanio zeneral ili la fanlaria, perchè lo banano facto. Di Spagna, di sier Gasparo Contar ini ora- 100 ter nostro, date a Vaiadolit a dì 5 Ociubrio. Come era aviso de lì, che l’exereito cesareo prosperava a Marseia, et però la Cesarea Maestà bavia fallo provision di ducali 100 milia per l’impresa, et mandava uno zenlilomo spagnol con ducali 100 mila a Zenoa e il resto manderia subito. Item, mandava 5000 fanti.....Scrive, la Cesarea Maestà bavia la febbre quartana, et era andato a Torre di Siglies per esser con li oratori del re di Portogallo per le noze di la sorella in quel serenissimo Re, el far la cerimonia de le sponsalicie. Scrive aver parlato zerca le difereneie di capitoli, et che ’1 signor Principe non voi observar quelli, uncle Soa Maestà disse che ’I voleva fusseno observali el si mandasse la instrulion de lì. Et sopra questo scrive coloquii li ha dillo il Gran eanzelier, e parlando col Re overo Imperalor, li disse: di quel negolio parlarele col Gran eanzelier. Di Viena, di sier Carlo Contarmi orator nostro, di 24, et nltimo Octubrio. Come a dì 24 il conte di Virtimberg (?) videlicct domino Gabriel Salamanca, era sialo da lui Orator per nome di la excellentia dii Principe a dirli bavia haulo lettere del Viceré, qual li advisava il re di Franza veniva in Italia a luor il Stailo de Milan, però dovesse subilo mandarli da 8 in 10 mila fanti in aiuto di l’impresa, et cussi era slà ordinato de farli. Pertanto, la serenità del Principe pregava esso Orator scrivesse a la Signoria non dovesse mancar di far quanto è uhli-gata per li capitoli ad defension di quel Slado, perchè cussi il Viceré li bavia scritto al prefalo Principe rechiedesse la Signoria, dicendo che per giornata di ogni occorentia adviseria, eie. Et nota. Ditto Orator nostro lì a Vienna non va mai a corte sii non è chiamalo, perchè cussì# li fo comesso non dovesse andar; il qual Principe alende a darsi piaeer. Et ili cosa che ’1 dillo Oralor nostro li ha richiesto, eh’è la execulion di capitoli di Vorma-zia, di niuna mai ha pollilo oblenir, dicendo che è bon che’l Cardinal Campeze legalo, eh’è lì, sia quello che decida le diderenlie predille; sichè il slar lì del prefato Orator nostro è tempo e spesa butà via, come per più lettere ha scritto a la Signoria nostra. Da poi disnar, fo Pregadi per lezer lettere, et Ielle, et queste di più :