371 MDXXIV, DICEMBRE. 372 bravarla alcuna non fece; il che stavamo nui ad 22G aspectarc. Unde vedendo la loro ignavia et parendone cosa vergognosa a star senza far cosa alcuna, la Domenica dopo il disnare il signor Antonio mandò fuora molti fanti alla volta sua, perchè alogia a Santo Victore et lì circum circa, et dato alarme li inimici scaramuzorno assai con schioppi, che altramente non si po’ per le suo tagliate, et molti di loro ne fumo morti et feriti; de’nostri uno fu ferito nel piede, et se tirassemo dal bastione de Sanlo Stefano fin alle 24 hore. Al bastione del Spelta cum tagliate sotto terra sono venuti fino nel fosso, et li nostri già doi volto li hanno tolti li badili et certe piche ; loro se ne fugeno come ne senteno. Lunedì malina alcune bandiere de Zanino sono partite da Sanlo Victore, zoè sei, et sono andate alla volta de Sanlo Jacomo et San Spirito ; più non si puote vedere. Et li nostri similiter sono ussiti et scaramuzato fino a notte; altro però non si fece se non o 3 o 4 ne amazassemo cum schioppi, et le tagliate sue sono la sua salvatione. Martedì, che fu il dì de Santa Lucia, la matina inanli di, loro deleno alarme in Borgo Rato, et nui poi facendo dì, a l’incontro dii castello ussileno tre lanzichenech, ne preseno uno de quelli dii signor Federico da Bozolo, qual non dice cosa che vaglia. Il signor Antonio, in tutto le cose, sì de la guerra come ne le provisione de la cilà usa una diligentia et destreza infinita ; va pur richatando qualche dinari da ogni persona per pagar li soldati ; dii che ne darete subito adviso a la excellenlia dii signor Ducha, dii Viceré, dii marchese di Pescara et signor Hironimo Morone, cum significarli la constanlia de tutta la cilà in tollerar ogni fatica et spesa in questa obsidione. Per esser il Ticino molto magro, hanno li inimici da novo ricomincialo a chiuderlo là sopra Santo Lafranco ; spero che nulla faranno. Mercore dopo mezo dì hanno tiralo molle botte grosse per haver fatto uno cavaliero lì in Borgo Rato a l’incontro de Santa Helena, et tirano lì in una certa torcia ; pur la cita et le mura sono tanlo ben riparate che non lememo de violentia alcuna. Mercore da sera a li 14, a hore 24, intrò una nostra spia con leterc dii signor Marchese de 9 dii presente dicendo che era inlralo in Lodi con lo esercito ; la qual spia si era messo per guastador a la tagliata lì a l’incontro de la Calcinara, et quando li parse bello se ne fuggi dentro. La Zuoba li inimici tirorno alcune botte grosse, cussi da Monte Oliveto come da porta Paracese; et a Monte Olivelo nel monasterio proprio fano uno 226* cavaliero mollo allo per battere nel baslion nostro del torazo del Mezabarba ; ma non li porano ad-giongere se non un pocheto in calze del torazo, il che poco nui stimamo. Il Venere, nel far del di, zoè alli 16 li inimici si posero in ordinanza et detcsi alarme ; il che vedendo li nostri non steteno a dormire, et tirono alcune bolle spesse parendo volesseno far beccaria ; pur altro non fu. Il simile fecero a bore 24, che nel bastione proprio mi ritrovava cum la compagnia et altri. La notte poi venendo il Sabato, dopo le tre hore si dote alarme da porla Santa Augustina, e qui da la nostra bataria ; similmente Sabato che fu alli 17; ma nulla fanno nè sono per fare. Vanno drieto lavorando il cavaliero da Monte Oliveto, et le sue tagliale qual tirano su la riva del Ticino in bocca de Cafona. Venendo la Domenica, zoè alli 18, a quatro hore detero grossa alarme al ponte de Ticino et SantaJu-slina ; pur invano, et uno gentilomo cum una trombetta che volea parlar al signor Antonio, cum dir che voleva inlrar come homo de l'Imperalor ; al cheil signor Antonio cum lo collonello li feceno intender che se ne andasse nè più tornasse se non voleva esser sagitalo. Unde vedendo la taciturnità nostra, ne gilorno letere cum un pasadore dentro che se dobbiamo rendere, pensandose che moriamo di fame; nè sano che alla piaza nostra gli è tanto pane et sì biancho cho ogni dì li avanza, et per uno soldo ne hanno 10 unze. Hozi hanno gitalo una caria cum uno passadore scritta in todesco che se rendiamo, ma nulla fano, che siamo per starli più che non si pensano. Die 19 Decembre 1524, hore 24. La Crema, di sier Zuan Moro podestà et capitanio, di 26, hore 3 di notte. Come ozi sono ritornali do soi esploratori dii campo francese, et manda li reporti, el per letere haute dal magnifico governator di Lodi è avisato che il signor marchese di Pescara era ussito di Lodi per andar a veder dove doveano far lo allogiamento le gente che doveano ussir di Lodi. El scrive, el suo nunlio venuto di Lodi li ha refferito che erano ussite di Lodi 4 bandiere de fanli ; due andavano per la strada che va a Sanlo Angelo, et l’altre due per la strada che va ad Mele-gnano; ma non li ha saputo dir dove si dieno aflir-mar. Et dice, che de lì se diceva che tutte le genie doveano ussire et insieme cum li lanzenechi andar; 227