183 MDXXIV, NOVEMBRE. 184 Da poi cazadi li papalisli e seradi in cliiesiola, fo letto le lettere di Roma di 7. Item, fo chiami il Consejo di X con la Zonla di Roma, dove steteno un poco, et poi con grandissima credenza io Ietto A dì 12. La mattina, tutta la notte piovete et etiam la malina et il zorno con grandissimojango, et non vene in Collegio sier Domenego Trivisan el cavalier, procurator, savio dii Consejo, qual in questi zorni li era morta la moglie fo da cha’ Marcello. Di Brexa, fo lettere di sier Piero da cita’ da Pexaro procurator, provedador generai, di IO, hore una di notte. Manda una relation habuta da uno suo cxploralor sialo in Alemagna, qual è questa : Lorenzo di Trino, mandalo per il clarissi-mcf Provedador zeneral nelle parte di sopra nella Alemania, ritornato in questa bora 24, referisse esser gionto a Bolzan Marti, fo a di 8 di l’instante, et haver veduto tutta quella (erra piena di gente dii contado de Tirol, con bandiere e tamburi, et si diceva esser summa di fanti 10 milia per venir in su-corso dii ducila de Milano. El fra li altri capilanei che conduceano diete gente, dice haver inteso esser uno Daniel Grasso de Augusta, et uno nominato Isuei da Maran, ove se dicea che’l giorno de s. Martin li dovevano far la monsfra et dar danari, el che a Trento era slà facla una crida, che a dicli fanti se daria carantani 24 per uno, fino ai......per 109 * subvention, dove poi li dariano la paga. E slà ctiam proclamata ne li altri loci, et che ha inteso dir, che per andar per la più curia verso Pavia, veniriano per Valcamonica. Tamen dice esso referente, che ritornando beri sera a cinque hore di notte, l’incontrò il conio Alexandro da Chiavena sopra il lago di Garda, qual diceva andava con danari per far cami-nar li dicli fanti, et s’informava del modo di farli venir per la via dii lago passando a Torbole, haven-do lui intenlion de condurli per quella via. Di sier Antonio Surian dotor et cavalier, podestà di Brexa, vidi lettere di 10, hore 24. Come de li si dice elio, etiam Marti, francesi esser stati ad uno altro arsalto a Pavia, tamen sono ritornali tulli in male, tamen con verità non sanno altro. Pavia si lien, e iudica così farà per lo advenir, el quando la liga sia de una bona intelligenlia, francesi faranno poco fruito. Secondo il iuditio suo, il venir di lanzinech è cosa manifestissima, i qual gioliti, se francesi non haverano altra intelligenlia et magior forzo, sì potrano forsi pentii' de troppo pro- gresso facto in Italia ; ma per giornata meglio si chiariremo. Fu terminato far hozi Pregadi, et aspeclar lettere di Pavia, zoè di successi, per scriver a Roma, benché si desidera haver lettere di Roma per intender quello dirà il Papa a le lettere li haveva scriplo il reverendissimo Datario episcopo di Verona, qual é stato in coloquii col Viceré zerca interponevi col re Cristianissimo, acciò non vadi più avanti. Etiam fo ordinalo far Consejo di X con la Zonla ordinaria, per tralar maleria di danari. In questa matina, in Quarantia Civil (sic), fo assolti li do visentini, videlicet il primo nominato Marco dal Gorgo : 15 non sincere, 13 di procieder, et 15 di no, e fu preso di no, et dii quarto nominalo Vi-cenzo Dal Sai, fo 21 di no, sichè do è slà condanà e do asolti e il quinto nominalo Alvise Dal Sai morite in preson, presentato, per queste feride fo date a Iseppo Losco vicentin, eie. Da poi disnar, adunca fo Pregadi. El il Doxe, venuto suso, mirò con li Consieri in Collegio, e li Savii e il Consejo di X con la Zonla ordinaria, et li Cai di XL sentono a la banca a lezer lettere. Et sul tardi, vene una posta, con lettere di Crema, Bergamo, Brexa, Sonzin el Verona, qual lede nel Consejo di X fo mandale a lezer al Pregadi, e tutta via il Consejo di X stete dentro senza far nulla. Di Bergamo, di reofori, di 10, hore 5. Come 110 a hore 23 li era gionto uno di soi exploratori, mandati a Pavia, che ne riporta, come esso gionse con uno fante di monsignor di la Pelisa Dome-nega da sera in campo, qual ge disse che si era deliberato di dar lo àrsalto a Pavia il giorno seguente, videlicet lo Luni a hore 20, et tamen non fo dato, perchè quel giorno fo gran caligo. Il Marti a dì 8 mai cessò, ove poi a hore zerca 19 in 20, francesi, con homini d’arme 400 a piedi et fanti a bandiere numero 10 fra italiani el francesi, spaligiati sempre da svizari, si penseno a le mura, dove era slà fatto la longa bataria et ruinà molto le mure feceno lo arsalto con molta furia. Nondimeno quelli dentro gagliardamente se difesero, demodochè ivi, che li erano capi monsignor da la Palisa, monsignor d’ Altavilla, missier Antonio Maria Belzoioso et altri capi, fo morlo dillo monsignor di Altavilla, ferito Antonio Maria di Belzoioso a morte el molli altri homini da conto, ita che li fo forza a relirarse. Tamen, che da uno altro canto ove pur era stà fililo battaria, dice che una altra parte de francesi li detero uno arsalto, et ivi ctiam ne fo morii assai più che allo pri-