us MDXXIV, NOVEMBRE. 144 nalion di Montenegro di sora Cataro, di età di anni .....Item, disse che questo Embrain era molto invidialo per il poter grande T ha col Signor, et però lui non voi far tuor imprese, perchè non reu-scndo tutti li dagi la colpa, e desidera darsi piacer e star in paxe. E va spesso il Signor con lui in una fusta con uno suo multo, et passa su la Grecia, et ogni dì quasi fa a questo modo. Et passano dii Seraio in terra ferma a zardini et a paissar e tanfa-ruzar. Item, el Signor non è lusurioso, va nel Seraio, e qual dona li piace con quella continua. Non disse del numero di fioli I’ havea. Et il Pregadi desiderando saper di l’armata, disse, la soa armada era mal conditionala et bisogneria gran conza.Disse come ha inteso che quelli bassa hanno l’ochio a Cor-fù, dicendo, havendo Corfù barano quello i vorano, però bisogna haverli bona custodia, perchè Cipro, nè Candia, che sono etìam isole, non le stimano, perché li saria spexa a lenirle. Disse che hanno gran fantasia a l’Hongaria, e parlando con Mustafà bassà, li disse, bisogna quella Signoria stagi in bona pace col mio Signor: l’ha auto Belgrado e Rodi e dove l’andarà lo tegnirà. E li disse, che si vardasseche in la Dalmalia si fa gran danni a li subditi dii Signor, e che non si vcngi per questa Dalmalia a la guerra ; con altrj parole. Tamen loro è quelli fanno danno a nostri subditi di Dalmalia. Disse di la lettera che è sta leda, e dii presente factoli e coloquli auti nel suo partir con il Signor e li bassà ; il qual presente si apresenlerà a le Raxon nuove, iusta il solilo. Disse dii padre di Embrain, che è lì et ha un certo sanzacato, ma non vi sta; qual è venuto a caxa soa a visitarlo, dicendo è nostro subdito. Disse come, volendosi partir, li sopravenc la lettera che ’1 restasse ; e qui parlò assai, et poi dii zonzer di domino Piero Bragadin bailo, e lo laudò; e dii tuor di novo combiato a la Porta, e montato in galia, il pericolo di. schiavi che erano ascosi, tra li qual . . . di Embrain. Unde partiti fo fato tornar, e ditoli di questo, lui scusò il patron. Sier Francesco Dandolo qu. sier Zuane, ovcro Soracomito, qual mollo landoe, si leni} per morto, fè il suo testamento, gg ordinando li groppi fosse dati di chi era, e chi fuzì in quà, chi in là. Lui Orator andò da Embrain qual sedò il tulio, si chè si partì aliegramente e lutti tornò in galia ; su la qual erano schiavi scosi et assà contrabandi et ne deteno in terra, scusando erano fuziti da loro, e quelli li havia tenuti li faria castigar de qui, e cussi Embrain disse faria. Et nel partir, a certo luogo, per l’acqua che core assai ' nè si poi andar con remi, bisogna lirar con argano in modo di alzana, el Signor era li a marina con uno aslor in pugno con Embrain bassà, e ave piacer che lo sa-ludono mollo ; qual mandò di soi homini aiutar a tirarlo fuora di la corantia. Bor venuto in Dalmalia, dove il Signor mandoe un schiavo per inquirir eie., dove è stato mexi 2 el zorni.... e poi fono in coloquio per esser a Nuptiaco sopra la Celina con il sanzaco dii Ducato nominato Micbalogli, per. ... Laudò Jacomo di la Vedoa stato suo secretano, et disse era stato in questa legation mexi 17, zorni 16, e compite. 11 Principe venuto zosololaudoe molto eie. Fo longo, e TOrator in la soa relation, e il Doxe in laudarlo. Fu posto, per i Savii tutti di Collegio, una lederà al Signor turco in risposta di la soa et di quelle altre ha mandato per il suo ambasador, con iustilicarle tutte, et zerca le cose di Cataro mandemo fino là Piero Zen eli’ è stato orator a Soa Maestà acciò vedi, perchè volemo mantenir la bona paxe, et ha-vemo scripto ed dà in commission a l’Orator nostro apresso il principe archiduca d’Austria per libera-tion di l’orator dii sanzaco, fu preso da quelli di Maran, de. Et ave tutto il Conseio. Et vene zoso Pregadi a bore 1 1|2 di notte, nè fo alcuna lettera. A dì 5. La matina fo lettere di le poste, Bergamo, Crema, Cremona, Brexa et Verona; il sumano dirò poi. Vene in Collegio l’orator cesareo, però che l’orator di Milan, qual suol venir con lui non vene, et solicitò certe cose bisognava a Lodi. Di Crema, di sier Zuan Moro podestà 86 * et capitanio di 2, hore 5. Manda una relation, qual sarà qui sotto inclusa. Et per uno suo venuto questa sera da Lodi, ha inteso che il signor mar-chexe da Pescara e il signor Bironimo Morone, quali sono lì, fanno pigliar quegli cittadini de li e po-nerli in presone, dandoli grandissimi taglioni, et che altendeno giorno e nolle a fortificar quella città, facendoli menar viluarie assai dentro. A dì 2 Novenibrio, Marco da Venelia, habita in Crema, mandalo per il magnifico Podestà a Santo Agnolo, che è lontano da Lodi miglia 7, el da Pavia 12 a parlar con uno suo fiolo, che è con il signor Federico da Bozolo, referisse che dillo suo fiolo li ha ditto, et etiam che lì se diceva, che erano gionti in campo dii Cristianissimo re pezi 26 de artiglieria grossa, et ne aspectavano altri 20; le quale artiglierie voteano piantar a tre bande, zoè al castello, al ponte et al barco, et facta la bataria, la