313 MDXXIV, DICEMBRE. 314 di Santa Sophia ; fin a la bataria non n’ è persone, nè guasladori. Glie dalla porta di Santa Justina ussirono fuori quelli di Pavia, et hanno acquistata una bandiera et inchiodalo Ire pezi de artellaria, che fu Sabato a dì 3. Etiam, Luni a dì 5 ussirono, ma non poleno far cosa bona, pur ne re- storno alquanti; chedi Pavia fu messe...... ma il Re commisse fusseno remesse. Item, dice, che ancor non era gionlo in campo el signor Renzo, et il viver era abondantissimo. Di Verona, fo lettere, di rectori. Come haveano aviso, che a dì 6 11 duca di Barbon passò per Trento, et andava in posta a Yspurch da l’Ar-chiduca, et esser zontl a Trento pezi 6 de artellaria et 3000 lanzoni che mandava ditto Archi-duca; et altre parlicularilà. Da poi disnar fo Gran Consejo. Non fu falò cosa di conto ; et Zuan Batista di Vielmi secretano fece P ofìcio di vice Canzelier Grando, per esser il Canzelier Grando sferdilo. 191 Stimar io di lettere di Raphael di Gratiani, date in JBrexa a dì 8 Dccembrio 1524, ¡¡risate a sier Thomà Tiepolo, che fo di sier Francesco. Vedo la ultima mina di questa nostra povera Italia Ja quale è vexata da tre sorte dì barbari, spagnoli, tedeschi et francesi, et tutti a P ultimo aquieteranno, intravedendoli la pernitione de Italia. Et Pavia adesso per experienlia el prova, che se havesse comessi quelli mali che Ilierusalem comise, non doveria patire più gravemente. Et ultra le cose che ’1 mondo sa, di là di novo se intende, che quelli dentro, per conservare le vituarie perii homini di guerra, deliberorno a li dì passali de caciar fora tutto el popolo, et cussi la note havendo fatto comandamento universalmente che ’I si dovesse tulio ritrovare in un deputato loco, et hessendo questo exequito, pensando l^povera plebe che li dovesse nuntiare qualche cosa salutifera, li notificò la loro expulsione di le loro caxe et facultà; et che intendendo, di gridi, di pianti di singulti, fu mosso un trono? di modo che li inimici francesi se ne avidero. Le sfortunate gente t dicevano che più presto le amazassero che mandarle in mano de li inimici, dove sperava tulle le crudeltà del mondo, et perdere le robe, honore et ultimamente le proprie vite. Né questo li bastava, che quelli de dentro, con bastonale, ferite, impetuosamente spingendole et amazandole le chaziava di fora. Da P altra banda francesi haveva drizala l’arlellaria a la via dove ussiva, et li saetava li poveri meschini. Cussi tra Sylla et Charibdi, homini, done, putti et putte volseno più presto perire per mano di quelli dentro che ussire di fora a discretione de inimici, El cussi, con quella mala disposilione che si può pensare, reslorno dentro. Martedì la Maestà Chri-slianissima tentò una bataglia a Pavia a la via do uno bastione, et haveva promesso a la prima insegna che montava ducali 4000, la seconda tre, la terza dui, la quarta un mlgliaro; et cussi quelli dentro, tacendo né mostrando segno alcuno di volersi opponere, lassorno montare su quella quantità de inimici che li parsero, et di poi dettero focosa le polvere et artefìcii che havevano di sopra, dimodoché né insegna né liomeni che la portava non più se videro. Et volendosi francesi retirare, fumo da una infinità de schioppi et archibusi saetali, talché riceverno una iattura non mediocre, per il che la prefata Maestà totalmente si è deliberata non tentar 191 * altro che de haverla per assedio. Et Sua Maestà in persona va parlando con le fantarie, exhortándole ad haver pacienlia, et che non li incresca a loro di star, che a lui non li incresce di pagarli. Cussi la cosa si va dilatando, et in questo mezo el iusto patisce ; et se li imperiali fanno provisione di 4000 fanti, li francesi la fanno di 10 milia, et cussi li exercili so augumenlano, et similmente li odii, et le borse se vanno evacuando, et le facullà di Lombardia se ne vanno in fumo; et quel che é peggio, Io honore et le vile che non si può recuperare, si perdeuo. Idio ne aiuti. Li é nova ancora che essendo a la guardia di Cassiano zirca 300 fanti et 100 cavalli di francesi, el marchese di Pescara, con zirca 1000 fanti spagnoli, Martedì proximo, a dì 6 di notte li andò ad assalirli et cussi con poca difflcultà parte ne ha tagliato a pezi, et el reste svalizati, di modo che già due volte li ha desmisiati con le maze, una a Melza, P altra qui a Cassano, et cussi el morto par che baia el vivo. Queste nove, se più vere et più grande io havesse da scrivervi, volunlieri el farei, ma occur-rendo queste tale quale sono vive, le notifico. A dì 12. La mallina, fo lettere, di Roma, di 192 9, molto desiderate. Scrive P Orator nostro, come a di 8 zonse li il reverendo Datario state in campo dii re Chrislianissimo insieme con quel Paulo Vito-rio state al Viceré........... Di Crema, di 9, hore 4 di nocte. Come non li é ritornato alcun di soi esploratori, che mollo si