625 MDXXIV, SETTEMBRE. 626 Sier Marin da Molin, fo podestà e capitami) a Treviso, qu. sier Jacomo . . 734.578 Sier Carlo Contarini, fo governador di l’intrade, qu. sier Batista ... . 741.516 Et fo soto sier Francesco Contarini, fo savio a terra ferma, qu. sier Zacaria cavalier, 749, 516. Et si tene fin I’ ultimo, che fo sier Bernardo Soranzo el provedador al sai, qu. sier Beneto, che intrò di largo; ma l’ultimo rimasto di ballote fo sier Lunario Justinian, fo governador, qu. sier Lorenzo. 771, 574. Fo balutadi numero 163. Et nota. Sier Zuan Emo, fo governador di l’in-trade, qu. sier Zorzi procurator, fé grandissime pratiche, dar danari e promission di dar poi romaso a zentilomini poveri, far venir soi a Consejo, far portar confelion, saonie, pistachee, pignoeà e marzapani con museatello in scurtinio, e dar etc., tamen non passoe e vene in ultima. Ave 602, 731. Questi eentilhomeni forestieri veneno a Con-sejo, videlicet in habito. Sier Hironimo Savorgnan qu. sier Pagati. Sier .... da Colalto qu. sier . .. Sier Zuan Cosaza. Sier Batain Bataia qu. sier Lodovico el cavalier Sier .... Zernovich. Sier.......da Martinengo qu. sier Vetor el cavalier. Sier Zuan da Molin qu. sier Timoteo J so]dadi Sier Alexandro Donado di sier Piero ) Sier Bernardin Savorgnan qu. sier Zuane. 368 Copia di una lettera di Roma, scrita per domino Zuan Francesco Valier al reverendo domino Santo Querini, data a dì 9 Set-tembrio 1524. Voi pur mi tentale ogni di, Quirino mio, per farme dir di quelle cose le quali, quanto al corso della presente stagione, paion tutte contrarie a Popiuion degli altri huomini et massimamente di quelli che fan professione de antiveder per buon ingegno et per lunga esperientia il fine de le cose de i Stali ; il che non fo io per nessun conto. El lo fale malitiosamente per ridervene poi costì, come vedeste che qui già facea il Beazano quando talor mi trovava diferente, non vo’ dir da la opinion sua con la qual non vo dir che io mai uii accordassi, ma da quella de chi ha più in man di lui queste pratiche. Hor ridelevene al nome 1 Ditirii Ai M. Sanuto. — Tom. XXX71, de Dio anco voi, che io son contento di chiarirvi affitto per un tratto che questa non è mia disciplina, a finché per P inanzi non mi diale più di queste fatiche, ma mi lasciate star a veder come fan gli altri che ne hanno più interesse di me. Vi amonisco ben, a chi si sia che abbiate a mostrar questa, non la mostriate a mio padre, il qual so che crede altramente da quel che io vi dirò ; el hora che io son per venirlo a veder, mi farebbe con questa opinion un di que’ saluti che sa il magnifico messer Mafio Lion nostro. Partì . . . hier l’altro malina in su le poste di quà monsignor lo arzivescovo di Capua per Provenza al He chrislianissimo, et poi per Spagna a Cesare mandato da Nostro Signor per la tregua fra questi doi principi, de la qual tregua Sua Santità ha tanto desiderio, quanto de’ haver buon padre comune che risguarda alla salute dei figliuoli, et quanto vede che sarebbe buona da condur poi una vera et necessaria pace de cristiani. Dissi fra questi dui principi, intendendo che ogni volta cbe ambidui sian d’acordo, gli altri come accessori se ne deban contentare. Hor Dio dia al ditto arcivescovo bona ventura, che io per me non ne spiero niente, atteso che non vedo modo de poter far Iriegua se non come vuole il re di Pranza; il che so che non consentirà 10 Imperatore. Due gran difficullà fra le molte altre mi paion queste due, la prima di Milano, la seconda di Borbone. A Milano so certo che ’I He non cederà mai, nè men spero che Cesare contenti di melerlo in deposito. Barbon non vorà il Re ritorni in casa sua et vi dirò poi la cagione, nè P Imperatore lo dovrà abandonare. Bisogna dunque che qualche forte necessità conduca P un de questi a far la vo-luntà de l’altro, et par che per quel che si vede ora 11 necessitalo debba esser il re Christianissimo; et questo non par a me che sia, che se ben Pexercito cesareo si truova in Provenza e sotto Marsiglia, la 368 * qual cosa (tien in sospeso) gli animi di chi o non sa o non pensa più adentro, massimamente quelli di Francia, non è però che il Re sia sforzato. Credete voi che la Provenza sia perduta et Marsiglia pigliata per intender che vi han tirato qualro eanonate, et incominciato a far mine? No’l crediate; che vi è ancor un pezzo de mala via. Non dico che’l sia impossibile la presa di Marsiglia; ma la dico dura, che già non mi è nascosto che unerror, un tradimento, un poltrone basta a farla perdere. Ma so ben anche da l’altra parte, che essendo Marsiglia de quell’ importanza che è, et havendo havuto francesi lempo di provederla e postovi dui cosi honesli e valorosi capi, come è Brion 40