51 MDXXIV, MARZO. 52 Ira quelli di Lodi, che se quelli li aspectavano, li svagavano el rumpevano tulli. Ben non hanno potuto tanto fugire, che non habbino scaramuzà el toltogli molte bagaglie. Veneno in Collegio li do executori alle Decime del clero, videlicet lo episcopo Borgasio el il pro-Ihonolario Regino; et il Serenissimo sollicilò la e-xalione, et fo scrillo lettere in bona forma a Padoa et a Treviso, eie.; et che tulli doi andasseno fuora una a Padoa, l’altro a Treviso. Di Brexa, fo lettere di sier Antonio Sanu-do podestà, di 9, hore 3. Qual manda una lettera aula di campo di Antonio di Castello, di 7, a loro rectori drizata, la copia sarà qui avanti scripla. Scrive hanno questo medemo dal provedador Pexarc : non però cussi copiosa, ma solurn che francesi erano andati lino a li repari di lo alozamento di spagnoli e messi in ordinanza, et che ’1 Viceré e il no-slro Governador non lassò insir salvo alcuni pochi cavalli per non romper I’ ordine. Scrive, tien uno zorno farano la zornala, che Dio ne aiuti ! Vede le cose esser redute a uno ponto pericoloso. De grisoni non zè alcuna cossa, imo dicono non passeria per i nostri luogi senza licentia di la Signoria per esser noslri boni amici. Scrive aver loro rectori posto bon ordine, che de ogni loro successo sarano avi-xati. Scrive, quel zorno de lì è slà falle le exequie de domino Uberlo da Martinengo fratello dii Con-Iin, qual fu morto solto Garlasco. Questa è stato cossa assà honorata. Scrive, in questa hora terza hanno, per uno vien de grixoni,come i hanno prohi-bito non vengano alcun sotto pena di la vita, e volendo il re di Pranza averli, voleno tre page; sichè fin qui non c’ è alcuna cosa. Copia de una lettera, data in campo a dì 7 Marzo 1524, scrita a li rectori di Brexa per Antonio da Castello. Magnifici et clarissimi signori patroni mei observandissimi. Hogi li nimici sono venuti apresso Gambalo, quasi tulio el campo, distante dal ditto Gambalo circa un mìglio a uno certo boscheto in una bassura, che ’1 ditto bosco li recopriva, et anche per non esser visti brusavano certe ciese, et non sono anche siati visti da nessuno de li nostri, nè de quelli de spagnoli, et mai non hanno voluto che nissuno de li soi cavalli venissero a scaramuzar con spagnoli, aziò non fusse preso alcun de loro che havesse a discoprire el loro nguaito. Et questo hanno fallo perchè cognoscevano spagnoli volonterosi ad scaramuzar, come per altre volte havevano veduto de quà da Tesino. El come piaeque a Dio, per la prudentia del Viceré et dell’ illustrissimo signor Duca et Guber-nalor nostro non lassorno andar se non alcuni cavalli scorendo per veder, aziò che li nemici non havesseno lo inlento loro, che ’1 campo nostro correndo a la sfilala, ne haveriano fatto grandissimo danno, ita che dicli nemici sletero da 5 hore in dicto loco. Et per questo consideramo questo esser stalo un caso molto pericoloso, del che ne rengra-ciaino et laudamo Dio el la prudentia dell’ illustrissimo signor Duca nostro. Ulterius, havendo in dicto giorno Io illustrissimo signor Vitello mandato un suo secretario ad intendere da alcuni illustrissimi capitani del campo spagnolo che si dignasse avisarli qualche nova, li fu risposto esser stati a vedere lo allogiainenlo de Mortara, et dicevano haver bona oppinion de andar- lo a batterlo, et teneva per certo che andandoli si fesse la giornata, quantunque gli disse al ditto secretario dubitavano che’l campo venetiano non volesse combattere. Vero é però non havevano bona speranza per le operatione optime e bone visle a Gorlasco. Item, disse a dillo secretario che la guerra era vincta per nui se non gli mancava el dinaro. El signor Zanino de Medici si é parlilo da nui heri cum tutte le gente sue sì da cavallo come da piedi, et è andato a la volta de Pavia et dicesi và a Roma. E questo è stato per non haver haulo danari et per haver servito zorni 8 de più. Item, dicesi per vero, che partendosi il signor Federico da Bozolo da Lodi per venir al campo grosso, pare che lo illustrissimo signor ducha de Milano havesse per spia l’andata del dillo signor Federico; per il che se gli fece incontra et dicese lo seguì fino a Biagrassa. Non sapemo a che modo el 27 * sia giolito el dillo signor Federico, ma cum suo danno grande. Altro non havemo de novo, che alla bona gralia de vostre signorie me aricomando. Ex Gnmello, 7 Martii, 1524 (voi dir Tornello). Servilor Antonio de Castello Da poi disnar, fo Consejo di X con la Zonla or- 291J dinaria, et se subligono de alcuni depositi di sali, erano ubligati, dandoli altri obligi più longi per po- 11) La carta 28 e 28* è bianca.